ZIA ITALIA E ZIO MATTEO: ESEMPI DI SANTITA’ NASCOSTE O SILENZIOSE
Carissimi visitatori del Museo, mi scuso per avervi negato la possibilità di visitare i musei annullando e non accettando prenotazioni per 3 giorni consecutivi. I musei sono stati chiusi per lutto e per rispetto a Zia Italia: “MIA ADORATA MAMMA FAVOLA”. I miei genitori Angela Onex e Nicola Tufaro in un momento della loro vita si ritrovarono con 4 figli (il più grande di 7 anni ed io di 13 mesi). Per poter lavorare liberamente e portare sostentamento alla famiglia, chiesero a Zia Italia Onex e suo marito Zio Matteo Rago (loro senza figli) di crescermi. Gli Zii accettarono a cuore aperto e mia madre mi posò sul pavimento della loro casa dove cominciai a gattonare. Gli Zii mi allevarono da 13 mesi a 6 anni con sconfinato amore dandomi baci, carezze, favole, non ricordo mai uno schiaffo, un pizzico, una strizzata di orecchie. Gli Zii mai pretesero di essere chiamati “mamma e papà”, erano chiari e discreti con me e dicevano: “Noi non siamo i tuoi genitori veri, siamo i tuoi zii Italia e Matteo”. A 6 anni mia madre decise di farmi iniziare la scuola a Rocca Imperiale, ma ogni sabato sera (fino alla terza media), mi sedevo nel pullman vicino al M° meccanico Generoso Simeone (lavorava all’officina del Barone Toscani di Rocca Imperiale) per riabbracciare Zia Italia e Zio Matteo (e i nonni Dionisio e Rosa) per poi riscendere da Canna (CS) a Rocca Imperiale il lunedì mattina per riprendere la scuola.
• Gli Zii crescendo me hanno vissuto da genitori: la paternità e la maternità.
• La Zia mi ha amato fino all’ultimo respiro. Le ultime settimane, agonizzante, diceva: “Fate attenzione al bambino Peppe! Dov’è Peppe?”
• Gli Zii erano un TUTTOFARE ed hanno vissuto il loro paese (Canna – CS) come il LORO PARADISO… aiutavano tutti nella semina, nella mietitura, nel fare il vino, l’olio, la salsa. La Zia aiutava persino l’ostetrica del paese per dare il benvenuto ai neonati e dava anche l’ultimo saluto vestendo lei i defunti (era coraggiosa).
• Con gli Zii v’è stato sempre un rapporto di stima e affetto reciproco. Mai ho chiesto loro un soldo per gite, auto, cene né ho mai osato pensare o chiedere eredità. Alle festività di Natale e Pasqua ci siamo sempre scambiati i regali e sia nei momenti di festa (battesimo, cresima, matrimonio) che in quelli tristi di permanenza in ospedale siamo stati i primi ad essere presenti per gioire o preoccuparci l’uno dell’altro. A Zio Matteo (salito in cielo 17 anni fa) gli sono stato accanto in ospedale fino all’ultimo momento, così come ho fatto per la Zia che spesso cadeva in solitudine e angoscia.
• Il regalo dello Zio che porterò sempre nel Cuore è il collare di quell’asino sul quale mi faceva galoppare e divertire da piccino (oggi allestito nel Museo Medievale: con oggetti dal Medioevo al 2000). Della Zia il regalo più bello e intenso è il telo/copritavolo (unico senza giunture) del Cenacolo presente nel Museo delle Cere. IL DONO PIU’ GRANDE CHE GLI ZII MI HANNO LASCIATO E’ IL LORO AMORE E COME SI INSEGNA A DARLO AGLI ALTRI CON IL SORRISO.
• La Chiesa cattolica definisce “SANTITA’ NASCOSTE O SILENZIOSE” (alcuni gruppi e ordini religiosi diversi le definisce “PERSONE ESEMPLARI”) coloro che donano il sangue o gli organi e coloro che, come gli Zii Italia e Matteo, hanno fatto nella loro Vita SOLO DEL BENE senza il desiderio o addirittura la pretesa di essere ricambiati.
IL DIRETTORE ARTISTICO DEL MUSEO
M° GIUSEPPE TUFARO