Trebisacce-07/12/2023: L’ALBERO DI GIULIA

                                              

      L’ALBERO DI GIULIA

 

Il principe azzurro è estinto. Le donne che devono uscire dalla violenza devono riprendersi la loro autonomia” (Roberta Bruzzone)

In un periodo storico che vede, purtroppo, il fenomeno della violenza sulle donne, sempre più accentuato, oltre ad un intervento normativo da parte delle Istituzioni, sono necessarie e fondamentali  iniziative di sensibilizzazione e campagne di comunicazione.

Ciò che è accaduto alla giovanissima Giulia Cecchettin ha fatto sì che, forse per la prima volta, ci fosse un singulto di dignità e, nel contempo, di ribellione, da parte dell’opinione pubblica che dice a gran voce: BASTA!

Giulia era una ragazza mite, dolcissima, studiosa e buona, stava per laurearsi ed aveva una vita davanti, ma la mano di chi avrebbe dovuto proteggerla ha deciso di porre fine alla sua giovane vita in modo cruento.

Tutti noi abbiamo dinanzi agli occhi le immagini di Giulia e pensiamo che, unitamente a tante altre vittime di femminicidio, debba diventare un simbolo per porre fine a questa terribile piaga.

In tanti si sono prodigati, ovunque, al fine di ricordare questa vita spezzata così violentemente e la nostra Pro Loco- Città di Trebisacce, con la sua Presidente, Dottoressa Mimma Adduci e le sue valenti collaboratrici, ha voluto fortemente essere idealmente presente in questo progetto comune e ha dedicato un albero a Giulia, che si trova esattamente di fronte al Bar Impero.

Questo albero vuole essere il simbolo della memoria viva e dell’impegno di cui noi dobbiamo essere portatori.

Dedicare ad ogni vittima innocente di violenza un albero, simbolo di rinascita, significa non soltanto ricordare ognuna di loro, ma dare loro nuova vita.

Bisogna trasformare il dolore in forza per far capire a tutti che l’amore non è mai violento.

Alziamo alto un grido di protesta ed esortiamo le donne, vittime di violenza, a non restare in silenzio, in quanto questo alla fine rischia di diventare motivo di isolamento e, di conseguenza, potrebbe portare ad una escalation di sorprusi, fino all’omicidio.

La prima forma di violenza è quella fisica, ovviamente la più visibile, in quanto lascia segni evidenti sul corpo della vittima, fino a giungere, purtroppo, alla soppressione vera e propria. Ma, esistono anche altre forme di violenza, come quella psicologica, sottile e subdola che, attraverso offese e ritorsioni, tende ad annullare completamente la donna, facendole perdere anche la propria autostima.

Inoltre, vi sono violenze di natura economica, comprendete ogni forma di privazione o controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica della donna.

E non dimentichiamo la violenza sessuale, che comprende ogni tipo di attività sessuale, giungendo praticamente a commettere un vero e proprio stupro.

L’omicidio di Giulia deve incitare a stare molto attenti nel notare anche il più semplice dei disagi, sia in famiglia che a scuola, onde evitare che questo un domani possa diventare causa di malessere, per cui no alla indifferenza che non aiuta nessuno, ma tendere una mano unitamente all’aiuto di specialisti del settore.

Giulia era una ragazza dal carattere forte, ma nello stesso tempo estremamente dolce e si preoccupava più del malessere del suo ex fidanzato che, da parte sua, ha dimostrato egoismo e propensione a voler dominare chi gli stava accanto; ebbene, questo ci porta a riflettere su dove possa essere ricercata la radice di questi mali che, forse può derivare anche dal modo di relazionarci con gli altri, quindi sarebbe opportuno essere meno egoisti, meno superbi, sentirsi meno padroni degli altri, quindi evitare di considerare la vita degli altri come un possesso. Insomma essere più “ prossimi” e meno “se stessi”.

La violenza contro le donne nasce proprio dal mancato riconoscimento, da parte dell’uomo, dell’autonomia economica ed affettiva della donna, per cui la violenza nasce nel momento in cui si confonde l’amore con il controllo e con il possesso, quando si inizia a percepire l’autonomia femminile come una sorta di minaccia. Allora bisogna affrontare il problema aggredendone le cause e le radici e se alla radice della violenza c’è una difficoltà da parte del maschio ad accettare  la libertà e la soggettività femminile bisogna essere capaci  di affrontare questo conflitto non solo nella sua dimensione individuale ma anche inserendola nel contesto del cambiamento in atto nelle relazioni tra i sessi.

Una società che vuole definirsi civile, avanzata e democratica non può alimentare le cronache con omicidi e abusi sulle donne. E’ necessario che gli uomini vengano educati fin da bambini al rispetto nei confronti delle donne. Rispetto che dovrebbe partire dall’uso di un linguaggio non violento o discriminante.

La sensibilità della Dottoressa Adduci e di tutte le socie della Pro Loco-Città di Trebisacce è nota a tutti e l’albero di Giulia ne è la dimostrazione lampante, perché iniziative simili servono a dimostrare come si sia stanchi di sentire notizie di violenza sulle donne.

Imparare il rispetto per l’altro ci rende persone migliori e ci consente di essere liberi di vivere.

RAFFAELE BURGO