Villapiana-23/09/2024: L’attivismo sul palco del festival di OPEN 2024: la giornalista Ygnazia Cigna intervista Carolina Capria ed Andrea Grieco.

L’attivismo sul palco del festival di OPEN 2024:

la giornalista Ygnazia Cigna intervista Carolina Capria ed Andrea Grieco.

 

 Dal 20 settembre fino a domenica 22, a Parma, si è tenuta la seconda edizione del festival di OPEN, giornale online fondato da Enrico Mentana e diretto da Franco Bechis. Tre giorni di talk, interviste e dibattiti per discutere delle sfide del futuro e dei temi che più stanno a cuore alla generazione Z, senza venir meno però alle esigenze di ogni affezionato lettore del giornale. Sul palco si sono alternati esponenti del governo, economisti, geopolitici ma anche personaggi di spicco del panorama musicale e del mondo dello spettacolo. Nell’ultima giornata del festival, Ygnazia Cigna (giornalista di Open, al centro in immagine) ha intervistato Carolina Capria ed Andrea Grieco, riuscendo ad intersecare giornalismo ed attivismo, moderando una nuova prospettiva oltre la crisi dell’informazione e della divulgazione attivista. Sono due i contenuti principali d’attivismo portati sul palco, l’ambientalismo ed il femminismo, due mondi differenti ma che si ricongiungono in molti parallelismi. A sottolinearlo è proprio Carolina Capria, spiegando che all’alba dell’attivismo vi è il desiderio di sensibilizzare su temi che stanno loro a cuore, spingendo però le persone ad «andare oltre». Si unisce in tutta risposta Andrea Grieco, affermando che «bisogna tornare ad umanizzare le persone», sui social per essere al passo dei bisogni odierni, ma anche fuori dalle piattaforme social, vivendo il contatto diretto con la gente. Carolina Capria, nata a Cosenza ma di adozione Milanese, è una scrittrice, sceneggiatrice ed attivista con alle spalle un bagaglio di esperienze televisive come autrice. Nel 2011 esordisce come scrittrice e da allora ha continuato a pubblicare libri e saggi per ragazzi/e. È dal suo profilo social chiamato «L’ha scritto una femmina» che però promuove la letteratura femminile ed abbatte pregiudizi e discriminazioni di genere. Lo scopo della pagina social era anche quello del voler aprire una finestra alla divulgazione ed al dibattito, spiega Carolina. L’intenzione di volerlo fare è chiara anche nel nome che ha attribuito alla sua pagina di successo, partorita da varie esclamazioni stereotipate che le sono state rivolte in passato, in primis dai maschi adolescenti nelle scuole, dove questo ci fa capire che lo stereotipo ha le capacità di radicarsi in ogni fascia d’età e rimanere vivo poi nel mondo degli adulti. A tale affermazione, Andrea Grieco (divulgatore, impact manager ed attivista su tematiche di sostenibilità ambientale e umana), aggiunge che «l’attivismo porta una democratizzazione della protesta, ma che dall’altra parte, però, arrivano orde di violenti, generando il cosiddetto “cyberbullismo”, dove il leone da tastiera arriva sui tuoi contenuti e ti insulta. Ma se succede, significa che di quel tema bisogna ancora parlare». E più si parla di temi delicati e sociali, ha spiegato Carolina Capria, «più le persone si sentono autorizzate a dire la loro, all’inizio ci rimanevo male e provavo a creare una discussione, da qualche tempo mi sono chiusa ed evito di leggere. Mi dispiace perché mi impedisce la condivisione e il dialogo con chi lo vuole davvero. È una enorme privazione, ma è il mio modo di mantenere la serenità». Ad incalzare la questione è proprio la moderatrice Ygnazia Cigna, facendo luce attraverso le sue domande sullo spazio grigio e talvolta contraddittorio tra azione e narrazione, tra il raccontare gli eventi e l’essere parte dei processi stessi, facenti parte della nostra storia da tempi innati. Dunque, non una voce fuori campo la sua, che con estrema empatia ed estremo equilibrio ha saputo essere parte attiva di un giornalismo che prende segmento ad un impegno sociale volto al cambiamento, scuotendo le coscienze generali dei presenti, nella consapevolezza che su questo non esiste giornalismo neutrale e non esistono narrazioni oggettive, ma che ogni nostra parola definisce una scelta di campo. Questo spazio di dialogo e divulgazione, si è reso protagonista ad una apertura degli spazi di libertà e pluralismo ed è evidente il come si voglia ricreare dinamiche redazionali aperte e multidisciplinari, essere voce di battaglie sociali per la giustizia e l’uguaglianza per un bene comune. Un giornalismo valente di allogare un orientamento verso quei valori ad oggi imprescindibili della giustizia sociale e ambientale, della democrazia, dell’allargamento dei diritti di pari genere, ponendo da un lato la necessità concreta di rendere il giornalismo parte attiva dei processi di emancipazione, dall’altro di fornire all’attivismo maggiori strumenti professionali che aumentino la sua capacità di avere un impatto reale nella società. Ad oggi, il giornalismo e la divulgazione hanno bisogno di porsi anche come strumento per le organizzazioni che si impegnano a produrre i cambiamenti necessari per affrontare le molteplici crisi del mondo contemporaneo, peraltro il metodo e le competenze giornalistiche si rendono necessarie per tradurre queste istanze senza lasciarle in balia dell’auto narrazione e affinando le capacità di comprendere la complessità del reale. Ma attenzione, facendo collaborare i professionisti dell’informazione e gli attivisti, non significa sovrapporre e schiacciare queste due figure una sull’altra, negandone le specificità e gli ambiti di azione. E non significa nemmeno svuotare il giornalismo del suo ruolo di mediatore tra fatti e narrazione. Ma significa inserirsi in una dialettica generativa, fatta anche di contraddizioni, ma con un senso ed una prospettiva nuovi. Questo incontro, come l’intero festival, per la valenza dei suoi giornalisti e delle tematiche trattate potrebbe disegnare da qui ad un domani una linea di un futuro comune decisamente migliore.

 

  • Accoti Giusy.