Trebisacce-12/03/2020: Coronavirus: consigli per l’uso ma il Chidichimo resta ermeticamente chiuso
TREBISACCE Una “tenda pre-triage” anche presso il “Chidichimo” come avamposto sanitario destinato alle popolazioni di tutto l’Alto Jonio per fronteggiare eventuali casi di Coronavirus che, purtroppo, prima o poi, arriverà anche da noi. E, comunque, l’ex Ospedale continua a rimanere ermeticamente chiuso! Nella mattinata del 7 marzo scorso, come ha comunicato il sindaco Franco Mundo, nello spazio antistante il Pronto Soccorso è stata allestita una tenda attrezzata per il triage ospedaliero destinata quindi alla prima accoglienza di eventuali pazienti con sintomi riconducibili al Coronavirus. Anche quella di Trebisacce è stata allestita all’esterno per preservare da possibili contaminazioni il personale sanitario e gli ambienti ospedalieri, ma è chiaro che, dopo gli accertamenti preliminari previsti dal protocollo, gli eventuali pazienti affetti da Coronavirus dovranno essere trasferiti altrove, cosicchè si è orami acclarato che neanche il terribile CoVis-19 sarà capace di far riaprire l’ex Ospedale di Trebisacce. La neo-presidente Santelli, smentendo quanti si erano affrettati a chiedere la riapertura degli Ospedali di Trebisacce e Cariati, ha infatti tenuto a precisare che, al fine di agevolare l’attivazione immediata del Piano Regionale contro il terribile virus venuto dalla Cina, è stato deciso di scegliere strutture già attive e quindi di celere adeguamento. Ed essendo il “Chidichimo” sede di uno dei 22 Pronto-Soccorsi attivi in tutta la Calabria, anche a Trebisacce, è stata allestita dalla Protezione Civile la “tenda-pre-triage” che, come è stato ampiamente raccomandato, serve solo per una prima presa in carico di pazienti che dovessero presentare sintomi influenzali causati da Coronavirus. Fermo restando che, come ha tenuto a raccomandare lo stesso primo cittadino, comunque non bisogna mai rivolgersi al Pronto Soccorso se si hanno sintomi influenzali e si teme di essere stati contagiati, ma chiedere informazioni telefoniche al proprio medico di famiglia (senza andare in ambulatorio), o telefonare al numero nazionale 1500 oppure, per la Calabria, al numero verde 800 76 76 76. Ovviamente, nonostante le pressanti richieste del referente della Direzione Sanitaria dr. Antonio Adduci, la tenda è stata arredata con attrezzature e risorse interne e non dispone, almeno finora, di personale aggiuntivo, (di medico Infettivologo neanche e parlarne!), ma viene affidata alla gestione del personale del Pronto Soccorso che è stato dotato sempre con risorse interne, di tutti i dispositivi per la sicurezza personale, mentre l’amministrazione comunale si è subito attivata per assicurare dalle 8.00 alle 20.00 la vigilanza del presidio sanitario e, attraverso altro personale, per regolarizzare l’accesso al Pronto Soccorso e alla tenda pre-triage. Ma come è organizzato il servizio di approccio al paziente? Di quali mezzi e di quale personale è stata dotata la postazione sanitaria e qual’è il protocollo previsto in questi casi? «Preliminarmente – ha spiegato il dr. Antonio Adduci sempre nelle vesti di Referente della Direzione Sanitaria – viene compilato un test in cui viene annotata la misurazione della febbre, viene inoltre verificato se il paziente ha la tosse, se ha eventuali difficoltà respiratorie e se, insomma, presenta i sintomi riconducibili all’infezione da Coronavirus. Poi viene chiesto se il paziente è stato fuori regione, o a contatto con soggetti affetti dal CoVis-19. Se il paziente non ha la febbre oltre 37° e non presenta la sintomatologia caratteristica di questa infezione, viene inviato al proprio domicilio. Diversamente, si dà notizia innanzitutto al Sindaco quale massima autorità sanitaria e poi alle Istituzioni di riferimento e vengono avviate tutte le procedure previste dal protocollo». Ovviamente, siamo sicuri che tutti gli operatori sanitari del “Chidichimo”, alla pari di tutti i colleghi che in tutta Italia stanno dando prova di grande professionalità e di grande generosità, faranno il massimo sforzo per accogliere e curare chi ne dovesse avere bisogno, ma rimane e si aggrava ancora di più il rammarico e la rabbia nel dover constatare come la periferia anche in questo caso debba continuare ad essere abbandonata a se stessa e a dover fare la valigia e partire anche per difendersi dal Coronavirus.
Pino La Rocca