Alessandria del Carretto-29/05/2021: L’Archeologia come chiave di volta per ricostruire la storia locale
ALESSANDRIA DEL CARRETTO Raccogliere, esaminare e catalogare i reperti venuti alla luce casualmente, o attraverso indagini e scavi, e posizionarli sulla linea del tempo per ricostruire la storia dei popoli che nell’antichità hanno abitato le contrade dell’Alto Jonio Cosentino che grondano di storia e di tradizioni secolari. E’ quello che stanno facendo gli studiosi di Archeologia nel territorio di Alessandria del Carretto grazie al co-finanziamento dell’Ente-Parco Nazionale del Pollino e alla virtuosa sinergia tradotta in un Protocollo d’Intesa tra il Comune del suggestivo Borgo Autentico incastonato ai piedi del Monte Sparviere e sugli ultimi contrafforti del Pollino, la Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e del Paesaggio della Provincia di Cosenza e l’Università della Calabria. Lunedì 24 maggio 2021, infatti, secondo quanto ha comunicato il dinamico Sindaco Domenico Vuodo, ad Alessandria del Carretto ha preso il via il Progetto di Ricerche Archeologiche-Topografiche non invasive che si avvale della co-Direzione Scientifica dei Professori Antonio La Marca e Antonio Zumbo dell’UniCal e dei Dottori Carmelo Colelli e Francesca Spadolini (SABAP CAL). Per ufficializzare l’avvio del progetto di ricerca, oltre al Sindaco Geom. Domenico Vuodo, nel Comune del Pollino Orientale sono intervenuti i funzionari Archeologi della SABAP CAL Dr.ssa Francesca Spadolini e il dr. Carmelo Colelli, il Prof. Antonio Zumbo dell’Unical e inoltre l’Assessore Comunale Antonio Arvia, la Dr.ssa Wieke de Neef (Università di Gent, in Belgio), la dr.ssa Archeologa Maria Veneziano, Antonio Larocca (guida del Parco Nazionale del Pollino e Volontario del Gruppo Speleologico Sparviere ed i Proff.ri Ettore Angiò e Giuseppe Rizzo noti storici locali e profondi conoscitori del territorio. Nel corso dell’intera giornata tutto il gruppo di studio ha svolto una serie di sopralluoghi nelle aree del territorio comunale, a partire da C/da Torre della Martorella, dove è presente una struttura rurale oggi ridotta ad un rudere e raggiungibile solo a piedi, datata almeno a partire dal Settecento, presso la quale, secondo la storiografia locale, erano stati reimpiegati laterizi di epoca antica. Il Gruppo di Studio, sempre secondo quanto ha comunicato il primo cittadino, ha quindi raggiunto la località Timpone dei Morti, un’area già nota nella tradizione locale per la presenza di diverse sepolture, come del resto documentato dallo stesso toponimo, che ha restituito frammenti di embrici e tegole di età Romana e frammenti di ceramica sigillata Italica recuperati a partire dagli anni ‘90 dal Gruppo Speleologico Sparviere. Qui, sopralluoghi recenti condotti dalla Soprintendenza ABAP CAL. hanno portato al ritrovamento di ulteriori frammenti ceramici e laterizi che confermano quanto già riportato dalle precedenti segnalazioni e che consentono ora di localizzare con maggiore precisione la massima concentrazione di materiale. A circa 200 m., nella direzione Nord-Ovest e a monte del Timpone dei Morti, precisamente in località Serra di Trearie, è presente un secondo sito archeologico posto ad una quota compresa fra i 930 e i 950 m s.l.m. che è attraversato dalla cosiddetta Via Regia, un tratturo utilizzato dai pastori per le transumanze fra la costa Jonica e il Massiccio del Pollino. Nei decenni scorsi in località Serra di Trearie, in prossimità della SP 153, rinvenimenti fortuiti hanno permesso di individuare una discreta quantità di materiali ceramici, laterizi e anforici che consentono una datazione compresa fra l’età Romana e l’Età Medioevale. Fra i materiali rinvenuti degni di nota sono due frammenti di macina in pietra lavica mentre nelle attività in corso è stato recuperato un terzo frammento di macina. «Comunque, – ha commentato il Sindaco Vuodo – per meglio definire l’area interessata da presenze archeologiche sono state avviate una serie di indagini geofisiche che proseguiranno anche nei prossimi mesi. Le ricerche ora avviate – ha concluso il primo cittadino alessandrino – si spera possano fornire dati più precisi per meglio conoscere e approfondire la storia più remota di un territorio come il nostro, situato da sempre al confine, prima fra Sybaris e Siris, poi fra Copia ed Heraclea, in seguito fra le Diocesi di Cassano e Tursi e, oggi, fra la Calabria e la Basilicata».
Pino La Rocca