IL CANTO SECONDO DEL PURGATORIO E IL ROSSEGGIAR DI MARTE
di Pino Cozzo
Vi è una fantasmagoria di colori, l’aurora inizia il suo percorso, ma Dante e Virgilio sono indecisi sulla via da seguire; pur avvertendo una voglia di continuare nel cammino, si fermano sulla riva del mare e riflettono. Ma ecco apparire un lume, che si avvicina rapidamente, si fa bianco e lucente e si dispiega in due ali bianche: è l’Angelo di Dio, che disegna nel cuore e nella mente dei due viaggiatori un alone di meraviglia. Stupefacente è la velocità con cui avanza l’angelo, affascinante è l’immaterialità della figura. Il celestial nocchiero conduce le anime alla spiaggia del Purgatorio su un agile veliero, ed esse cantono in coro la loro felicità per la liberazione dalle malattie terrene, mentre i due poeti si
guardano spaesati intorno. Ed è in questa fase di incertezza che incontrano l’anima di Casella che riconosce il Poeta, gli va incontro e l’abbraccia, e intona un dolce e melodioso canto che inebria le anime presenti e resta nel cuore per un po’ di tempo. E’ una voce che rievoca amore e dolcezza, che attira a sé gli spiriti umani, che interrompono le loro attività per bearsi del suono, e che ben si attaglia allo stato dei due ospiti, che sono lontani dalla terra e dalle passioni ormai lasciate, e non sono ancora nell’alto dei cieli, dove ritroveranno l’eterno amore. Quello che gli angeli porgono a chi è in cerca di pace e serenità, a chi dice alla Madre Santa: “Tu sola puoi donarci la speranza, noi ritorniamo a Te per
sentire la Tua voce, materna ed affettuosa, ammonitrice e dolce. Noi ci doniamo a Te per illuminare del Tuo sorriso, le realtà spesso amare di ogni giorno, i problemi che attendono soluzioni, i doveri che incombono. Ottienici un cuore semplice, che non assapori tristezze, sia grande nel donare, sensibile nel partecipare, fedele e generosa, che non dimentichi alcun bene e non conservi rancore per alcun male. Tu sei la Donna Gloriosa, alta sopra le stelle, tu nutri al Tuo seno il Dio che Ti ha creata e tutti i suoi fratelli e figli tuoi. La gioia che Eva ci tolse, tu ce la riottieni con pienezza, ce la rendi nel Tuo Figlio e ci dischiudi il cammino verso il regno dei cieli. Sei la via della pace, della serenità e della bellezza, sei la porta regale, ti acclamano tutte le genti e tutti i popoli della Terra che hai redento dal Tuo Figlio.
A Dio Padre ed eterno Signore sia la lode e al Tuo Figlio ed allo Spirito Santo, che Ti hanno adornata
di una veste di splendore, Ti hanno resa la piena di Grazia e la luce che risplende e illumina il cammino. Si potrebbe pensare a Maria come un’icona o un mito. E’, al contrario, una donna come tutte le altre, una donna vera, con una storia sua personale, che ha saputo pronunciare quel “Sia” senza esitazioni, e si è affidata al suo Signore totalmente e con mansuetudine, senza nemmeno essere troppo cosciente di diventare poi la corredentrice dell’umanità. Ella è presente in tutti i momenti decisivi della storia della salvezza: nel Natale, nella Pasqua, nella Pentecoste, che segnano l’inizio, il compimento e l’annuncio della salvezza dell’uomo. Non si può parlare di Chiesa, se non si parla di Maria come presenza dello spirito, bellezza interiore, profumo di santità, fede verginale, amore materno, fedeltà sponsale e gloria celeste. In Lei, sono rappresentati tutti i doni divini dell’amore e del perdono. Il suo non è stato un ruolo passivo; è stata chiamata, e Lei ha risposto, si è donata senza porre quesiti. La Sua
grandezza consiste, sì, nell’aver portato in grembo il figlio dell’eterno Padre, ma, soprattutto, nell’aver creduto alla parola del Signore, nell’aver manifestato un’immensa fede e nell’essere stata il principio di un progetto universale.