Trebisacce-12/10/2022: DANTE E IL CANTO XXVII DELL’INFERNO: I PADRONI DELLA MEMORIA di Pino Cozzo
DANTE E IL CANTO XXVII DELL’INFERNO: I PADRONI DELLA MEMORIA
di Pino Cozzo
Il tema dominante del Canto è quello dell’illusione dell’uomo di poter agire ed operare al di fuori, se non in contrasto, con i dettami divini. Vi è una regola trasversale, quella dell’ambiguità, della pochezza, del doppio gioco, della contraddizione e del sotterfugio, che interessa, prima Guido da Montefeltro, che si dichiara uomo d’armi, ma, aggiunge, senza coraggio ed eroismo, quanto piuttosto di furbizia e scaltrezza, e poi, quella di Bonifacio VIII, che, con smodata sete di potere e con inganno, induce al peccato del consiglio fraudolento, con la falsa promessa di poter di poi assicurare un’anticipata assoluzione. Sono le confessioni post mortem dei peccatori cui Dante commina una condanna. Sono evidenti le contraddizioni, le situazioni ambigue, l’ironia che deriva, in cui fa da collante l’ambiente e il linguaggio letterario e poetico, che fanno del protagonista una persona intelligente, ma non supportata da virtù intrinseche, e il Poeta plasma in lui quegli aspetti sentimentali, con sofferta ed amicale posizione, che conferiscono al protagonista un animo nobile, che non conosce però la via della salvezza. La menzogna, in genere, è un modo per disabilitare la memoria reale, crearne una falsa innestata come un corpo estraneo nella mente degli italiani. Per definizione, è la funzione psichica di riprodurre nella mente l’esperienza passata (immagini, sensazioni o nozioni), di riconoscerla come tale e di localizzarla nello spazio e nel tempo; o ancora, è la capacità del cervello di conservare informazioni, ovvero quella funzione psichica o mentale volta all’assimilazione, alla ritenzione e al richiamo, sotto forma di ricordo, di informazioni apprese durante l’esperienza o per via sensoriale. I padroni della memoria sono un gruppo particolare che usa corruzione, intimidazione e distrazione di massa per manipolare con il passato il presente e il futuro, ed insinuare nella mente e nell’animo delle persone delle verità mai esistite o fatti inventati. La politica è servizio, richiede grande senso di responsabilità civile e sociale, esige di sapere ascoltare, di saper guardare dentro i problemi senza nasconderli con parole insignificanti, di semplificarli nella loro realtà per decidere e agire in funzione del bene comune, ma è anche orientamento e organizzazione della vita dell’uomo e, come tale, deve essere patrimonio di tutti coloro che sono chiamati a partecipare ai processi decisionali. Riportare la società in generale, e i giovani in particolare, ad avere passione politica, fiducia nelle istituzioni, a impegnarsi per una società più giusta, a misura d’uomo e dell’ambiente in cui vive, significa davvero essere dalla parte dei cittadini e credere nel futuro. Il fine sociale, il benessere del maggior numero, il bene di tutti non si realizza calpestando il bene di ciascuno o ignorando le necessità dei tanti, ma si raggiunge con una seria programmazione di interventi, che tenga conto di fattori umani e di etica sociale.