Trebisacce-13/11/2022: RECENSIONE   DEL  film “ DANTE” di  Pupi Avati .

RECENSIONE   DEL  film “ DANTE” di  Pupi Avati .

Il film su Dante Alighieri, di Pupi Avati, appena uscito nelle sale , e che mostra una magistrale interpretazione di Sergio Castellitto, nelle vesti di Boccaccio, pur se le attese fossero alte, non ha, a mio avviso, reso per quanto ci si aspettava. Il ruolo di Dante, prima fanciullo, al capezzale della madre morente, poi giovane ragazzo, innamorato della celestiale Beatrice, e amico di Guido Cavalcanti, assume aspetti tetri e oscuri ( pur se storicamente il Medio Evo determina scene la cui ambientazione è lugubre, causa anche la peste del 1348), “umani”, se pensiamo a Dante come al Sommo Poeta, il quale nel film intrattiene rapporti carnali con donne dai facili costumi o che vive in condizioni di estrema povertà in seguito all’esilio. Vediamo un Dante “eretico”, a causa della sua opposizione al Pontefice, e in sostegno del popolo, come da lui affermato, quando viene eletto Priore, assumendo la colpa di causare una frattura nell’amicizia con Cavalcanti. Il film si concentra sul modo in cui egli fu ingiustamente trattato; questo fa pensare a quante volte noi Italiani tradiamo le origini e ci macchiamo di cotanta viltà nei confronti di pensatori, filosofi, poeti eccellenti che fanno la gloria del nostro Paese. Tuttavia non è stato molto coerente con l’obiettivo del film,l’aver girato scene poco edificanti che potrebbero “sminuire” l’altezza dell grande talento dantesco, se si crede che l’uomo possa incidere sulla figura dell’artista. Il film non manca però di poesia, di suspence e tensione drammatica, fino al climax della morte a Ravenna, che il regista immagina avvenuta nel pieno di un temporale, quasi a suggellare l’ingiustizia perpetrata contro di lui. Alla fine questo film ci fa sentire più italiani, pur nel dramma, nel bene e nel male, in una partecipazione mistica a un’anima collettiva. Per quanto concerne i riferimenti all’arte dantesca, potrei ricordare un verso, citato nel film, e posto nella parte finale del Paradiso:  “alla fin dei disii”, quasi a rimarcare come Dante, per quanto anche si legge nella Commedia, fu un uomo appassionato della vita. Egli non era disincarnato o soltanto l’angelico cantore del Dolce Stil Novo; anche la poesia sua più pura è il frutto di una vita fatta  di desideri, di ambizioni, di passioni, senza i quali la sua opera non poteva essere concepita.L’immaginazione e la fantasia, secondo un poeta americano vissuto nel secolo scorso, Wallace Stevens, non possono scollarsi del reale, per cui i due ambiti (imagination e reality) sono due aspetti che non si contraddicono, formando il grafico della poesia moderna. Infatti, cosa c’è di più moderno di Dante, il quale fu tra i primi teologi a concepire l’idea che la fede cattolica dovesse basarsi sull’Amore (Il Primo Fattore), unico e vero valore che travalica le mura del Vaticano e che è in grado di spiegare le costellazioni, di smuovere l’universo, di dar vita alle cose amorfe, e di concedere all’uomo sentimenti nobili,  che egli tradisce però, in una società opprimente e moralista ove ciò che conta è l’apparenza. Si veda l’episodio di Paolo e Francesca!Dante si commuove a sentire tale storia, come piange al veder la sua amata Beatrice andare in sposa per costrizione a chi lei non ama…Questo alto ideale viene rinnegato anche nella Chiesa,(all’epoca corrotta dalla politica), e da parte della sua amata Firenze, che non riamò Dante, come recita il verso “Amor che a nulla amato amar perdona”, il quale sottolinea come l’amore guarisce sempre anche chi non è riamato o è riamato con amare conseguenze.Riassumendo, dopo il film a casa ho ripreso il Paradiso e lì ho ritrovato il senso profondo della pellicola: un inno alla vita, all’amore, io che avevo dimenticato la Divina Commedia su uno scaffale impolverato, credendo non l’avrei mai compresa a fondo.

Emanuela Valastro