Trebisacce-16/02/2020: Il carnevale, la festa delle maschere e degli scherzi  ( di Pino Cozzo)

Pino Cozzo

 

 

 

 

 

 

 

 

Il carnevale, la festa delle maschere e degli scherzi

       di Pino Cozzo

                     

 

Il Carnevale è il periodo che, nel calendario liturgico romano-cattolico, si colloca fra l’Epifania, la manifestazione del Signore, e la Quaresima, spazio di quaranta giorni, in cui ci si prepara, con digiuni e penitenze, alla festa della Pasqua, la resurrezione di Gesù, il Cristo. Per quanto riguarda l’etimologia della parola “carnevale”, la più accreditata interpretazione si rifà al “Carnem levare” il “togliere la carne”, come in effetti avviene, appunto,  durante le astinenze quaresimali. Un’altra ipotesi lo collega etimologicamente al “carrus navalis”, il carro a forma di nave, tirato da cavalli che sfilava a Roma nelle feste in onore di Saturno,  portando uomini e donne, che in abiti stravaganti e con addosso una maschera, eseguivano canti osceni. E’ possibile far risalire le origini del carnevale a feste greche e romane, come quella ellenistica della processione del carro-nave della dea Iside (inizio marzo), che probabilmente mirava alla purificazione e all’accrescimento della fecondità della terra a carattere propiziatorio, i “corsi” con i carri, il lancio dei coriandoli e delle arance. Ma che senso ha la maschera sul viso? Una volta, la maschera era il mezzo per un’inversione dei ruoli reali; così, nei Saturnali (in onore del dio Saturno) dell’antica Roma i servi si vestivano con le stesse tuniche dei padroni. Le maschere carnevalesche, presentano tratti inferi o espressamente demoniaci: la maschera nera sul volto di Arlecchino, il volto bipartito bianco e nero di Pulcinella, il corpetto rosso e quant’altro.
Nel Carnevale, è presente una forma di riso alquanto dissacratoria, esterna sia alla chiesa, sia allo stato, intenta ad abolire ogni rapporto gerarchico, privilegio o tabù, ad infrangere l’immutabilità o la stabilità di un ordine costituito, di una morale sia politica che religiosa. E oggi con quale spirito si festeggia il Carnevale? E’ vero che in alcune regioni c’è ancora l’usanza del lancio delle arance, in altri luoghi portano in processione un fantoccio destinato ad essere bruciato, è vero che  ci si diverte e si fa festa. I gesti sono gli stessi di una volta, il teatro è il medesimo; oggi pochi festeggiano per superstizione, molti per il puro divertimento o per dar sfogo a dissolutezze. In pratica, però, le principali manifestazioni si svolgono negli ultimi dieci giorni e terminano col martedì grasso, che precede la festività delle Ceneri. Nei successivi  quaranta giorni, che ricordano, nel numero, quelli del digiuno di Gesù nel deserto, i cattolici si dedicano alla preghiera e ad opere di carità, associate a digiuni, penitenze e mortificazioni. Il martedì grasso non cade in una data fissa, ma questa varia in relazione alla ricorrenza della festività pasquale. È famoso il motto: “Semel in anno licet insanire” che significa: una volta all’anno è lecito impazzire. È un detto medievale, ora diventato appannaggio fisso del carnevale. Potremmo a questo punto disquisire sulle maschere tipiche, sui carnevali più importanti, da Rio a Venezia e sul significato psicanalitico del perché, ad esempio, uno stimato professionista decida di vestirsi da arlecchino o una seria dottoressa vesta i panni di una fatina, ma qui il nesso è più logico. La cultura del fare i carri nei vari carnevali sta sempre più scomparendo, al posto delle maschere e dell’autentica arte che li caratterizzava c’è spesso una sterile e grottesca satira politica, quanto non religiosa.  Vi sono poi i dolci tipici del Carnevale, le frittelle, le chiacchiere o le castagnole. Utile invece è sottolineare che il carnevale non ha, né storicamente ha mai avuto, alcuna parentela con la violenza gratuita e inutile che invece anima ormai molti carnevali. Ribadiamo, questi atteggiamenti sono soltanto figli dell’ignoranza, della volgarità, della maleducazione e della bassezza morale di chi li compie e di una società che troppo facilmente si arrende e comprende quella che è autentica criminalità che va repressa con fermezza e senza esitazione. Non è accettabile che si metta in conto che le auto vengano sfasciate, le persone anziane  e in genere le più indifese attaccate con uova marce,  le case imbrattate, i propri figli malmenati da manganelli riempiti di sassi, acqua e quant’altro. Altro discorso è per gli scherzi di carnevale. Sono spesso innocuamente divertenti. Una volta andavano di moda le finte sigarette, poi, però, i ragazzi capivano che appena iniziava lo scherzo, i genitori non capivano che era tale e li schiaffeggiavano sul serio, non per gioco; quindi si è deciso di passare ad altro. Sarebbe interessante parlare in modo abbastanza approfondito dei fioretti, delle rinunce, delle penitenze,delle preghiere speciali, le opere di pietà particolari, la carità, che hanno segnato intere generazioni. Si fa alla svelta, invece, a parlare di quello che si fa oggi, o meglio, non si fa oggi. Nel senso che quasi tutti i propositi non vengono mantenuti, anche perché non se ne fanno praticamente più.