Trebisacce-28/05/2024: Grande successo di Salvatore La Moglie a Rimini: Primo Classificato per la Fiaba al   Premio “I Fratelli Grimm 2024”

La Moglie

 Grande successo di Salvatore La Moglie a Rimini: Primo Classificato per la Fiaba al   Premio “I Fratelli Grimm 2024”

Grande affermazione di Salvatore La Moglie a Rimini all’importante Premio Letterario “I Fratelli Grimm 2024”: Primo Classificato per la fiaba “La carrozza del marchese” che, ormai, come sostiene lo stesso autore, sta facendo il giro dell’Italia, in quanto apprezzata e premiata in tanti concorsi nazionali e internazionali.

La cerimonia di premiazione si è svolta a Misano Adriatico, nei pressi di Rimini, nel suggestivo e gremito Ristorante “Il Mulino” nel pomeriggio dell’11 maggio del 2024. La fiaba è stata letta egregiamente dalla poetessa e scrittrice aquilana Silvia Polidori, amica di vecchia data di Salvatore La Moglie.

A noi, che tanto apprezziamo il nostro autore e collaboratore de “La Palestra”, non resta che fare i nostri complimenti e auguri per questo nuovo successo e augurarne tantissimi altri. Ad maiora semper!

Di questa bellissima e significativa fiaba, “La Palestra” – su concessione dell’autore –  vuole offrire ai suoi lettori la prima pagina:

C’era una volta un marchese che governava in un paese lontano chiamato Polibia. Il suo potere, che si estendeva su un vasto territorio, era enorme, tanto che poteva decidere della vita e della morte dei suoi sudditi. Un giorno decise di fare una legge che stabiliva che gli uomini che avevano compiuto i sessant’anni dovevano consegnarsi alle pubbliche autorità o, se si rifiutavano, essere prelevati dalle loro abitazioni con la forza e poi soppressi con fucilazione o per impiccagione, perchè la loro vita era ritenuta ormai inutile alla società e solo un peso che era meglio non avere nè per le famiglie e neppure per la stessa comunità.

Era una legge molto severa, dura e difficile da mandar giù per gli interessati prima di tutto e poi per i familiari che non potevano accettare di perdere i loro cari per un assurdo principio o meglio per un capriccio sorto all’improvviso nella mente del marchese non si sapeva come mai. Perché, in verità, fino a quel momento, il marchese era stato un uomo benvoluto dai suoi sudditi in quanto, anche se molto severo, governava le sue terre con saggezza e senso di giustizia. Per questo gli abitanti del paese e dei territori circostanti si erano davvero molto meravigliati per la nuova terribile legge che riteneva ormai finito chi avesse compiuto i sessant’anni. Si vociferava che lo si era sentito dire più di una volta nelle sue conversazioni che: «L’uomo a sessant’anni buttalo a mare con tutti i panni!». Naturalmente, il dubbio era sorto spontaneo tra la gente: se la legge valeva per i sudditi, allora doveva valere anche per lui! Anche lui sarebbe, prima o poi, arrivato ai sessant’anni!…

Insomma, nei possedimenti governati dal marchese il malumore si faceva sempre più serpeggiante e accadde che un giorno, dopo il primo cappio al collo messo a un pover’uomo che si sentiva ancora utile per sé, per la sua famiglia e per la comunità, la carrozza tutta d’oro, con cui il marchese si muoveva ora di qua e ora di là, non voleva più partire. I quattro bellissimi cavalli – due neri e due bianchi – erano come bloccati e le loro zampe non riuscivano ad andare avanti di un millimetro. Frustare i cavalli e urlare più volte «ah! ah!» era del tutto inutile: le zampe erano come messe dentro il cemento.

Il marchese non riusciva a capire cosa fosse successo, come mai i suoi bei cavalli non volevano saperne di mettersi al trotto come tutte le altre volte. Non poteva che essere un incantesimo e lo disse: «Ma questo è un incantesimo! Non può essere che un incantesimo! Qualcuno mi vuole male!», aveva concluso con disappunto, perché lui si sentiva buono e giusto e di non aver fatto del male a nessuno. Quindi, pensò di avere un po’ di pazienza e vedere se il giorno dopo la carrozza sarebbe partita o meno.

Il giorno dopo la carrozza e i suoi cavalli erano rimasti al giorno precedente: stavano lì come inchiodati sul terreno e di mettersi in movimento proprio non se ne parlava. A questo punto il marchese – che di notte non aveva chiuso occhio – si convinse sempre di più che si doveva certamente trattare di maleficio e di incantesimo fatto da qualche spirito maligno che ce l’aveva con lui e, quello stesso giorno, emanò una specie di editto in cui si diceva che chiunque fosse stato capace di sciogliere l’incantesimo e il maleficio che era stato ordito contro la sua persona e la sua carrozza avrebbe ottenuto tutto quello che avrebbe chiesto e desiderato.  (…)

La redazione