Rocca Imperiale-11/07/2024: IL DON CHISCIOTTE DI SEGATORI  PIACE PERCHE’  FILM ARTIGIANALE  E  SARA’ UN OTTIMO PROMOTORE TURISTICO

a Palazzo Pignatelli
Alessio Boni
don Chisciotte e Sancho Panza
Fabio Segatori
Fiorenzo Mattu – Sancio Panza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL DON CHISCIOTTE DI SEGATORI  PIACE PERCHE’  FILM ARTIGIANALE  E  SARA’ UN OTTIMO PROMOTORE TURISTICO

di FRANCO MAURELLA

Per l’ultimo ciak  che conclude le riprese del “Don Chisciotte”, il regista Fabio Segatori utilizza il sito archeologico di Broglio di Trebisacce e la capanna Enotria fedelmente ricostruita. Dal volto di Segatori, trapela il legittimo orgoglio per un lavoro faticoso ma affascinante girato tra il Materano e la Calabria Jonica. LE LOCATION.  Il prologo del film, ha ambientazione siciliana, a Messina, in una Chiesa sconsacrata che nel Seicento fungeva da ospedale civico presso cui è stato a lungo ricoverato, a causa delle gravi ferite rimediate durante la battaglia di Lepanto, lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes autore del romanzo. In seguito, le riprese del film sono state girate nei suggestivi borghi del materano: Pisticci, Montalbano Jonico, Craco, Borgo Taccone e Genzano in Lucania. Poi la troupe si è trasferita nell’Alto Jonio Cosentino, un territorio anch’esso spettacolare e misterioso, gran parte del quale ancora integro e inviolato e popolato di calanchi, di castelli medievali, di fiumare assetate e di spiagge incontaminate..  Le riprese sono iniziate presso il maestoso Castello di Oriolo per poi proseguire nella settimana successiva a Rocca Imperiale, a Roseto Capo Spulico, a Trebisacce, a Villapiana, a San Lorenzo Bellizzi e nella Frazione Piana di Cerchiara, presso lo storico e nobile Palazzo Pignatelli, messo a disposizione dal proprietario Rocco Carlomagno.

L’INTERVISTA.  D: Maestro da cosa nasce il suo rapporto con la Calabria e con l’alto Ionio cosentino.  R: “Ho trascorso la mia adolescenza al mare, vicino Soverato. Li i primi fidanzamenti estivi, le prime passioni giovanili.  Poi diventando più grande ho conosciuto un amico di Villapiana che mi ha ospitato a casa sua nel centro storico. Da li  ho cominciato a esplorare tutta la zona del Raganello, Ponte del Diavolo, Trebisacce,  i castelli dell’Alto Jonio. A vent’anni negli anni 80, è stata una scoperta di un mondo che già all’epoca mi sembrava ingiustamente poco conosciuto quindi da allora con Pino Rugiano che è l’architetto che poi ha firmato il progetto del Molino a vento che sta nel film con Pino abbiamo detto ma è pazzesco che in questa zona così bella e così varia con paesaggi così vari e non sia non ospiti delle produzioni cinematografiche e io mi sono ripromesso di un giorno di riuscire a portare un film qua e per fortuna ce l’ho fatta”.

D: Perché sostiene che il film è anche un ottimo promotore per un turismo d’eccellenza.  

R: “Il film racconta l’immaginario di Don Chisciotte, un uomo dell’inizio del 600 che vive ancora come se si fosse nell’età cavalleresca nel medioevo. Questo mondo dell’Alto Jonio fatto di castelli, con una natura selvaggia e misteriosa, evoca un po’ l’immaginario di Don Chisciotte come un universo fantastico dove ci si muove a cavallo, un universo fantasioso e cavalleresco che oggigiorno nelle nostre città sembra ormai completamente scomparso e invece qui lo si può ancora trovare. Questo sicuramente e soprattutto per le giovani generazioni sarà motivo di grande attrazione e di curiosità. Tra l’altro, il Don Chisciotte di Cervantes è il terzo libro più letto al mondo dopo la Bibbia e il Corano, un testo classico della letteratura mediterranea e, quindi, provoca curiosità e vorranno visitare i luoghi del film. Dunque, un turismo qualificato, intelligente e di qualità che rappresenta il target turistico di cui l’Alto Jonio ha bisogno”.

D: Il protagonista Alessio Bono è convinto che questo Don Chisciotte sarà un successo perché è un film artigianale.  

R: “Perché noi non siamo una grande produzione non siamo una major siamo una società costituita da due autori io,  Fabio Segatori e Paola Columba,  un’altra regista prestata alla produzione per far sì che i pochi soldi che siamo riusciti a raccogliere coi finanziamenti vadano tutti nell’opera, nel prodotto artistico e, quindi, il film  è fatto con la cura artigianale di un tempo io dico sempre noi siamo come coloro che si ostinano a fare delle sedie a mano in un mondo di sedie fatte di plastica dai cinesi”.

D: Questo comprensorio può interessare altre produzioni?.

R: “Io lavoro anche come documentarista da tanti anni il mio primo documentario è del 1985 quindi setacciato tutta l’Italia e non finisco mai di stupirmi per le meraviglie che ha; l’Italia è uno scrigno di storie, di personaggi tutte da raccontare per cui quando vengono le multinazionali americane e dicono che devono fare i film basati sugli algoritmi a me viene quasi da ridere perché noi in realtà abbiamo una fucina di storie di leggende di miti e il problema è che si sta determinando una specie di atrofia per cui le persone non si mettono più a cercare oppure c’è il paradosso di questa epoca è che avendo tutto a portata di mano attraverso il web, la gente si è ulteriormente impigrita”.

D: Il suo Don Chisciotte è stato realizzato anche grazie alle sinergie con il territorio.

R: “Innanzitutto questa è un’avventura umana sin da quando sono venuto qui nella metà degli anni 80. Grazie al mio amico Pino Ruggiano ho conosciuto delle persone con le quali poi ho stretto un’amicizia,  a cominciare dal professor  Giovanni Mazzei e poi con Francesco Calà,  Carmela Vitale di Trebisacce che mi ha molto aiutato e anche l’ex sindaco Alex Aurelio, il sindaco di Albidona, di Oriolo, Simona Colotta , l’ex sindaco di Roseto Capo Spulico, Rosanna  Mazzia, il sindaco di Rocca Imperiale, Ranù,  di San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria.  Molto spesso il vero problema di questa area e della Calabria in generale, è che ognuno coltiva il proprio orticello mentre con questo Don Chisciotte abbiamo creato una bella sinergia che ha portato come una nuova consapevolezza del territorio per cui, grazie alle lettere di interessamento di questi comuni, abbiamo presentato il progetto alla Regione Calabria e abbiamo vinto il bando con finanziamento dalla Calabria Film Commission. Il bando è stato vinto  tanto per la  motivazione artistica quanto per avere evidenziato che volevamo fare un film contro luoghi comuni, raccontando una Calabria che non ha nulla a che vedere con la ndrangheta e che il set era l’ideale per una favola morale”.

D: I luoghi del set.

R:”Abbiamo girato, nel prestigioso e antico Palazzo Pignatelli, in Piana di Cerchiara, messo a disposizione da Rocco Carlomagno; a Villapiana, grazie a Leonardo Diodato,  abbiamo valorizzato, per esempio, la chiesa diroccata del monastero Orto dei Monaci e vi abbiamo fatto suonare un brano del 600 a dei maestri del Conservatorio di Cosenza e, quindi, abbiamo fatto un’operazione che vuole essere anche simbolica dimostrando che in Calabria ci sono luoghi meravigliosi che se rivalutati possono diventare dei veri e propri gioielli. Abbiamo girato nei castelli di Rocca Imperiale, Roseto e Oriolo e, su questo, voglio dire che la gente non è attratta dalle pietre anche se sono ben restaurate ma le pietre, per attrarre, devono ospitare degli eventi e devono far vivere alle persone delle esperienze che loro ricorderanno e delle quali riferiranno ad altri  che quindi decidono di andare a visitare quel territorio.