San Lorenzo Bellizzi-26/08/2020: Il Brigantaggio: fenomeno culturale ancora da approfondire
SAN LORENZO BELLIZZI Il fenomeno del brigantaggio, le lotte contadine per la difesa della terra e la complessa storia del Meridionalismo Italiano che si trascina ancora oggi: sono stati questi i temi, sempre collegati tra loro, che hanno dato vita ad una serata tematica svoltasi a San Lorenzo Bellizzi alla presenza della prof.ssa Anne-Christel Recknagel che, pur vivendo in Germania, ha dimostrato di conoscere a fondo il fenomeno del brigantaggio e le cause che lo hanno generato ed alimentato e di essere un’attenta studiosa delle opere di Vincenzo Padula, di Acri. L’incontro, sul tema “Natura e cultura per i sentieri dei briganti”, è stato promosso dall’Associazione Culturale “I Ragazzi di San Lorenzo Bellizzi – P. Cersosimo” nel rigoroso rispetto delle indicazioni anti-Covid e, oltre al sostegno dell’esecutivo comunale guidato dal sindaco Antonio Cersosimo, ha registrato la partecipazione di studiosi ed esperti del “brigantaggio meridionale” e quella di un foltissimo numero di cittadini venuti anche dai paesi vicini, tutti interessati alla storia brigantaggio. E’ risaputo infatti che l’allora impervio massiccio del Pollino è stato teatro sia del primo che del secondo brigantaggio, in particolare nel decennio francese allorquando i boschi e le contrade rurali erano infestate dalle bande di Taccone, di Pagnotta e di Perrone e dal 1860 al ‘64 allorquando negli stessi luoghi scorrazzava la banda di Antonio Franco, di Francavilla sul Sinni, quella di Giovanni Labanca di Terranova del Pollino” e quella dei cosiddetti “Saracinari”. Da premettere che per i “Ragazzi” di San Lorenzo B. il complesso il brigantaggio non va considerato come una storia pittoresca, folkloristica e leggendaria, come vorrebbe una certa moda ricorrente, ma lo spaccato più serio e sofferto della storia italiana, fortemente ancorata alla travagliata e scabrosa questione del meridionalismo italiano. Nelle precedenti edizioni di questo evento, negli ultimi anni svoltosi con una formula itinerante attraverso i luoghi del Pollino frequentati dai briganti, si è parlato dei vuoti, dei silenzi e delle abusate strumentalizzazioni di questo drammatico fenomeno sociale che ha investito tutti i Sud del mondo. E, contrariamente ad altre tesi “partigiane” e della storia dei vincitori, i Ragazzi di San Lorenzo e dintorni continuano a sostenere, da anni, che il brigantaggio è la storia del mondo contadino, vilipeso e tradito, collegato a tantissimi episodi d’inaudita ferocia. Eppure protagonisti, insieme ai briganti, sono stati giovani ardimentosi che si erano battuti a fianco di Garibaldi e poveri contadini usurpati dei loro poderi, che si battevano per la reintegra delle loro terre sottratte dai cosiddetti “galantuonini”. Questi, dopo l’Unità d’Italia, hanno dovuto imboccare la strada tracciata dall’abate acrese Vincenzo Padula: “O brigante o migrante”. Nel corso della serata si è quindi discusso proprio del mondo contadino dell’Ottocento e ne ha parlato con dovizia di particolari la Ricercatrice tedesca Anne-Christel Recknagel, venuta dalla Germania, rivelatasi un’attenta studiosa della storia e della letteratura italiana e meridionale approfondita grazie alle opere dello scrittore e giornalista di Acri Vincenzo Padula (1819-1893). Dopo una breve presentazione del Coordinatore dei “Ragazzi di San Lorenzo” Giustiniano Rossi, la relatrice tedesca ha delineato la sua versione della “storia contadina” (non solo quella italiana ma anche quella della sua Germania). Ha parlato con voce lenta, chiara e accessibile anche a qualche contadino presente, ricordando che proprio i contadini in quel difficile periodo, attraverso il loro laborioso lavoro, hanno sfamato tutti, ricchi e poveri e a un certo punto si sono ribellati ai cosiddetti “galantuomini” che li hanno traditi usurpando le loro terre. Poi, la studiosa tedesca ha “sfogliato” sinteticamente quasi tutte le opere di Vincenzo Padula, definito “amico dei contadini” tra cui la lettera al brigante Pietro Monaco, il giornale Bruzio, durato soltanto qualche anno (1864), lo “Stato delle persone in Calabria”, e “Antonello Capobrigante Calabrese”. La prof.ssa Recknagel ha quindi concluso con un appello, che forse è attuale anche oggi: “Bisogna ancora lottare per risolvere il problema dei contadini, perché la terra usurpata non è stata ridata a chi vi profondeva le proprie energie ed è stato costretto a diventare “brigante” per difendere il proprio presente e il proprio futuro. Infatti, il governo unitario, che aveva promesso la soluzione della questione meridionale e demaniale, ha dovuto impegnare 120mila soldati “piemontesi” per sconfiggere 13mila briganti. Le questioni trattate dalla prof.ssa Anne-Christel Recknagel nel piccolo borgo di San Lorenzo Bellizzi hanno suscitato vivo interesse e hanno arricchito le informazioni sull’argomento-brigantaggio, questione meridionale e situazione contadina in Calabria e anche nei paesi dell’Alto Jonio cosentino nel quale (vedi San Lorenzo Bellizzi, Albidona, Amendolara…) si sono verificate ribellioni per la terra usurpata dai “galantuomini” locali. Intervenendo il dr. Leonardo Larocca ha ricordato i fatti del ’48, mentre il giovane Saccomanno (di Grimaldi) ha introdotto l’altro dramma della società rurale sfociato nell’emigrazione verso le Americhe. Da parte sua Giuseppe Rizzo, fondatore dell’associazione albidonese “L’Altra Cultura”, scrupoloso studioso di storia locale e coautore di una monografia sul brigantaggio nel Pollino, si è espresso contro l’abusata “moda” dell’uso del brigantaggio come fenomeno folkloristico e leggendario, utilizzato in particolare nelle manifestazioni estive e nelle feste popolari. “Il brigantaggio – ha sostenuto il prof. Giuseppe Rizzo – è un fenomeno antichissimo nel quale c’è stato oppressione e sfruttamento capitalistico e ci sono state non poche rivolte sociali, purtroppo domate nel sangue. Fatta eccezione per la preziosa serata dedicata al giornalista Garimberti sul Lungomare di Trebisacce, – ha osservato Giuseppe Rizzo – nei paesi rivieraschi dell’Alto Jonio si è registrato un autentico vuoto culturale, mentre i “Ragazzi” di questo piccolo borgo montano, quasi tutti portatori di idee antagoniste e democratiche, hanno voluto mantenere acceso il fuocherello culturale, proprio dalle vette del fantastico Pollino. E anche l’Ente Parco Nazionale del Pollino – ha concluso il prof. Rizzo – dovrebbe sostenere di più e valorizzare questi paesi montani, che nel corso dei secoli hanno conosciuto una storia di emarginazione e anche di criminalizzazione per aver ospitato i briganti, ben sapendo che la questione meridionale è tuttora aperta e, per certi versi, ancora sconosciuta e trascurata».
Pino La Rocca