Italia-28/07/2021: DUE FORESTE VETUSTE INSERITE TRA I PATRIMONI MONDIALI DELL’UMANITA’
Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri
V Reparto – SM – Ufficio Stampa
COMUNICATO STAMPA
DUE FORESTE VETUSTE INSERITE TRA I PATRIMONI MONDIALI DELL’UMANITA’
Le faggete di “Valle Infernale” nel Parco nazionale d’Aspromonte e di “Sfilzi” nel Parco nazionale del Gargano gestite e custodite dai Carabinieri forestali rappresentano un’eccellenza italiana e un modello sinergico di collaborazione tra istituzioni e ricerca scientifica
Roma, 28 luglio 2021 – Le faggete vetuste demaniali di “Valle Infernale” nel Parco nazionale d’Aspromonte e di “Sfilzi” nel Parco nazionale del Gargano, gestite dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, sono state iscritte nella lista dei patrimoni mondiali dell’Umanità nell’ambito del sito seriale “Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe“.
Dopo il parere positivo espresso dall’IUCN (International Union for Conservation of Nature), nel corso della 44a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco del 28 luglio 2021, sono stati riconosciuti i caratteri ecologici peculiari delle due faggete, dove la foresta temperato-decidua incontra quella sempreverde mediterranea in condizioni ambientali molto differenti.
Tale espansione ha permesso l’inclusione nel sito seriale Unesco costituito dalla rete delle “faggete vetuste d’Europa” di due aree di rifugio glaciale caratterizzate una per la collocazione più meridionale (Aspromonte) e l’altra a più bassa quota altimetrica (Sfilzi).
Grazie all’azione di tutela integrale svolta per decenni prima dal Corpo forestale dello Stato e ora dai Carabinieri forestali, in queste faggete l’equilibrio è assicurato dai cicli naturali con alberi annosi che muoiono per eventi naturali, lasciando spazio e luce per nuove generazioni di piante, in una alternanza che rende la foresta più resistente alle perturbazioni esterne e ai cambiamenti globali.
Queste faggete vetuste rappresentano, infatti, dei veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose. In queste foreste, sotto il coordinamento scientifico dell’Università della Tuscia, si sta studiando la capacità dell’ecosistema vetusto di rispondere al cambiamento climatico e di conservare la biodiversità.
Nel complesso il riconoscimento odierno certifica un modello di governance delle aree protette di eccellenza reso possibile da una stretta sinergia e collaborazione tra Parchi nazionali, Carabinieri forestali e Università, modello che distingue l’Italia nello scenario europeo.