Trebisacce-05/01/2022: L’EPIFANIA, IL SIGNORE SI MANIFESTA ALLE GENTI DI PINO COZZO
L’EPIFANIA, IL SIGNORE SI MANIFESTA ALLE GENTI
DI PINO COZZO
La posizione di umiltà di Gesù non può essere considerata semplicemente funzionale alla Sua vita e alla Sua missione. Uno sguardo attento rivela come sia una costante manifestazione esteriore del Suo animo interiore il Suo sì d’amore al Padre e il Suo sì d’amore all’uomo e alla nostra condizione. Poiché la Sua non fu una povertà casuale, essa non può essere ignorata o sottovalutata. Lui stesso ha cercato quella povertà. Come i discepoli di Emmaus, anche noi troppo spesso siamo “lenti a capire” il valore e la necessità della povertà della croce che deve occupare lo stesso posto nella nostra vita e nella nostra missione, come accadde in quella di Gesù. E poiché noi tentiamo di viverla, ci accorgiamo che quella povertà diventa la nostra capacità di arricchirci e la croce la nostra capacità di dare vita. E quando avremo capito e accettato questa verità, allora anche noi potremo cominciare a vivere e non semplicemente predicare le Beatitudini, ad “amare fino alla morte, senza riserve” (Mt), con Gesù “voltando i nostri visi verso Gerusalemme”. Difatti, se a quel tempo la manifestazione dello Spirito era utile alla Chiesa, di conseguenza essa deve essere utile anche adesso a distanza di più di duemila anni. Se lo Spirito edificava la Chiesa mediante i suoi doni, di certo Egli continuerà ad edificarla mediante quegli stessi doni. Egli ancora oggi distribuisce i suoi doni come Egli vuole, e non c’è nessuno che glielo possa impedire. Ora, come sappiamo, lo Spirito è uno, ma i doni sono svariati. In altre parole, lo Spirito Santo concede manifestazioni diverse in seno alla Chiesa di Dio. E questo perché le necessità sono diverse nella Chiesa; un po’ come nel corpo umano, insomma, in cui ci sono differenti membra con diverse funzioni, in base alle necessità. Non a tutti Egli dà la medesima manifestazione dello Spirito, ma a tutti Egli dà una manifestazione in accordo con la volontà di Dio, che non esclude affatto il desiderare da parte del credente di questi doni. Infatti, Paolo dice più volte di bramare i doni spirituali: “Desiderate ardentemente i doni maggiori” (1 Cor. 12:31), “cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa” (1 Cor. 14:12). La cosa è chiara, questi doni devono essere oggetto di ricerca da parte di tutti noi, nessuno escluso. Non c’è una categoria di credenti che è esclusa da questa ricerca. Tutti devono essere coinvolti in essa. Chi non li desidera in realtà non vuole che la Chiesa sia edificata mediante la manifestazione dello Spirito. Senza di esso, noi possiamo avere tutto, educazione, talento, stima, una parrocchia florida, e, allo stesso tempo, non avere nulla. E con esso, anche se non possediamo molto umanamente, abbiamo tutto. Certamente, pochi di noi ascoltano lo Spirito di Gesù che ci guida con forza e chiarezza, ma tutti noi possiamo lavorare per stabilire un miglior clima di contatto personale, di presenza, di identificazione e di guida in Lui che ci ha chiamati ad essere Suoi figli e ci ha promesso quell’attiva presenza. Una tale visone nuova (o rinnovata) della nostra condizione e del nostro scopo di credenti come collaboratori si attua con un Gesù presente, chiamati a continuare la Sua missione di “rendere presente il Padre come amore e misericordia”. Questa consapevolezza che la nostra vita esiste per puntare ad una Persona, una presenza, un potere, non è solo il frutto del nostro sforzo, ma è soprattutto un dono, che dobbiamo chiedere al Padre e che Lui non può rifiutarci. Attraverso quel dono, possiamo riscoprire la gioia dell’essere meno indegni di proclamare la parola di Vita e di Salvezza e di viverla pienamente. Dunque, rifacendoci alla rivelazione spirituale dettata dallo scrittore James Joyce, potremmo considerarla causata da un gesto, un oggetto, una situazione della quotidianità, forse banali, ma che rivelano inaspettatamente qualcosa di più profondo e significativo. E’ un’illuminazione, una rivelazione, e sta a noi essere aperti e coglierne il più profondo e giusto significato.