Alto Jonio-16/03/2020: Medici senza dispositivi di sicurezza…altro che Ospedale Covid

ALTO JONIO Coronavirus: mentre i medici di famiglia, nonostante le reiterate sollecitazioni, continuano a operare senza dispositivi di sicurezza personale (guanti, mascherine, camici monouso…), sul web impazza la petizione per la riapertura del “Chidichimo” per farne un Ospedale-Covid-19. A denunciare per primo la mancanza dei dispositivi di sicurezza da parte dei medici è stato il dr. Angelo Broccolo, medico ed esponente politico che opera nella Sibaritide il quale, dopo aver sottolineato che proprio i medici risultano i più esposti alle infezioni e di conseguenza di diventare inconsapevole veicolo di trasmissione del temibile virus, a nome personale, dei suoi colleghi medici di base e ospedalieri, ha inviato una lettera aperta al Presidente Santelli chiedendo l’invio del materiale necessario. «Posso testimoniare in via diretta – ha scritto il dr. Broccolo – che l’abnegazione ed il senso del dovere individuale sta caratterizzando la totalità dei colleghi-medici, ma con altrettanta sincerità devo confessare che trovo assolutamente incomprensibile che un medico si debba rivolgere ad una Ferramenta per dotarsi di un minimo di protezione». Stessa cosa ha lamentato, a distanza di alcuni giorni, il dr. Leonardo Diodato, medico di base a Villapiana oltre che scrittore e animatore culturale il quale, interpellato dal cronista, ha confermato la perdurante e grave grave lacuna del nostro sistema sanitario e ribadito la pericolosità di questo virus che provoca una grave polmonite interstiziale e può colpire tutti, compresi i giovani. «L’unico modo per vincerlo – ha raccomandato ancora il dr. Diodato – è evitare il contagio e la diffusione attraverso l’osservanza delle disposizioni impartite. E’ possibile – ha aggiunto ancora il medico Diodato – che questo virus circolasse già da dicembre… Io stesso, infatti, ho avuto tre pazienti con febbre e tosse persistenti a cui solo una radiografia ha refertato una interstiziopatia polmonare per fortuna risolta…». E’ evidente che le gravi e perduranti amnesie della politica sanitaria regionale non scoraggiano e non fanno abbassare la guardia ai nostri medici di famiglia che, nonostante tutto, restano in prima linea, con grande sensibilità e professionalità, a fronteggiare la grave e incalzante diffusione del virus che rischia di aggravarsi giorno dopo giorno, ma è veramente paradossale pretendere di debellare un virus così insidioso e letale affidandosi solo alla buona volontà dei medici e degli infermieri. E’ del tutto evidente che, in un momento di grande incertezza e confusione come questo, la petizione della riapertura del “Chidichimo” è giustificata e legittima, ma forse serve più ad ammonire tutti, in primis i politici regionali che nel 2010 hanno commesso il grave errore di chiudere gli ospedali cosiddetti minori, ma anche i loro successori che per ben dieci anni hanno fatto solo promesse mendaci e preso in giro la gente senza muovere un dito per farli riaprire. Ma – diciamoci la verità – ad avere gravi responsabilità sono anche i signori sindaci pro-tempore dell’Alto Jonio che, all’epoca delle “barricate”, allorchè la piazza si era surriscaldata, al di là di qualche goliardata, non hanno saputo fare quadrato tra loro, andando fino in fondo e facendo scelte coraggiose e condivise, come quella di togliersi seriamente la fascia tricolore e di consegnarla nelle mani del Prefetto. Oggi, purtroppo, il problema si presenta in tutta la sua gravità e così i limiti strutturali della nostra sanità vengono messi spietatamente in evidenza dalla cronaca di questi giorni allorquando i media ci mostrano come paesi di poche anime della Lombardia e del Veneto vantano la presenza di un proprio ospedale, mentre a noi tocca l’amaro destino di dover fare la valigia anche per salvarci dal terribile Covid-19 che continua a mietere vittime ed a condannare tanti poveri anziani a morire in un letto d’ospedale in piena lucidità ma maledettamente soli perchè, secondo quanto raccontano i medici ospedalieri che operano in tutta Italia contro il Covid-19, la cosa più terribile e angosciante è quella di veder morire persone anziane in tutta solitudine perché questo terribile virus obbliga i familiari delle vittime a mantenere le distanze sociali anche nel corso dell’ultimo scampolo di vita dei propri familiari. Cerchiamo perciò tutti quanti di essere responsabili, di fare le persone serie, di…STARE A CASA, di approfittare per godere gli affetti familiari, magari di riprendere il gusto ormai desueto di leggere un libro e di porre così un argine al terribile Covid-19. «A quelli poi, – ha scritto da parte sua il simpatico Giampaolo Schiumerini – che propongono, in tutta buona fede, la riapertura dell’Ospedale di Trebisacce per la cura del Covid-19, vorrei sommessamente far notare che non sono gli spazi che mancano nel Piano di emergenza redatto dalla Regione Calabria. Mancano i respiratori artificiali ed i dispositivi di sicurezza per i medici. È chiaro il concetto? Lo rendo ancora più chiaro: non mancano le stanze e gli spazi insomma, ma mancano le attrezzature per non far morire le persone che prendono la polmonite interstiziale e mancano anche i dispositivi di sicurezza personale che servono per non fare ammalare i medici che operano in prima linea rischiando la propria pelle e anche quella dei propri pazienti».

Pino La Rocca