Rocca Imperiale-29/07/2019: Si respira aria di Cultura nel borgo /Svelamento delle stele per Francesco Gazzè e Franco Arminio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rocca Imperiale:29/07/2019

Si respira aria di Cultura nel borgo

Svelamento delle stele per Francesco Gazzè e Franco Arminio

Alla presenza di moltissimi poeti che hanno invaso il borgo, si è consumato il secondo dei nove giorni in programma del Festival della Poesia Il Federiciano che è l’evento Culturale più atteso dell’estate e i cui meriti vanno all’ideatore ed editore Giuseppe Aletti. Il prestigioso e originale Festival della Poesia gode del contributo del Comune di Rocca Imperiale e della Regione Calabria. In questo momento –è stato detto- che altri comuni vorrebbero copiare l’idea del Festival che da ben 11 anni fa registrare successo e sviluppo economico dell’indotto. Ma gli altri paesi interessati farebbero bene a riconoscere il Comune di Rocca Imperiale e, quindi, l’editore Aletti con il Marchio. Gli altri comuni potrebbero fare rete, sicuramente, riconoscendo il capofila Aletti, senza copiare o appropriarsi dell’idea originale partorita da un cittadino rocchese, quale Aletti, che sa parlare al mondo con il linguaggio alto della letteratura. La giornata del 28 luglio è iniziata con la seconda giornata della Masterclass che ha visto protagonisti, nell’Auditorium Parrocchiale, ben sei docenti di elevato spessore didattico-culturale: Francesco Gazzè, Alessandro Quasimodo, Giuseppe Aletti, Hafez Haidar, Dato Magradze e Franco Arminio. Alle 19,00 i poeti federiciani si sono portati ai piedi del Castello Svevo, nello spazio esterno al Bar “La Casetta” per assistere alla presentazione del libro di Francesco Gazzè dal titolo:”24 pezzi facili” e per continuare poi con la presentazione del libro “Fuori non ci sono ombre, e cadono” di Alessandro Quasimodo. Un libro pertinente e suggestivo il titolo dell’omaggio che Alessandro Quasimodo ha dedicato alla ricongiunta memoria del padre, nel centenario della nascita, e della madre, la danzatrice Maria Cumani.  L’incostanza amorosa del poeta siciliano non è un mistero, e si poteva temere che la serata (per il cui successo, al Teatro Studio, sono stati determinanti, accanto ad Alessandro Quasimodo, Franca Nuti e Luciana Savignano, con Ettore Borri al piano) assumesse i limiti di una “cronaca famigliare” rivisitata con animo filiale. È stata invece la messa a nudo rigorosa, quasi spietata, di una passione complessa e profonda, sempre mantenutasi nelle alte sfere dell’arte: verità emersa senza infingimenti dal fitto, spesso bruciante scambio di lettere fra il poeta e la danzatrice, dal loro primo incontro nel ‘36 fino allo spegnersi di un amore forse troppo esigente per durare per sempre. Ma ecco che anche alla fine il poeta, già carico di gloria, sa distinguere fra le ‘‘ombre’’ delle altre donne e l’“angelo infernale” (così la chiamava) che danzando era diventata una cosa sola con la sua poesia. Che Maria Cumani fosse, di fronte all’irrequietezza sentimentale ed erotica di Quasimodo, amante pura, generosa e disinteressata noi l’abbiamo capito anche grazie alla meravigliosa interpretazione che delle lettere e delle pagine del suo diario ci ha dato Franca Nuti: mentre Luciana Savignano è stata, altrettanto meravigliosamente, il tramite fra le parole e la danza, dai fremiti amorosi dell’inizio fino al rogo, in un abito rosso, dell’amore distrutto dal tempo. ‘‘Errori, forse, menzogne mai’’: sulla bocca del figlio, le parole di Quasimodo sono risuonate come la verità segreta di un uomo che s’era esiliato nella poesia. (Ugo Ronfani). Alle 21,00 è iniziata la premiazione del concorso Il Federiciano con raduno per i poeti in zona “Croce”per poi procedere con lo svelamento della stele del primo vincitore del concorso. A seguire lo svelamento delle stele di Francesco Gazzè e di Franco Erminio.

Franco Lofrano