Montegiordano-05/04/2024: Don Enrico, parroco della chiesa della Trasfigurazione a Parma: “Antonio, una candela che ha illuminato e scaldato la vita degli altri”.

Don Enrico, parroco della chiesa della Trasfigurazione a Parma: “Antonio, una candela che ha illuminato e scaldato la vita degli altri”.

 
“Antonio si è congedato da questo mondo il giorno in cui accogliamo dal Signore il dono straordinario dell’Amore che vince la Morte e vive immortale nel cuore del Padre. Nella Notte di Pasqua abbiamo acceso il cero, la Luce di Cristo, che si consuma per dare luce e calore. Racconta del Figlio di Dio che ha consumato tutte le proprie energie e il proprio sangue per la nostra salvezza, per illuminare e riscaldare le nostre esistenze”. Così don Enrico Rizzi, parroco della chiesa della Trasfigurazione a Parma, ha esordito all’omelia della messa esequiale del prof. Antonio Farina, il 4 aprile 2024, alla presenza di numerosi amici nello stringersi attorno alla moglie Assunta Colotta, alla sorella Maria e a diversi familiari e parenti giunti anche dalla Liguria, dalla Lombardia e dall’Umbria.
Antonio, nato a Montegiordano, nell’Alto Ionio Cosentino, il 16 marzo 1948, arriva a Parma giovanissimo insieme alla sua futura sposa per motivi di studio e poi di lavoro. Dal 1991 vivono nel quartiere dell’animata e vivace via Pablo Picasso e di altre contigue di quella che fu la capitale del Ducato di Parma e Piacenza. Antonio e Assunta fanno presto amicizia con tante famiglie del quartiere e la porta del loro appartamento è aperta quotidianamente, come quelle di altre famiglie, al prossimo. Antonio, con la “vocazione” per la cura del verde si prodiga non poco, ricorda anche don Enrico, al decoro e alla salvaguardia dell’ambiente circostante piantando anche tante piante che porta di volta in volta da Montegiordano. La sua presenza si è presto rivelata un valore aggiunto a quell’umanità che caratterizza le famiglie di via Picasso molto solidali tra loro, dalle origini e provenienze diverse, nel condividere momenti gioiosi, ma anche tristi che la vita riserva. In un’epoca sempre più secolarizzata ed individualista, questa gente, è proprio il caso di dirlo, è un’eccezione e Antonio e Assunta erano parte integrante di questa “grande famiglia” che ha dato esempio e testimonianza anche nella tragica circostanza della malattia e poi della prematura scomparsa di Antonio. Una SLA fulminante l’ha portato via ai suoi cari la sera di Pasqua del 31 marzo 2024, seduto alla poltrona del suo studio con ricordi e immagini del suo paese natale, che tanto ha amato. Un amore ricambiato da parenti e amici affranti dalla triste notizia, radunatisi, il 5 aprile, nella chiesa madre di Sant’Antonio da Padova per la messa in suo suffragio ricordandolo a quanti l’hanno conosciuto e stimato, la stessa chiesa dove il 19 agosto 1979 Antonio e Assunta si unirono in matrimonio. Un’altra messa sarà celebrata, il prossimo primo maggio, per il trigesimo, sempre a Montegiordano e contemporaneamente nella chiesa della Trasfigurazione a Parma.
L’Amore che Antonio è riuscito a donare alla gente della sua terra di adozione, l’Emilia, lo si coglie anche nelle parole pronunciate da don Enrico sia all’omelia delle esequie che alla recita del Rosario meditato, la sera precedente (3 aprile), in chiesa a cui ha partecipato una nutrita rappresentanza di famiglie del quartiere, altra testimonianza di affetto e di gratitudine per l’”amico di tanti”. È stato un punto di riferimento non solo di generazioni di studenti, ma di molti giovani (alcuni lo scelsero come padrino di Cresima) a Parma come a Montegiordano riponendo su di loro le sue speranze per un futuro migliore da costruire all’insegna del bene comune. Alcuni amici parmigiani hanno già espresso il desiderio di intitolargli la piazzetta condominiale antistante la “sua” area verde “come segno di gratitudine e a perenne memoria di quanto ha seminato tra noi”, hanno commentato intrattenendosi con i parenti giunti a Parma.
Don Enrico, sempre all’omelia, soffermandosi sull’Amore scaturito da Mistero Pasquale, ha evidenziato: “Per te, Antonio, chiediamo la partecipazione piena a quest’Amore. La tua fede ti ha tenuto vicino a Gesù e la famiglia, gli amici testimoniano come sei stato capace di contemplare l’Universo intero con gli occhi trasparenti e riconoscenti che Gesù ci ha mostrato. Gesù, nel contemplare si prendeva cura di ogni creatura osservando le cose della vita cercando gli esseri umani sofferenti, dimenticati ed emarginati restituendoli alla comunità e all’amicizia con gli altri. Tu, Antonio, hai avuto occhi di contemplazione e di tenerezza e questo ti tiene vicino a Dio. Rispettando e amando le creature sei stato unito tutta la vita al Creatore di ogni cosa. Con Assunta una lunga storia d’amore, con i familiari, gli amici e i colleghi una storia di grande affetto e di grande cordialità che anche le presenze a queste celebrazioni hanno testimoniato. Vivere donando quello che si è, soprattutto il proprio affetto, il proprio cuore, la propria intelligenza, le proprie abilità e competenze e tu, Antonio, ne avevi non poche anche nel prenderti cura del verde che circonda parte del nostro quartiere. E così anche quando la candela o un cero si consuma, rimane tutta la luce e il calore che ha prodotto. Cristo ci ha insegnato questo: la tua vita vale se produce e tu non muori quando arriva la morte biologica, tu muori se non ami. Per questo Cristo ci ha incoraggiato sempre a cominciare dal convertirci e cercare giustizia, pace e verità nelle nostre giornate, perché donando il nostro cuore, la nostra testa, le nostre risorse, servendo Dio e il mondo noi realizziamo quello che siamo, delle candele che possano scaldare ed illuminare la vita degli altri. Cosa chiediamo per noi? Vivere di questa speranza che Gesù ci ha dato e sarebbe triste non amare anche quando la tristezza abita i nostri cuori. C’è una speranza che Gesù ci ha portato ed è quella che l’Amore è più forte della Morte. E per questo chiediamo anche per noi il dono grande della fede e della gratitudine per aver condiviso cose così importanti con Antonio ed essere buoni eredi del Vangelo che Gesù ci da’, di essere buoni eredi di quella forma particolare che Antonio ha testimoniato sulla terra: delicatezza, cordialità, affetto, amicizia, presa in carico responsabile e seria di tutto ciò che il Signore gli ha affidato nella vita”.
“Chiediamo al Signore che ci riempia del suo Spirito – ha concluso don Enrico – e che si possa sentire anche nelle nostre menti e nei nostri cuori il Saluto Pasquale di Gesù che appare e dice: Pace a voi! La pace è vita, è armonia, è senso di appartenere a qualcuno, è senso di vicinanza con Dio e con le persone che amiamo”.
Riccardo Liguori