Trebisacce-09/03/2022: William Shakespeare e i misteri irrisolti di Pino Cozzo

 

William Shakespeare e i misteri irrisolti

di Pino Cozzo

 

E’ innegabile l’influenza che W. Shakespeare ha esercitato nell’ambito della letteratura inglese, europea e mondiale. Essa è passata per il teatro, al cinema moderno, alla filosofia occidentale, alla lingua inglese. E’ uno dei maggiori scrittori ed innovatori di lettere e stili dei racconti, dei drammi, delle rappresentazioni, della poesia, ed ha lasciato un’orma indelebile sulla scrittura mondiale di questi ultimi secoli. I suoi iniziali sforzi di rappresentare le scene come attore ottennero grande apprezzamento, e divenne presto famoso presso i più accreditati drammaturghi della storia letteraria inglese e mondiale e conosciuto, bene o in parte, da studiosi e studenti. Shakespeare creò le più ispirate opere in occidente, dando vita a personaggi con il tocco dell’umorismo e della serietà, legando poesia, dramma e prosa come non era mai accaduto prima. Per la versificazione in lingua inglese, utilizzò la sua retorica con elevata espressione, e, per mezzo della poesia, diede forza al linguaggio, mentre con i drammi, mostrò chiarezza di idee che raramente lasciò spazio alla vaghezza. Alcuni studiosi affermano che Shakespeare utilizzò il linguaggio come strumento per lasciare il segno negli spettatori e diede il suo determinante contributo alla nascita dell’inglese moderno che oggi parliamo e conosciamo (assimilabile alla figura di Dante in Italia e per l’italiano). Il suo apporto riguardò l’introduzione di molte nuove parole nella lingua e inventò circa duemila termini e molte espressioni. Per esempio, coniò l’espressione “cold/hot blooded” per indicare il passaggio all’eccitazione attraverso il cambio di temperatura del sangue in circolo nel corpo. Mutò i verbi in avverbi, abbinò parole che prima non erano state associate, utilizzò prefissi e suffissi come mai prima, l’uso dello spelling nacque ai suoi tempi, così come fu formalizzata una grammatica inglese e i suoi criteri di applicazione. Ha servito incessantemente la letteratura per tutta la sua vita, scrivendo 154 sonetti, 39 opere, due poemi narrativi, ed altre opere in versi, e la sua influenza si è ripercossa sui più moderni scrittori, drammaturghi e novellieri. Questa figura così culturalmente nobile è avvolta però anche da misteri, che ne accentuano il fascino e la storia: secondo alcuni, addirittura, il Bardo non sarebbe mai esistito; secondo altri, sarebbe stato solo lo pseudonimo dietro il quale si celava la vera identità dell’autore delle opere. Tra i nomi che circolano, i più illustri sono quelli di Francis Bacon e Christopher Marlowe, ma per qualcuno il vero Shakespeare non sarebbe stato nemmeno inglese, bensì… italiano. All’inizio del XX secolo, il giornalista Santi Paladino individuò nel messinese Michelangelo Florio, un francescano convertitosi al protestantesimo e rifugiatosi in Inghilterra, il vero autore delle opere attribuite a Shakespeare, il quale sarebbe stato invece solo l’attore con cui Florio avrebbe collaborato per la versione inglese dei testi. Secondo il professor Lamberto Tassinari, invece, l’autentico “Bardo” sarebbe stato il figlio di Michelangelo, Giovanni Florio. All’inizio del XXI secolo l’ipotesi dell’identità Shakespeare/Florio è stata rilanciata dal professor Martino Iuvara, nel suo saggio “Shakespeare era italiano“, nel quale il docente raccoglie quelle che considera le evidenze a favore della teoria; oltre alle coincidenze biografiche tra i due personaggi, vengono menzionati la grande conoscenza dell’Italia e della Sicilia (Molto rumore per nulla si svolge a Messina), il gran numero di opere ambientate nella nostra penisola e perfino il nome della madre di Michelangelo Florio, Guglielma Crollalanza, che ne avrebbe ispirato lo pseudonimo: in inglese “Guglielmo” è William, mentre “crolla” ovvero “scuoti” corrisponde a shake e “lanza / lancia” a speare.