Italia-10/07/2019: LA GUERRA (PERSA) AI FURBETTI
LA GUERRA (PERSA) AI FURBETTI
Continua sine die la guerra ai furbetti del cartellino. Fino ad ora hanno vinto tutte le battaglie, ma si preannuncia una riscossa degli sconfitti con l’arma letale delle impronte digitali.
Utilizzate fino ad ora per inchiodare gli assassini nei libri gialli, saranno ora utilizzate per identificare fisicamente l’ingresso dei furbetti nel posto di lavoro.
L’ingresso? Beh, ora non potranno delegare ad altri compiacenti (a turno) la strisciata del tesserino; ma cosa impedirà che una volta timbrato non se ne vadano a fare shopping?
Sembrerebbe già allo studio un’apposita poltrona la cui seduta riconoscerà il culo dell’impiegato alla scrivania (non ce n’è uno uguale ad un altro).
Pronta la contromossa furbetta: un certificato medico attesterà l’esistenza di fastidiose emorroidi che, obbligando il soggetto ad usare un apposito cuscinetto gonfiabile a ciambella, impedirà il riconoscimento del posteriore.
Si sta già pensando ad un intrepido contrattacco: l’uso del pulsante rosso usato sulle locomotive, il quale, se non tenuto premuto dal macchinista (se svenuto o addormentato), blocca i freni del treno.
Prevista una facile reazione furbetta: una mano morta di piombo manterrà premuto il tasto sulla scrivania.
Ma, l’inesauribile astuzia dei combattenti di contrasto, sembrerebbe orientata all’installazione della “poltroncina bilancia” che, sintonizzata sul peso dell’impiegato, avvertirebbe con un segnale sonoro, sia l’assenza dello stesso, sia la sua sostituzione da un complice.
Facile immaginare la risposta degli sfaticati: un bel sacco di sabbia di peso idoneo collocato sulla poltroncina.
La situazione finale della postazione di lavoro (sic) sarebbe: poltroncina con sacco di sabbia seduto su di una ciambella ed affiancato da una mano morta sul pulsante.
Qualche sprovveduto perdigiorno ha posto il quesito del perché non si faccia come in qualsiasi impresa privata, dove il direttore del settore prende personalmente per il collo anche il semplice ritardatario. Classica domanda a vanvera, visto che il direttore, in quelle stesse ore d’ingresso e di lavoro, sta rinforzando in palestra i pettorali ultimamente collassati dall’inazione.
Altro che l’escapista Houdini, questi sguscerebbero via da una scatola di tonno.
Si profilerebbe, vista la situazione, una più consapevole resa senza condizioni, che, salvando almeno l’onore delle armi, prevedesse l’obbligo, per i furbetti, di almeno ritirare di persona lo stipendio.
L’ipotesi sarebbe accettata dai sindacati di categoria purché, puntualizzerebbero leggermente piccati, essa sia facoltativa all’accredito diretto sul conto, e, l’eventuale gravoso impegno al ritiro diretto dello stipendio, sia conteggiato come giornata di lavoro straordinario.
Del resto, è bene ricordare che i vincitori, durante gli scontri, hanno sempre issato la bandiera con su scritto “Dio è con noi!”.
Forti del fatto che anche Lui ha lavorato per soli sei giorni, e poi non s’è più visto.
Maurizio Silenzi Viselli