Trebisacce-18/03/2023: San Giuseppe: l’uomo che si è fidato del Signore di Pino Cozzo
San Giuseppe: l’uomo che si è fidato del Signore
di Pino Cozzo
E’ un essere nascosto quello che si annida nel silenzio oscuro di ciascuno di noi, e che va in cerca della sua identità, per un più pieno riconoscimento del suo io e della sua intimità. E’ indubbio che a volte lo status del mondo e della vita si manifesti in una profonda precarietà, che rappresenta il limite temporale e passeggero dell’esistenza vissuta in prima persona, che spinge ad un diritto alla libertà che spesso può essere condizionata. L’innata disponibilità alla relazione coi simili, l’intenzione al mutuo soccorso e i legami sentimentali possono portare ad azioni a volte dettate più spesso dall’opportunità, a volte dalla razionalità, meno frequentemente dalla fiducia. Il rapporto interpersonale potrebbe non essere tra affini, o, almeno, non nella misura in cui due o più progetti non sono declinati con lo stesso scopo. Quando il pensiero si concentra sulle difficoltà, sui problemi, sulle cose che non vanno, la vita ci sembra più faticosa e il futuro sembra pesante, la salute precaria, e, come un ciclo inarrestabile, tutto diventa irrisolvibile. Il malessere può essere rappresentato dallo sbagliare il progetto della nostra vita, dal doverlo cambiare in corso d’opera, dal rinunciare a qualcosa, dal fare scelte errate, forse non coerenti con la nostra natura di esseri discendenti da una natura divina e dimenticare la presenza del trascendente. Durante il trascorrere della propria esistenza, ogni individuo, sperimenta prima o poi sentimenti di tristezza o difficoltà nell’affrontare i compiti quotidiani della vita. Questo perché la vita ci impegna in compiti complessi che fatichiamo ad accettare spesso perché abbiamo risorse limitate o insufficienti da impiegare per superare ogni problema che si ponga dinanzi a noi. Per rispecchiare il Cielo, non è necessario essere dei Titani, basta costituire l’essenza di piccole gocce trasparenti, dove possano regnare l’éthos, il pathos e il logos, immagine del Dio buono, per formare una “corporatio cum Christo”. La sapienza e la virtù hanno un’inesauribile efficacia e guidano la storia dell’uomo, creano e governano l’universo e abitano l’eternità accanto a Dio. Sono riflesso della luce eterna e immagine della Sua bontà, e solo per il loro tramite, si ricevono il fondamento e la sintesi di ogni verità, che rappresentano il disegno salvifico di Dio, incentrato sulla figura del Cristo, alla quale tutti noi dobbiamo conformarci. San Giuseppe, l’uomo serio e maturo, ha dimostrato in maniera netta la forza della fede che unisce a Dio, la forza della speranza che abita sempre nella certezza della vittoria del bene, la forza dell’amore che non indietreggia di fronte a nulla, ma che si fa prossimo dell’altro, per raggiungere l’unico e Sommo Bene. Ha manifestato la forza della sincerità che ripara dalle false apparenze, la forza della purezza, che domina istinti e passioni illusori e passeggeri, la forza della fedeltà che consente di passare indenni attraverso le lotte e manifesta l’attaccamento al Signore. L’alito di Dio, come brezza che fa fiorire l’amore, si è posato su di lui, la Sua mano lo ha fatto sentire protetto e sereno, la Sua vicinanza lo ha fatto camminare al sicuro. E’ stato il Santo del “Fiat voluntas tua”, la cui oblazione è stata soprattutto preghiera, glorificazione del Padre e disponibilità, perché si compisse il progetto di salvezza e di amore totale, con una risposta personale a donare sé stesso e permettere che si agisse in lui più liberamente. In questa festa di San Giuseppe, giustamente sentita e vissuta pienamente nelle nostre comunità, chiediamo al Signore di donarci gli stessi sentimenti e la stessa mansuetudine del santo, sia come uomini che come padri, e auguri a tutti per un impegno quotidiano di donazione e preghiera.