Trebisacce-06/05/2021: LUANA, MORTA IMPIGLIATA

             

       LUANA, MORTA IMPIGLIATA

Luana D’Orazio, 22 anni, rappresenta l’ultimo caso di morte sul lavoro.

Purtroppo ancora oggi si sentono storie come queste, storie di padri, madri, persone che durante il lavoro hanno perso la propria vita.

Luana lavorava presso un’Azienda Tessile, in provincia di Prato ed è rimasta impigliata nel macchinario che l’ha uccisa.

Era ragazza madre.

Ora quel bambino si ritrova improvvisamente senza una mamma. Come è potuta succedere una tragedia del genere in un luogo di lavoro? Questo dovrebbe essere un ambiente sicuro all’interno del quale tragedie come questa non dovrebbero accadere. Se vivessimo nel XX secolo o anche prima, non ci saremmo meravigliati. Prima gli strumenti a disposizione e i macchinari non erano certo avanzati come quelli di ora, anzi molti non esistevano neppure.

E perchè oggi, 2021, nel pieno dello sviluppo tecnologico in qualsiasi ambito, accade che un macchinario uccida una persona? Cosa ha potuto causare un suo malfunzionamento? Pare che il macchinario interessato nella vicenda non avesse una griglia di sicurezza. Il caso è da analizzare nel dettaglio, è importante capire come mai il preposto responsabile della sicurezza e il datore di lavoro non si siano soffermati su questo aspetto.

Molto spesso in questo mondo i macchinari sono soggetti a modifiche per renderli più veloci e aumentare la produttività, questo a discapito della sicurezza, un qualcosa di assolutamente fuori legge. Si tratta di questo caso? Una cosa è certa, qualcuno è responsabile della morte di questa ragazza. Sono tante le domande a riguardo e il mistero si infittisce. Ciò non vuol dire che tutti gli ambienti lavorativi in Italia siano pericolosi per chi ci lavora, ma il fatto che si sentano parecchi fatti come questo deve farci riflettere.

La sicurezza sul posto di lavoro non deve dipendere dal tipo di occupazione svolta, dovrebbe essere presente in tutti i campi di lavoro esistenti. Certo, un lavoro può essere più rischioso di un altro, la vita di un vigile del fuoco è più a rischio della vita di un cameriere. Ogni lavoro presenta sfumature differenti, rischi più alti e più bassi, ma ciò non preclude il fatto che debba essere svolto con attrezzature, macchinari e strutture sicure così come la legge prevede.

Legge che è evidentemente e quotidianamente aggirata o disattesa visto l’elevato numero di incidenti. La sicurezza sul lavoro deve essere un diritto di tutti, nessuno escluso. Chiunque deve sentirsi libero di svegliarsi la mattina e andare a lavoro tranquillo. E’ inevitabile che una persona lavori, il lavoro è fondamentale per portare avanti la propria vita e affrontare le problematiche quotidiane, è un bisogno, è la primaria importanza per la realizzazione dell’uomo. Nessuno deve rinunciarci per paura di non tornare vivo a casa.

Luana aveva ancora tutta la vita davanti, sogni da realizzare, esperienze da vivere e ora tutto questo non accadrà. E che colpa ha? Quella di essere andata a lavorare con l’obiettivo di guadagnare soldi per il suo sostentamento e per quello del bambino? No, la colpa non è la sua. Sono sempre di più i giovani che si affacciano al mondo del lavoro entusiasti di racimolare qualche soldo e di diventare il prima possibile persone indipendenti. Questo loro sogno non deve essere infranto. Le strutture lavorative devono garantire la massima sicurezza a tutti.

Questo incubo deve finire.

MILENA ANGELILLO