Trebisacce-19/03/2022: Giuseppe: l’uomo giusto e obbediente (di Pino Cozzo)

 

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Giuseppe: l’uomo giusto e obbediente

                                 di Pino Cozzo

 

 

Nella odierna società, abbiamo, più che mai, bisogno di volgere il nostro sguardo su S. Giuseppe, l’uomo giusto, che porta a compimento il progetto salvifico di Dio. Giuseppe, prendendo in sposa Maria, diviene il padre putativo del bambino Gesù, e questa paternità, come il suo amore per la sua promessa sposa, costituisce un legame assai forte, che è ammirabile per limpidezza e tenacia. Con l’aiuto dello Spirito Santo, fra i due giovani si instaura un autentico dono reciproco di affetto e di stima, che fa loro superare anche i primi, timidi tentennamenti. Ed il legame tra S. Giuseppe e Gesù è ancora più estasiante, perché scaturisce da due cuori umili, poveri e dolci, che, ciascuno per la sua parte, sono votati ad esaudire la volontà di Dio. Ed è grazie a questo superbo amore, così intenso e risoluto, che Giuseppe diventa il servo per eccellenza di Maria, del Dio celeste e del Bambino Gesù. E lo farà con docilità e condiscendenza, con povertà di sostanze e ricchezza di spirito, con la consapevolezza che Dio, per suo mezzo, realizzerà il suo progetto divino di salvezza degli uomini. E così, il buon Giuseppe si carica della responsabilità di accudire il Bambino, parte per l’Egitto, senza preoccuparsi del perché o del come l’avrebbe fatto, per sfuggire alla persecuzione, fidandosi ciecamente dell’annuncio dell’angelo, messaggero di Dio, dimenticandosi del suo volere e facendo unicamente la volontà di Dio. Dunque, Giuseppe si spoglia del suo volere, si eclissa, per lasciare Maria e Gesù in primo piano, a dispetto dell’organizzazione patriarcale della società del tempo. Giuseppe si fa da parte, servo fedele, e anche Maria, avrebbe potuto farlo, perché Gesù era il figlio di Dio e non aveva bisogno di acquisire una educazione o acquistare delle virtù. Ma Maria deve portare a termine il suo incarico, fino in fondo, fino alla via verso il Calvario, fino ai piedi della Croce, causa della morte del suo adorato figlio. Dio si fa conoscere agli uomini con la Passione; la sua bontà e benevolenza verso l’umanità vi si dimostrano ampiamente, e ci indicano che non soltanto egli irradia amore, ma che è l’amore nella sua massima intensità. Il dolore porta in sé l’aspetto del Dio misericordioso, ce lo fa scoprire ed apprezzare. La pietà popolare, espressione della missione cristiana della Chiesa, è in continuo sviluppo, e guarda al Buon Pastore che aiuta, conforta e ama, ma mai giudica. La pedagogia dei riti e delle liturgie, come quelle che si celebrano in questo tempo forte di Quaresima, rappresenta un buon viatico di formazione e acculturamento alla vita, secondo lo Spirito di Dio. A coloro che partecipano alla Passione si applicherà in futuro la sentenza del giudice romano: «Ecco l’uomo», plasmato ed ingigantito dal dolore. D’altra parte, se la sofferenza mostra l’uomo nella sua debolezza fisica e nella sua grandezza morale, rivela, in Gesù, Dio stesso. Nella storia di Giuseppe, si è disegnato un percorso inedito e bellissimo, che Giuseppe non avrebbe potuto meglio sognare per sé. Questo percorso è stato il dono che Dio gli ha concesso e che lui ha accolto con gratitudine. Lui ha scoperto come Dio sia capace di disegnare strade nuove ed inedite anche lì dove a noi sembra impossibile. Se non comprendiamo questa novità che Dio è capace di realizzare, anche in questo tempo strano e problematico che stiamo vivendo, saremo sempre e solo concentrati su ciò che ci viene tolto, ciò che a noi potrebbe sembrare irrinunciabile, e non riusciamo a riconoscere ciò che Dio ci concede ogni giorno. Allora, auspichiamo che la festa di S Giuseppe e dei papà sia occasione propizia per ripensare al ruolo dei padri, nella famiglia e nella società, che deve essere quella di esempio di vita cristiana, dedita all’amore e al lavoro, alla collaborazione con il Signore ad attività di costruzione di un mondo più a misura d’uomo. Dunque, facciamo gli auguri a tutti i papà del mondo, perché siano lieti di esserlo, e auspichiamo che siano imitatori di S. Giuseppe.