Trebisacce-22/06/2023: IL MITO DI RODOLFO VALENTINO

                                       

     IL MITO DI RODOLFO VALENTINO

A Castellaneta tutto ruota attorno a  “Valentino“: Attività commerciali come Bar, Pizzerie, Azienda di Pneumatici, Hotel, Cineteatro, Associazioni Sportive, Villaggi e Lidi.

Non solo, anche un Museo e una statua in suo onore.

Parliamo di un paese in provincia di Taranto, nonchè la città natale del grande mito del cinema muto emigrato in America nel 1925.

Siamo andati a Castellaneta per conoscere meglio il luogo e la sua storia.

Il paese è diviso in due frazioni, una rurale e l’altra marittima chiamata Castellaneta Marina. Il mito nasce qui nel 1895 col nome di Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina D’Antonguella.

Suo padre è un veterinario originario di Martina Franca, sua madre una dama di compagnia della marchesa Giovinazzi, nata in Francia ma da genitori nobili di origini piemontesi al servizio dei Savoia trasferitisi lì per lavoro.

Dopo il diploma, Rodolfo si trasferisce prima in Francia e poi in America dove inizia la sua grande carriera col nome d’arte di Rodolfo Valentino. E’ dotato di una bellezza magnetica che lo porta a diventare oggetto di desiderio delle donne e di una dote attoriale incredibile nonostante non abbia degli studi alle spalle. Viene notato dai grandi nomi del mondo cinematografico e non solo. Inizia a viaggiare per tutta l’America facendo spettacoli fino a diventare il protagonista del cinema muto. Recita in oltre 33 film, ricordiamo ad esempio “I quattro cavalieri dell’Apocalisse“, “Lo sceicco“, “Il figlio dello sceicco e “L’Aquila“. Fa sempre il ruolo dell’europeo e mai dell’italiano a causa del forte razzismo. Spicca anche nel ballo, in particolare il tango.

Inizia una tournèe in tutto il mondo ballando col suo grande amore Natacha Rambova.

Scrive libri di poesie e incide due dischi, uno in spagnolo e l’altro in inglese. Negli anni ‘20 è considerato uno dei padri fondatori del divismo, lancia nuove mode tra cui il primo orologio da polso, i boxer ginnici; è al centro di tante pubblicità importanti, tutti i giornali parlano di lui. Ritorna nella sua città natale nel ’23 ospitato dalla famiglia Maldarizzi, fermandosi inizialmente alla benzina Agip con il suo macchinone d’epoca dove gli offrono un caffè di bentornato.

Oggi i suoi parenti non sono più qui ma in America e ogni anno organizzano delle manifestazioni in suo onore. Muore nel 1926 a soli 31anni a New York per una peritonite, ulcere non curate e setticemia. Sulla sua morte ci sono diverse teorie, come quella che venne ucciso per via di un complotto. Ai suoi funerali, uno a Los Angeles e l’altro a New York, con oltre 100 mila persone, tantissime donne prese dalla disperazione si tolgono la vita. Il suo caro amico, Charlie Chaplin, scrive di lui: “La morte di Valentino è una delle più grandi tragedie che abbia colpito il mondo cinematografico. Come attore egli possedeva arte e distinzione. Come amico, riscuoteva affetto e ammirazione. Noi che apparteniamo all’arte cinematografica, con la sua morte perdiamo un carissimo amico e un compagno di grande valore“.

Dato l’immenso successo dell’artista, a Castellaneta si fonda nel 2010 un Museo in suo onore. Arrivarci è molto semplice. Percorriamo la parte alta del paese, dopo aver superato il Municipio a sinistra si arriva al centro storico. Una volta imboccato l’inizio di questo, basteranno pochi passi per ritrovarci il Museo Fondazione Rodolfo Valentino alla nostra destra. Impossibile non riconoscerlo, perchè è presente un grande ritratto dell’attore al suo esterno. All’interno troviamo qualsiasi tipo di materiale su di lui. Sale allestite accuratamente con fotografie che ripercorrono la sua vita lavorativa, famigliare e sentimentale. Locandine cinematografiche e la ricostruzione del set del film “Il figlio dello Sceicco” dove sono proiettate alcune scene. Sono esposti cimeli, collezionati negli anni, abiti personali, lettere, articoli di giornale e copertine internazionali in suo onore, il letto utilizzato quando rientrò dall’America concesso dalla famiglia ospitante. Con il racconto dettagliato delle guide turistiche il percorso nel museo si trasforma in un viaggio nel tempo. Qui un turista viene a conoscenza di tutto quello che c’è da sapere.

La Fondazione Valentino ha come scopo quello di proteggere e curare l’immagine del grande artista.  Tornando indietro all’inizio del Centro,  basterà scendere qualche metro per ritrovarci alla fine della via principale, Via Roma. Questa si conclude con la “passeggiata“, un lungo viale con al bordo la Statua dedicata al mito. Inaugurata nel 1961, è fatta di pietra calcarea e ceramica colorata blu che lo raffigura nei panni del Figlio dello Sceicco. Da anni è tradizione di tutti fare una foto affianco o sottobraccio al monumento. La storia narra che per anni sono stati spediti dei fiori da una sua ammiratrice di cui non si conosce l’identità.

Dietro questa statua c’è anche una storia più particolare. Il documentario “Mondo Cane” infatti la associa, per la somiglianza data dal colore blu, a un uomo della tribù Chimbu della Nuova Guinea, cannibale e selvaggio. Nonostante le tante storie negli anni, il sentimento di orgoglio da parte dei cittadini per questa figura è grande. Dopo il successo c’è stato un boom di nascite di bambini chiamati Rodolfo in suo onore. Ha fatto conoscere questo piccolo paese in tutto il mondo e ciò ha contribuito allo sviluppo turistico locale.

Molte attività portano il suo nome. Una delle più antiche è il Bar-Pizzeria-Gelateria Valentino. Per raggiungerla basterà percorrere Via Roma dal lato apposto, attraversando prima Via San Martino, l’ultima grande via del paese. Nasce nel 1937 già con questo nome e i nuovi proprietari decidono di non cambiarlo. A raccontarci la storia dell’attività c’è il gestore Michele Di Dio al cui fianco lavorano la figlia Marianna Di Dio e il signor Roberto Natale. La prima impressione appena entrati è quella di un salto temporale nell’epoca, non ha elementi moderni che ci aspetteremmo in un bar qualsiasi. Questa è la sua particolarità. E’ diviso in più ambienti, l’uno più suggestivo dell’altro. Le decorazioni fatte tra il  1997-1999 prendono spunto dai film interpretati dal grande mito, in particolare “Il Figlio dello Sceicco“. Per rendere omaggio a questo infatti tutto rimanda al mondo arabo, dallo stile delle pareti, i disegni, i quadri, i divani, i dolci tipici al marzapane e di pasta secca. Tutto così curato nel minimo dettaglio. A separare due stanze c’è una piccola galleria con esposte le cartoline dell’attore. Nella zona pizzeria sul soffitto troviamo rappresentata la coda del pavone che nel mondo arabo simboleggia l’eternità. Non solo, decorazioni indiane e algerine, tutto fatto a mano. Alcuni quadri sono stati realizzati da due ragazzi dell’Accademia delle Belle Arti. Da qualsiasi parte ti giri c’è un pezzo di storia da raccontare.

Uscendo dal bar troviamo di fronte la Lavanderia Valentino. Chiamata così dai primissimi gestori nonchè gli stessi del Bar Valentino originariamente, la famiglia Giandomenico. Esiste dal 1967 ed è stata venduta nel 1979 ai nuovi proprietari. A parlarci sono la signora Rosa Filomena Cantore, suo marito Giovanni Guida con la figlia Silvia Cantore e Antonella Russo. Rosa Filomena, gioiese, ci racconta che la loro attività è da sempre un punto di riferimento anche per chi vive nei paesi limitrofi, tutti sanno dov’è, motivo per il quale ha lasciato il nome “Valentino“. L’immagine attuale dell’attore fuori è stata messa nel 2017 al 50esimo anniversario della lavanderia. Con il loro racconto scopriamo che da sempre Rodolfo Valentino “fa parte” delle loro vite. Il marito castellanetano infatti ci racconta di suo nonno materno Nicola Tarquinio detto “Cappucc“. Aveva un negozietto nel centro storico dove vendeva il petrolio, dopo si trasformò in un alimentare. Era un uomo conosciuto da tutti all’epoca e ancora oggi tutti si ricordano di lui. Un uomo molto elegante, camminava per le vie del paese con la sua paglietta in testa e  scriveva delle canzoni, in particolare dei testi su Valentino. Michele prosegue dicendoci che negli anni ‘60 arrivò la Rai a Castellaneta e fece un’ intervista a “Cappucc” che esordì con un brindisi in onore al mito. Orgogliosamente ricorda le frasi da lui citate “Tutti i giorni arrivano i turisti per salutare questo grande artista, ma quello che ti parla è un tuo paesano che dall’America che fù, ti ama ancor di più, da quel tango che tu lanciasti, lo sentiamo da lontano e da vicino, brindiamo in onore di Rodolfo Valentino“. Insomma era destino che questa attività finisse nelle mani di questa famiglia.

Dai racconti di queste persone riaffiorano storie interessanti, aneddoti e pezzi di vita di chi ha preceduto e ha potuto vivere più da vicino il clima del paese all’epoca del successo del mito. La spontaneità nel volerci raccontare tutto in modo approfondito e l’orgoglio negli occhi ci fa capire quanto sia ancora importante questo artista che non verrà mai dimenticato.

MILENA ANGELILLO