Trebisacce-23/02/2023:    QUANDO L’UNIVERSITA’ SI TRASFORMA IN UNA TORTURA PSICOLOGICA

Milena Angelillo

   QUANDO L’UNIVERSITA’ SI TRASFORMA IN UNA TORTURA PSICOLOGICA

Sono più di 4000 ogni anno i casi di suicidi da parte di adolescenti e giovani sotto i 35 anni in Italia. Buona parte di loro è composta da studenti universitari. Partiamo da questo punto, analizzando le possibili cause di questo grave fenomeno. Pare proprio che tra le mura degli Atenei italiani, i casi di studenti con depressione e ansia sono tantissimi. Saranno questi gli unici motivi? No, ma da qui gli spunti di riflessione si allargano repentinamente.

I disturbi psico-sociali al giorno d’oggi, per fortuna, possono essere trattati e curati dai migliori specialisti, questo perchè la continua informazione negli anni sull’esistenza di questi ha fatto sì che la società si accorgesse della loro serietà e gravità. Non sempre è semplice però ammettere a sè stessi e agli altri di averli, questo per paura di non essere compresi o di essere ridicolizzati ed etichettati come “strani“. Infatti, nonostante i grandi passi avanti della nostra Società, una parte di essa considera ancora tabù questo tema, non rendendosi conto che può succedere ad ognuno di loro, amico, parente o figlio. Certo che sentir definire “devianza” da chi ci rappresenta politicamente non è di grande aiuto, ma questo è un altro discorso. Tutto questo per sottolineare il fatto che i disturbi psicologici e psichiatrici esistevano, esistono ed esisteranno e bisogna intervenire per eliminarli. In questo caso, perchè l’Università è causa di questi disturbi? Non per tutti il perseguimento della carriera universitaria è motivo di gioia. Anzi, sfatiamo anche qui il tabù di Università uguale ambiente accogliente, sereno e grazioso. E’ inevitabile che ci sia un clima di competizione tra uno studente e l’altro. La sfida a chi prende il voto più alto, a chi studia di più, a chi è il preferito del Professore, chi domanda prima la tesi, insomma, questo e molto altro. E’ triste da dire, ma molti ragazzi oggigiorno la vivono in questo modo. Ma perchè? Perchè questa voglia di essere il migliore? E se non si finisce di studiare in tempo un esame e non lo si fa al primissimo appello? E se si hanno difficoltà nello studio e si richiede per forza l’aiuto di qualcuno? Cosa si fa? Molti ragazzi come risposta, purtroppo, optano per il suicidio. La “soluzione” più brutale ed estrema che ci sia. Questo perchè la Società di oggi è tossica. Una società che ci spinge ad essere meglio dell’altro, ma non con la professionalità, meritocrazia e sempre il rispetto del prossimo, ma con la malignità e furbizia in senso negativo. Nelle menti viene inculcata l’idea che bisogna sempre vincere, sovrastare e che la perdita non è inclusa, la perdita è per i deboli. Cosa sbagliatissima. Dato ancor più triste è che questi presupposti vengono dati dai genitori, parlando sempre di alcuni, non tutti fortunatamente. I genitori dovrebbero far capire ai propri figli che un voto non fa la differenza nella propria vita. Che a volte si può prendere 18, a volte 30. Che devono metterci sempre il massimo delle proprie energie, impegnandosi, con la buona volontà, la serietà e la pazienza. Ma anche dicendo loro che, qualche volta è giusto anche sbagliare. Che non si è dei falliti perchè almeno ci hanno provato. Che devono coltivare con cura le proprie passioni, ambire al massimo ma essere onesti e umili con se stessi, accettando i propri limiti. E ancora, che un voto di esame o quello finale di laurea, non identifica la persona che sei all’interno della società. Tantissimi vivono con la paura di comunicare il proprio voto ai genitori, per paura di deludere le loro aspettative, quando in realtà le uniche persone a cui dover dare conto sono loro stessi! Certo, è normale che un ragazzo voglia rendere orgoglioso anche un proprio familiare, ma questo non deve essere un ossessione perchè porta solamente a complessi personali. L’ambizione e l’orgoglio dei genitori dovrebbero essere delle spinte continue per il figlio a migliorarsi. L’aspettativa e la premura eccessiva invece si tramutano in forte pressione, scoraggiando moltissimo. Ovviamente la personalità dello studente interessato fà molto. C’è chi riesce ad andare oltre e chi invece è emotivamente più fragile e si ritrova in un vortice burrascoso fatto di sensi di colpa, vergogna e profondo malessere. Il clima familiare dunque svolge un ruolo fondamentale. Si dovrebbe partire proprio da qui per discutere e trovare una soluzione. Sensibilizzare l’intera popolazione sul fenomeno è importante, anche parlandone in modo crudo e diretto. Il sostegno di tutti, famiglia, istituzioni, ambiti scolastici e universitari, può fare la differenza.

MILENA ANGELILLO