Trebisacce-22/02/2021: DANTE (DURANTE) ALIGHIERI E LA SUA COMMEDIA di Pino Cozzo
DANTE (DURANTE) ALIGHIERI E LA SUA COMMEDIA
Di Pino Cozzo
Nato in una nobile, ma decaduta, famiglia fiorentina, Dante si forma presso la scuola di Brunetto Latini su lezioni di retorica, e studia con passione e trasporto Virgilio e gli altri autori classici. Entra a far parte della cerchia dei poeti dello “Stil Novo” e poi si immerge negli studi filosofici, tanto che la sua mente è tutta concentrata su di essi, e a null’altro pensa. Ma, nel frattempo, giusto per riempire i tempi vuoti, si dedica anche alla politica, e al governo della sua città per rafforzare gli “ordinamenti comunali”. Ma non possedendo lo stesso equilibrismo dei più maneggioni amministratori, e non avendo l’acume di defilarsi al momento opportuno, resta invischiato in persecuzioni che lo porteranno ad un esilio. Non riesce a negoziare coi suoi nemici, e presto resta staccato anche dai suoi amici. Inizia così a peregrinare per l’Italia “come legno sanza vela e sanza governo, portato in diversi posti dal quel secco vessillo che evapora la dolorosa povertade”, come lui stesso soleva dire di sé stesso. E’ un periodo in cui il suo volto è allungato, il labbro proteso, gli occhi allargati, l’aspetto malinconico e pensoso, “con l’animo alto e disdegnoso molto”, che, nel suo girovagare, veniva accolto a corte da generosi signori che lo ospitavano per riceverne lustro, ma forse anche perché mossi da una pietà umana, situazione che sicuramente conferiva a Dante un senso di mortificazione e dolore, così abituato ad essere un libero cittadino, nonché padrone e artefice del suo destino. Le discordie, le violenze, i malumori della gente che Dante incontra in questi suoi “viaggi obbligati” portano il Poeta a pensare di additare ad essa una via di riscatto dalla situazione di abiezione in cui versava, e lo spingono a concepire l’Opera che diverrà un pilastro della letteratura mondiale degli ultimi sette secoli: “La Commedia”. Continua, intanto, il doloroso esilio del poeta, che persevera nel rifiutare con altezzoso sentimento ogni forma di compromesso col governo di Firenze, città e patria sua, che porta nel suo cuore sanguinante, ma dalla quale vive lontano con disdegno e sprezzo. C’è dunque, nella vita di Dante un “prima” e un “poi”: il periodo antecedente l’esilio, e quello successivo, che tanto segnò la sua vita interiore, dominata, peraltro, dalla figura eccelsa di Beatrice, quella donna “gentilissima e dolce” cui egli rivolge ogni pensiero e che ispira ogni suo agire. Brunetto Latini, Cecco Angiolieri, Guittone d’Arezzo segnano la formazione letteraria ed artistica di Dante, ma la svolta avviene con l’incontro e l’amicizia di Guido Cavalcanti e gli altri poeti dello Stil Novo, raffinati, di ingegno, e forse di incanto, che rappresentano per Dante una meravigliosa fuga dalla triste realtà che lo opprime, e dalla nobile lontananza che lo tiene distante dalla “noiosa gente”. Presto, però, il poeta trova un approdo ben più pregno e maturo, che si fa realtà nell’amore sublime per Beatrice, che si fa vicenda emblematica di una meta più elevata dell’uomo Dante, che con lei vive un’esperienza bellissima e terrena, fatta di saluti, affetto e passione, ed una celeste, dopo la morte di lei, che guida il poeta ad una nuova intelligenza, nel senso etimologico del termine, ad un’ansia della conoscenza della verità, ma, soprattutto, all’appagamento nella contemplazione del divino. Ed è questa la concezione grandiosa ed ineguagliabile della “Commedia”. Essa viene concepita in un clima di profetica visione: in essa vi è una lucida, puntuale e mistica analisi, all’interno della storia umana di un destino globale e universale. Questo meraviglioso e ascetico pellegrinaggio nell’aldilà, in cui vengono analizzati, con superba maestria ed elevato senso religioso, il male e la becera corruzione del mondo, costituisce un viaggio in cui, attraverso l’espiazione dovuta, si giunge finalmente e in modo agognato alla gloria del Paradiso. Rappresenta, comunque, il percorso di redenzione individuale e di riscatto universale che, per il tramite del poeta, si riverbera a tutta l’umanità, la quale, in questa sublime storia, narrata in modo magistrale, coinvolge tutta l’umanità. Quella che successivamente sarà denominata ”La Divina Commedia” trasuda tutta questa inebriante aura di grandezza, di consapevole ostentazione, di una certezza incrollabile, che viene direttamente trasmessa al lettore, e non lascia alcun margine al dubbio o al sospetto. L’approccio alla Commedia deve essere intriso di cautela e di rispetto, senza troppa cordialità, con ammirazione e stupore, e, forse, senza la pretesa di comprenderla fino in fondo, perché essa compendia l’intero scibile di una civiltà insieme con le sue attese e le sue paure, in una stupenda sintesi di scienza e fede.