Trebisacce-17/03/2020: Giuseppe: l’uomo giusto e obbediente

Pino Cozzo

Giuseppe: l’uomo giusto e obbediente

     di Pino Cozzo

 

Come Cristo è il cuore del Silenzio di Dio e Maria il cuore del Silenzio Parola di Cristo, così Giuseppe, che etimologicamente significa “aggiunto da Dio” alla coppia originale, viene a gravitare totalmente nella sfera di questo silenzio sponsale e particolarmente del silenzio della sua dolce Sposa, alla cui ombra esprime e realizza tutta la sua forte e delicata personalità sia come “custode” delle origini esistenziali di Cristo e sia come “protettore” della verginità della sua Sposa. Al di là delle singole interpretazioni, che sottendono sempre e comunque a un mistero, sembra utile riflettere alquanto sulla decisione di Giuseppe di sposare ugualmente Maria, pur essendo incinta, in relazione non solo a Lei, ma soprattutto al Nascituro e alla sua missione. Secondo le leggi vigenti dell’epoca, non solo Maria non avrebbe avuto vita facile, perché rischiava addirittura la “lapidazione”, mentre al Bambino non si assicurava una evoluzione serena e dignitosa né alla sua crescita personale né al suo ministero di portare la buona novella agli uomini. La decisione coraggiosa di Giuseppe, quindi, salva Madre e Figlio da situazioni critiche in un piccolo paese, quale era Nazareth, in cui ogni cosa passava di bocca in bocca, come in tuti i piccoli paesi, sin da allora, una ragazza madre e un figlio senza padre.  Invece, Giuseppe, con l’aiuto dell’intervento divino nel sogno, manifesta ferma decisione e delicata fermezza, da essere confermato nella sua “giustizia”, secondo l’agire proprio della fede che non lascia mai in pace il cuore, pur lasciando la pace nel cuore. Prima che i segni della gravidanza fossero evidenti, Giuseppe, sempre su indicazione “dell’angelo del Signore, prese con sé la sua sposa”, e si affrettò alla celebrazione del matrimonio. Nella  odierna società,  abbiamo, più che mai, bisogno di  volgere il  nostro sguardo  su     S. Giuseppe, l’uomo giusto,  che porta a compimento il progetto salvifico di Dio. Giuseppe, prendendo in sposa Maria, diviene il padre putativo del bambino Gesù, e questa paternità, come il suo amore per la sua promessa sposa, costituisce un legame assai forte, che è ammirabile per limpidezza e tenacia. Con l’aiuto dello Spirito Santo, fra i due giovani si instaura un autentico dono reciproco di affetto e di stima, che fa loro superare anche i primi, timidi tentennamenti. Ed il legame tra S. Giuseppe e Gesù è ancora più estasiante, perché scaturisce da due cuori umili, poveri e dolci, che, ciascuno per la sua parte, sono votati ad esaudire la volontà di Dio. Ed è grazie a questo superbo amore, così intenso e risoluto, che Giuseppe diventa il servo per eccellenza di Maria, del Dio celeste e del Bambino Gesù. E lo farà con docilità e condiscendenza, con povertà di sostanze e ricchezza di spirito, con la consapevolezza che Dio, per suo mezzo, realizzerà il suo progetto divino di salvezza degli uomini. E così, il buon Giuseppe si carica della responsabilità di accudire il Bambino, parte per l’Egitto, senza preoccuparsi del perché o del come l’avrebbe fatto, per sfuggire alla persecuzione, fidandosi ciecamente dell’annuncio dell’angelo, messaggero di Dio, dimenticandosi del suo volere e facendo unicamente la volontà di Dio. Dunque, Giuseppe si spoglia del suo volere, si eclissa, per lasciare Maria e Gesù in primo piano, a dispetto dell’organizzazione patriarcale della società del tempo. Giuseppe si fa da parte, servo fedele, e anche Maria, avrebbe potuto farlo, perché Gesù era il figlio di Dio e non aveva bisogno di acquisire una educazione o acquistare delle virtù. Ma Maria deve portare a termine il suo incarico, fino in fondo, fino alla via verso il Calvario, fino ai piedi della Croce, causa della morte del suo adorato figlio. E’ l’uomo del sì incondizionato, che si fida della parola di Dio, laddove chiunque avrebbe avuto delle incertezze e dei tentennamenti, l’uomo che conosce e capisce il disegno d’amore e di salvezza del Signore, l’uomo del “Fiat voluntas Dei”. Non ha bisogno di clamori o di proclami, perché S. Giuseppe, con Maria, Madre di Dio e della Chiesa, hanno onorato la verginità sponsale del matrimonio, e la loro unione è stata comunione e amicizia profonda, aiuto reciproco nella crescita e nell’educazione del Bambino Gesù. Gli Angeli del Cielo lo celebrano con i cantici, lo adorano nel silenzio, lo adorano con il lavoro delle mani e delle braccia, lo glorificano con tutta la vita e con tutto il loro essere.  Nel mezzo del mese di marzo, quando il sole a Trebisacce si fa più caldo e riscalda l’aria e i cuori di tuti noi, ricorre, il 19, la festa di   S. Giuseppe, padre per eccellenza, ed anche la festa dei papà. Quest’anno, a causa delle note restrizioni dovute al COVID 19, non si terrà la consueta, toccante cerimonia, che coinvolge tutto il paese e anche quelli del circondario. Nonostante ciò, l’uomo sia comunque riabilitato al rapporto divino mediante la trasformazione di tutta la sua persona, anima, intelligenza, volontà, affettività, venga purificato, santificato e rigenerato, perché diventi una nuova creatura e un uomo nuovo. E ad ogni modo,  auguri a tutti i papà del mondo, perché in questo momento storico così difficile siano ancora più forti e siano lieti di esserlo, ad imitazione di S. Giuseppe.