Trebisacce-25/11/2021: NON SI ARRESTA LA BAGARRE DEL CASO LICEO DI TREBISACCE

Comunicato stampa

NON SI ARRESTA LA BAGARRE DEL CASO LICEO DI TREBISACCE

Quando i maestri tremano davanti agli scolari e preferiscono adularli anziché educarli; quando disprezzano le leggi e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide (Platone, La Repubblica).

A distanza di quattro anni non si arresta la bagarre relativa al “Caso Liceo di Trebisacce” ormai noto anche alle cronache nazionali sia per l’interesse che gli è stato riservato dai media, non solo locali, sia per le interpellanze parlamentari che l’hanno riguardato, la prima a firma dell’onorevole Vincenza Bruno Bossio, Deputato del PD. Nei giorni scorsi si è celebrata l’udienza presso il Tribunale di Castrovillari per acclarare le responsabilità che nel detto caso ha assunto la ex preside dell’Istituto insieme ad alcuni insegnanti che l’hanno sostenuta, ma il GIP di Castrovillari, dott. Lelio Festa, su istanza delle parti interessate, si è dovuto astenere avendo già deciso alcune vicende delle tante, variamente incardinate, a parti invertite, nei circa cento processi di vario genere che vi sono conseguiti e che vedono il patrocinio del prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena di San Quirico. Come è noto la ex preside del Liceo trebisaccese è accusata di una lunga serie di fatti riferiti per lo più alle decisioni che ha dovuto assumere per arginare i moti studenteschi che hanno sconvolto la città durante il 2018-2019. In particolare ha dovuto attivare dei procedimenti disciplinari volti ad acclarare l’atteggiamento di una decina di insegnanti, capeggiati da una in particolare, che se non hanno organizzato le manifestazioni di certo le hanno ispirate e sostenute: anche attraverso iniziative spesso pericolose e diseducative per i discenti. Appena di recente, altro GIP del Tribunale di Castrovillari, il 9 novembre c.m. ha però deciso che molti di quei fatti non siano per nulla illeciti, restituendo al mittente le lamentele dei soliti dieci insegnanti che l’avrebbero voluta nuovamente sotto processo: Il dottore Simone Falerno ha infatti stabilito che quanto denunciato sia infondato in radice non concorrendovi i presupposti basilari richiesti dalla Corte Suprema. Sempre a parti invertite si celebreranno i processi che vedranno come indagati coloro che in questi giorni hanno assunto la veste di Parti offese, essendovi chiamati per reati altrettanto gravi che vanno dall’estorsione, al sequestro di persona, dalla calunnia all’interruzione del pubblico servizio.   Tornando al processo di questi giorni, la ex preside sarebbe stata chiamata a rispondere, ove l’udienza fosse entrata nel merito, anche delle sue decisioni nei confronti di una docente assai contestata, assoluta protagonista del caso, la quale già da adesso vi assume sia la qualità di indagata che quella di parte offesa, essendo stata minacciata ed aggredita nella macchina, gravemente danneggiata, di un altro suo collega mentre questi era impegnato in presidenza durante la visita dell’ispettore MIUR Maurizio Piscitelli con cui gli insegnanti facinorosi, per loro stesso dire, si erano dati appuntamento. È proprio sulla base della relazione del detto ispettore che la ex preside di Trebisacce è stata sospesa dal suo ruolo per pochi mesi. A nulla è valsa l’eccepita incompatibilità, rassegnata alla dottoressa Maria Rita Calvosa, capo dell’USR di Catanzaro, dell’ispettore nel giudicare l’operato della preside, assodato che il concorso che ha abilitata quest’ultima sarebbe stato truccato proprio dal Piscitelli e da altri complici a favore della sua compagna e che solo dopo una faticosa class action ed un processo penale ancora in corso la stessa preside è riuscita finalmente ad essere nominata dirigente. All’udienza del dottor Festa non è stato presente il PM titolare dell’indagine, il dottore Flavio Serracchiani né diverse parti offese. Tra queste le tre ragazze magrebine sulla cui ritrattazione (rispetto a quanto è stato precedentemente dichiarato, dinanzi alla reggente Laura Gioia e poi dinanzi alla preside che l’ha sostituita quale titolare, coadiuvata da una consulente di più Procure della Repubblica e del Consolato marocchino, con cui hanno dialogato persino nella loro lingua, nonché da due referenti dell’allora ministro Bussetti) si regge il processo. È noto che le stesse magrebine dopo avere lamentato i maltrattamenti che subivano dai compagni di classe e da alcune loro docenti, ivi compresa quella con la “borsa a casetta”, per non avere voluto sottoscrivere un libello contro la docente contestata, hanno negato ogni cosa, adducendo non meglio precisati raggiri e mistificazioni, rivolgendosi per essere tutelate all’avvocato Barbara De Paola, prima assistente dell’ex sindaco di Trebisacce, la stessa che difende coloro che fino a qualche giorno prima nell’accezione più gentile le apostrofavano come “puttane zazzarose”. Le ragazze non mancano di riferire che subito dopo avere ritrattato si sono recate dal Sindaco per renderne il rapporto. Le parti offese presenti all’udienza sono state quasi tutte assistite dall’avvocato De Paola.     Giova comunque precisare che le decisioni dell’ex preside di Trebisacce, circa l’operato della docente contestata, sono state tutte confermate dai suoi organi superiori, i quali non hanno permesso che l’insegnate fosse “cacciata” dalla scuola così come si chiedeva persino in una delibera del consiglio comunale. Nessun favoritismo verso la docente contestata, così come pure si è letto: nei circa venti anni di servizio svolti a Trebisacce (in aggiunta agli altri circa venti svolti in Lombardia), la stessa non è stata mai destinataria di un solo progetto finanziato, di quelli che ormai affollano le scuole. Progetti invece che a ben vedere, da apposito accesso agli atti inoltrato da questa difesa, appaiono sempre destinati ai soliti referenti.  Concludendo. A parere di questa difesa, la chiave di lettura di una vicenda surreale va cercata nella tensione di un binomio dialettico tra scuola e politica, atteso il rilievo che il liceo di Trebisacce spiega quale indubbio bacino elettorale, verso cui si sono rivolti a piene mani l’ex sindaco della Città e la Lega Salvini. Non è forse un caso che subito dopo i moti studenteschi la dottoressa Calvosa sia stata rimossa dal suo ruolo con l’accusa di corruzione nell’ambito della maxi operazione Diacono che ha visto in carcere l’ispettore Piscitelli con cui la dirigente di Catanzaro avrebbe complottato a detta degli inquirenti. Di recente anche l’ex sindaco di Trebisacce è stato cautelato dal Tribunale di Castrovillari pure per i fatti elettorali resi noti dall’operazione Major. Altri esponenti politici della Città sono stati rinviati a giudizio per avere diffamato la ex preside e gli insegnanti che ne hanno condiviso la sventura. Molti altri sono indagati nei numerosi processi di cui si è detto.

Avv.Occhiuzzi