Trebisacce-27/06/2021:Le pagine di storia (omaggio a zia Dorina Verni Le Voci) di Pino Cozzo
Le pagine di storia
(omaggio a zia Dorina Verni Le Voci)
di Pino Cozzo
Le pagine di storia ci dicono che è necessario cambiare il cuore dell’uomo, e con esso, rinnovare anche la società, poiché Gesù, mentre rivela la paternità di Dio, promuove una giustizia più perfetta, che implica fedeltà, sincerità, amore preferenziale per i più deboli, riconciliazione con i nemici, innesta nella convivenza umana lo spirito delle beatitudini, che rende umili, miti, misericordiosi e operatori di pace, stringe una comunione con lui e costruisce una nuova solidarietà tra gli uomini, abolendo le discriminazioni della società. Le pagine di storia ci narrano che la fede è stimata e valorizzata, se aiuta a dare unità e senso alla vita d’oggi, frammentata e dispersa e senza guida, superando il vissuto immediato e coltivando anche un esito pubblico della propria esperienza cristiana. Le pagine di storia ci raccontano che, senza scadere in una sterile e inutile retorica, essa deve servire la vita concreta delle persone, soprattutto la crescita dei ragazzi e dei giovani, di coloro che hanno bisogno di un valido esempio, la dignità della donna e la sua vocazione, così preziose in ogni ambiente, lasciarsi coinvolgere in un processo di formazione e in un cambiamento di vita, nelle strutture portanti dell’esistenza: gli affetti, il lavoro, il riposo, la vita sociale, l’impegno ecclesiale. Le pagine di storia ci comunicano che dagli affetti, quelli più intimi, viene generata la persona nella sua identità e nella sua cultura, e, attraverso le relazioni, costruisce la sua vita, esprime la sua capacità creativa e assume la responsabilità verso la società. Oggi, una di quelle pagine del libro di storia, della più bella storia di Trebisacce, è stata tolta, ma non gettata, è stata riposta nel cassetto dei ricordi, perché rappresenti un’impronta indelebile, fatta di amore e passione, cultura e affabilità, saggezza e insegnamento. Questa bella e ricca pagina di storia risponde al nome di zia Dorina Verni Le Voci. Spesso, quasi sempre, ci si preoccupa più dell’esistenza e della sofferenza che precede la morte, che non del momento finale del trapasso, ma la caducità, la temporaneità ci appartiene sin dalla nascita: si nasce per morire e si muore per dare la vita. È un’ancestrale condizione che risale alla storica umanità peccatrice, quando il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte. Anche Gesù ha assunto la condizione umana, ha provato angoscia e dolore, ha emanato forti grida e lacrime, ma si è sempre abbandonato alla volontà del Padre. Ha fatto della sua morte un atto di donazione e di immolazione, pieno di significato. Accettando liberamente la morte, per attuare il progetto salvifico del Padre, Cristo Gesù ne ha fatto un atto supremo di amore per Lui e per i fratelli, ed ai credenti dà la possibilità di condividere con fiducia la sua totale ed incondizionata dedizione. Chi crede nel figlio di Dio, già da subito, possiede la vita eterna, e, nell’ultimo giorno, riceverà la salvezza completa con la risurrezione. Zia Dorina ci ha creduto fino all’esalazione dell’ultimo respiro, ha amato il Signore con tutta sé stessa, ed ha insegnato a farlo a tante generazioni di alunni che ha mirabilmente e magistralmente formato. Tutta la Chiesa e i suoi aderenti vive con questa gioiosa certezza, ed Essa, nel corso dei secoli, con l’invocazione dei santi e il suffragio per i defunti, ha mostrato di credere che i morti vivono ancora, e che la vita non è tolta, ma trasformata. Dopo la morte, sopravvive un Io personale, fatto di coscienza e volontà, un’“anima”, ed ogni soggetto percorre una via di compartecipazione alla vita del Signore risorto, e la sua risurrezione comincia già sulla terra con l’esistenza di fede e di carità, poiché la vita senza le opere è nulla. Era questo il credo di zia Dorina, che ripeteva ogni qualvolta ci si incontrava, era un instancabile motivo della sua votiva esistenza, un esempio vivente di evangelizzatrice unica ed irripetibile. Ognuno di noi, dopo la vita terrena, trova un’esistenza ancora più alta, donando la sua definitiva adesione a Dio, e senza il pericolo di perderlo. Il giudizio di Dio ha operato per lei nella vita terrena, per promuovere in lei il bene e liberarla dal male, muovendo verso un momento supremo. La vita dei defunti è felice per i giusti, dunque, ora, la sua vita sarà gloriosa, al cospetto di quel Dio che è stato il suo compagno di viaggio sulla terra, e che ora la prenderà in braccio e la adagerà al suo fianco. È vero, è un concetto difficile da assimilare, ma ognuno dovrà comparire davanti al tribunale supremo di Dio per rendere conto del proprio operato. Solo nella comunione con Cristo la vita è autentica, è Lui il metro per misurare ciò che vale e quello che non vale. La vita terrena, anche se apparentemente lunga, è preziosa e ci è concessa per maturare in noi la scelta di Dio, definitiva e irreversibile. Se il corpo di ciascuno di noi è uno scrigno dell’amore di Dio, zia Dorina è stata senz’altro il Tempio dello Spirito Santo, che si è insinuato ed è cresciuto in lei, con la forza della volontà e dell’impegno evangelico. È stata una donna che ha cercato quotidianamente l’incontro immediato con Dio, con qualunque tempo e ad ogni costo, per completare quella totale comunione con il Signore e i fratelli, in un’armoniosa integrazione, verso l’eccelsa meta verso cui gli uomini sono incamminati. Adesso, la nostra comunità è un po’ più povera, più orfana, ha perduto un punto di riferimento elevato, eccelso, che tendeva verso l’Altissimo con ogni gesto, con ogni parola, con ogni atteggiamento. Nel Suo nome, ha formato e istruito centinaia di ragazzi, li ha resi uomini e donne capaci di vivere nella società e di dare un fattivo contributo di idee e di azione, li ha educati innanzitutto alla fede e al credo, ha insinuato in loro il germe della cultura evangelica e dell’esempio filiale. È stata una moglie fedele e rispettosa, una mamma attenta e amorevole, una professionista colta e responsabile. Ora, il suo spirito si ricongiunge al marito Giovanni e ai figli Enzo e Zoila. Ringraziamo il Signore per averci concesso il privilegio di avercela fatta conoscere e di averla fatta vivere in mezzo a noi per il tempo che Lui ha stabilito. La affidiamo alla Sua immensa misericordia e bontà, con la certezza che le riserverà un posto tra gli eletti al Suo cospetto, e che godrà del Suo volto celeste per i secoli in eterno.