Lauropoli-29/10/2024: La storia straordinaria di un agricoltore del Sud

Salvatore Cataldi

Nel volume di Salvatore Cataldi

La storia straordinaria di un agricoltore del Sud

 

  Il lavoro di Salvatore Cataldi Biagio Tancredi. La straordinaria storia di un intrepido agricoltore del Sud, narra, in modo analitico e circostanziato, la vita di un caratteristico personaggio descritto in 318 pagine, attraverso documenti consultati in archivi pubblici e nella residenza del Nostro.

  La storia descritta è veramente “fuori dall’ordinario”, anche perché sbugiarda il detto popolare che all’incirca suona così: “… quello uomo? È uno sceso dalla montagna, una persona rozza, cosa potrà sapere come vanno le cose qui da noi?” Mentre, di contro, vi è un altro detto popolare, per altro più accattivante, che recita; “il montanaro”? Scarpe grosse e cervello fino…”. L’aggettivo qualificativo attribuito a Tancredi dall’autore, è intrepido: e tale è stato nel corso della sua vita. Questo termine richiama alla mia memoria giovanile (anni ’50) il nome di una collana di fumetti del genere “avventuroso”, l’Intrepido che è stata una delle più apprezzate, diffuse e longeve pubblicazioni per adolescenti e giovani.

  Intanto il carissimo Salvatore Cataldi -sulla scia dei poeti e scrittori greci- invoca la benedizione e il sostegno per la sua fatica letteraria, con ‘intrepido coraggio’, (pag.7) agli dei dell’Olimpo rivolgendosi a Zeus e Mnemosine.

  Nella prefazione vergata dal prof. Corrado Giacomini, già ordinario di Economia agroalimentare nell’Università di Parma, si legge: “il libro di Cataldi che mi era stato presentato come “romanzo” e tale è, perché non contiene soltanto la biografia di un grande uomo del sud, ma racconta l’avventura della sua vita lungo la storia della società agricola della Piana di Sibari e del suo paese di adozione, Lauropoli, durante gli anni del Novecento: Biagio Tancredi è l’eroe di questa storia”. Il prof. Giacomini rammenta, inoltre, che Tancredi era soprannominato “Risciliùn”, per la “sua autorevolezza, l’intelligenza e l’acume…”. Più avanti a proposito da tale nomignolo, Cataldi fa risalire l’appellativo rivolto al Nostro, all’assonanza -nella dizione della lingua locale- con quella dell’eminenza grigia francese del cardinale Richelieu: personalmente ho qualche riserva sull’accostamento.

  Il “Francese” tesseva le file dietro le quinte del potere regnante in Francia, il “Lauropoletano” lo faceva sì, ma nell’ambito comunale, diocesano e provinciale: la mia è una personalissima riflessione.

  Alla prefazione del prof. Corrado Giacomini si affianca quella di Giuseppe Aloise, amico di famiglia del Tancredi e concittadino, oltre che docente, commercialista nonché sindaco di Cassano, assessore regionale all’Agricoltura e deputato al Parlamento italiano.

  Chiosare l’intervento di Aloise (p. 12/15), oltre all’imbarazzo personale che avverto per la frequentazione pluridecennale con lo stesso, mi rallegra il taglio che ha dato all’intervento e mi compiaccio vivamente per il “volo alto” nel citare a proposito del Tancredi le opere di Marco Tullio Cicerone e di Catone il Censore.

<Marco Tullio Cicerone -osserva Aloise- nel libro I del De officiis, disquisendo attorno alle caratteristiche delle varie attività produttive e professionali e alle loro scale dei valori, formula un giudizio conclusivo che, rapportato al presente che viviamo, sembra sorprendente: <Tra tutte le occupazioni, da cui si può trarre qualche profitto, la più nobile, la più feconda, la più dilettevole, la più degna di un vero uomo e di un libero cittadino è l’agricoltura>. <Cicerone -continua Aloise- è in linea con quanto affermato da Catone il Censore nel suo trattato De Agri Cultura: Vir bonus est colendi peritus. Il buon cittadino Romano è esperto nell’arte del coltivare. Se si pensa all’esperienza umana e all’impegno di lavoro che hanno caratterizzato la vita di Biagio Tancredi (per tutti Don Biagio Tancredi) le affermazioni di Cicerone e di Catone il Censore trovano una puntuale ed appropriata corrispondenza>.

  Alla fine del suo scritto Peppino Aloise si scusa per “avere eccessivamente indugiato su qualche locuzione latina”. Egli lo ha fatto tenendo presente la figura del carissimo, comune amico dottor Mimmo Tancredi il quale, da ottimo e devoto figliuolo di Zi’ Bbiase, mantiene alto l’esempio, la memoria e la figura di suo padre Biagio. Pensando appunto a Mimmo, Aloise ricorda -accanto al “suo galantuomismo”-  la sua solida cultura umanistica e la sua particolare e simpaticissima inclinazione al lessico latino”: sottoscrivo in toto quanto affermato da Aloise.

  Sulla biografia di Biagio Tancredi tratteggiata da Cataldi, Aloise aggiunge inoltre:< raccontare la vita di Don Biagio Tancredi non è una narrazione molto agevole attesa la sua vasta personalità e la varietà delle esperienze maturate. Il pregevole lavoro dell’amico dott. Salvatore Cataldi che si è tradotto in un’accurata, attenta e precisa ricostruzione biografica, è un significativo contributo alla conoscenza di un “personaggio” che con le sue opere e le varie attività -agricole, politiche, di rappresentanza di organismi di categoria- ha lasciato segni che vanno ben oltre l’ambito locale. In questa ricostruzione -aggiunge Aloise- l’Autore si è affidato ad una rigorosa ricerca documentale e anche alle testimonianze vissute nel suo ambito familiare.         Quando si racconta una storia taluni legami di affetto e di stima possono condizionare, sotto il profilo delle emozioni e delle passioni sentimentali, la narrazione che si intende affidare ai lettori. L’Autore, pur sollecitato sicuramente da questi sentimenti, non ha realizzato un’opera biografica tesa ad esaltare in maniera acritica il “personaggio” oggetto del suo approfondimento ma si è sempre attenuto rigorosamente ad un’esposizione oggettiva, sorretta sempre da ricerche documentali e da acquisizioni accuratamente selezionate>.

  Scorrendo e leggendo le pagine del corposo volume, Cataldi (p.36) riporta in sei righi una stringata, realistica e completa definizione della persona, del temperamento, del carattere, delle qualità di Biagio Tancredi, inteso comunemente dalla gente di Lauropoli come Zi’ Bbiase i’ Mizzuni.

  L’autore, tra l’altro, testualmente annota: <Risciliùn è l’appellativo attribuito al nostro dai suoi amici e conoscenti per le sue eccezionali doti diplomatiche e capacità di intessere rapporti; in verità credo sia la storpiatura dialettale di Richelieu, il potente cardinale francese di cui il Tancredi ha la simile e innata capacità di allacciare forti legami, soprattutto con la diocesi di Cassano Jonio dei Vescovi Bruno Occhiuto e Raffaele Barbieri>.

  Il nomignolo di “Rsciliùn’” era inteso come tale dai suoi dipendenti: Zi’ Bbiase i’ Mizzùn’, dove “Mizzùn’ ”(mozzicone o tizzone nella lingua parlata locale) era denominata la località, oppure, come si evince da una breve, benevole  chiacchierata intercorsa con alcuni suoi ex dipendenti e parenti stretti, è venuta fuori che il tutto era da attribuire alla particolare, intensa colorazione della sua pelle tendente al marrone; come d’altronde si evince dalla foto a colori del nostro che campeggia sulla copertina del volume in esame.

  Sinceramente e in buona fede non riesco ad ipotizzare che il guardiano di vacche, il mungitore di vacche e di pecore, di colui che passava il grano nel grande setaccio per liberarlo dalle impurità, o il guardiano del gregge, o il dipendente della fornace che produceva mattoni e tegole, nel vallone di Francischiello e nella Grotta di Filardo, e -col dovuto rispetto per le citate persone- le stesse avessero avuto cognizione  dell’eminenza grigia che “lavorava dietro le quinte” alla corte di Francia.

  Circa il tessere rapporti con la Curia cassanese, dalla quale aveva avuto la concessione in affitto dei terreni, e con altre organizzazioni di categoria (Confagricoltura, Coltivatori diretti, ed altri) il Tancredi era un Gran Maestro. E per questo complimenti vivissimi a Cataldi per averli evidenziati.

  Nelle successive 311 pagine del volume Cataldi ha esplicitato il temperamento, il carattere formato soprattutto con le frequentazioni citate dallo stesso autore, e ci fa conoscere anche l’attività di allevatore di ovini, bovini, e di ad animali, il delegato di Azione cattolica, il consigliere comunale, l’opera all’interno della Federconsorzi, con l’industria dei laterizi e tanto altro.

  I vari riconoscimenti attribuiti al cav. Tancredi, e la particolare, affettuosa amicizia con l’on. Pierino Buffone e tanti altri parlamentari, tutti battaglieri portatori di interessi legittimi e di diritti soggettivi della classe dei coltivatori diretti arricchisce a tutto tondo la figura e l’opera del Tancredi.

  L’intitolazione al cav. Tancredi della piazzetta antistante la propria azienda agricola, con annessa civile abitazione, sembra essere stata un “atto di riparazione” da parte dell’Amministrazione comunale di Cassano e di coloro i quali -anni addietro- avevano tentato di ridimensionare l’attività agricola Tancredi e in particolare il tentato allontanamento dell’allevamento di bestiame da quel sito ormai urbanizzato: il tutto finì in sede giudiziaria. Zi’ Bbiase uscì vittorioso anche in quella battaglia!

  Si può concludere, in estrema sintesi, che Salvatore Cataldi ha eretto a Biagio Tancredi un “pregevole monumento”, a futura memoria, che lo farà conoscere anche ai posteri.

  Intanto alcuni lettori locali -oserei dire supercritici- hanno fatto rilevare che Cataldi, qua e là, nella biografia romanzata ha dato l’impressione che il lavoro sia stato un pochino “agiografico”, apologetico, celebrativo, ma ritengo, che non ci sia ombra di imitazione di siffatto genere letterario.

  Sulla postfazione di Antonio Canonico poeta, occorre fare qualche osservazione. Canonico definisce il lavoro dell’amico Cataldi come “biografia romanzata di un uomo del sud”. Probabilmente lo sarà: tanto è vero che anche l’illustre prof. Corrado Giacomini   scrive: “Biagio Tancredi è l’eroe di questa storia”.

  Dopo gli autorevoli interventi sopra citati, il volume di Cataldi -come genere letterario- lo si può collocare tra la narrativa e la saggistica: una storia, se volete, come tante micro storie, che ben si inserisce nella Storia della Sibaritide, dell’Alto Jonio Cosentino e della Calabria.

  (Salvatore Cataldi, Biagio Tancredi. La storia straordinaria di un intrepido agricoltore del Sud, Planet Book, Castellana Grotte, pp. 318, euro 19.90).

                                                                                     Martino Zuccaro

 

CHI È

  È Salvatore Cataldi nasce nel 1971 a Lauropoli, frazione di Cassano All’Ionio.

Alle scuole superiori, sceglie di frequentare l’Istituto Tecnico per Geometri dal 1986 al1990.

Particolarmente attratto dal gioco del calcio, frequenta l’associazione parrocchiale ACR e gioca per quindici anni nella squadra locale U.S. Lauropoli nel ruolo di portiere dal 1982 al1997.

  Da adulto, comprende l’importanza dell’associazionismo culturale e, insieme ad amici, fonda l’Associazione Amici del Territorio. Successivamente, crea la Take to Share e diventa vicepresidente e direttore del Fan Club Bertoli di Lauropoli. Con il Fan Club Bertoli, promuove iniziative musicali e culturali, tra cui la presentazione di libri che trattano della storia del territorio, di personaggi illustri e della scoperta di grotte e reperti antichi. Ha diretto l’organizzazione di riusciti convegni ed eventi artistici e musicali in teatro e alla radio dal 1995 a tuttora.

  Appassionato di archeologia e di musica cantautoriale.

  Di ispirazione cristiana cattolica, predilige la costruzione del capitale sociale e crea solide relazioni con il mondo accademico e le istituzioni, che ritiene siano alla base della crescita personale e del territorio. Sceglie di intraprendere iniziative culturali che abbiano come fine il raggiungimento del bene comune. È incline al fare, all’essere e non all’avere e all’apparire.

  Si laurea all’Università della Calabria in Economia aziendale, con una tesi sulla crisi del modello capitalista dal titolo “Dal Fordismo al Postfordismo il capitalismo prossimo venturo” – relatore Prof. Domenico Cersosimo dal 1996 al 2001.

Si laurea all’Università di Parma in Economia dei Paesi in via di Sviluppo, con una tesi avente come tema “I Distretti Industriali Marshalliani – DIM e la cooperazione internazionale” – Relatore Prof. Guglielmo Wolleb con la presenza del dottor Gino Strada dal 2002 al 2005.

All’Asmeform di Napoli consegue la specializzazione post laurea con il “Master in gestione dei tributi locali” (2006)

Ha insegnato nell’ambito dei progetti PON alle scuole superiori di Sibari-Cassano e Lungro le materie di “Sviluppo Locale e Marketing territoriale” tra il 2006 e il 2010.

All’Università della Calabria sostiene l’esame di stato e si abilita all’esercizio della professione di commercialista (2023)

  Accanto ai pionieri della programmazione europea e regionale in Italia, i professori Domenico Cersosimo, Fabrizio Barca e Salvatore Orlando si forma, ed è tra i primi a scrivere insieme al professore D. Cersosimo, sul tema dello “Sviluppo locale” dal 1996 al 2004.

Sull’argomento continua a scrivere sui quotidiani e sui social articoli, parlandone in programmi di TV e radio locali; e grazie al periodico “Prospettive Meridionali” inizia la divulgazione delle tematiche “Fondi europei e il modello dello sviluppo locale” dal 2003 al 2005.

  All’Università della Calabria e di Parma comprende l’importanza dell’arte della scrittura per la divulgazione di nozioni di base di economia e di temi umanistici, al fine di sollecitare nella società la crescita dei valori di “identità, appartenenza e partecipazione” dal 1996-2004.

  Studi e osservazioni che fanno maturare in lui l’idea di scrivere un libro, sviluppato lungo un percorso di divulgazioni e proposte dal basso a istituzioni, imprenditori privati e all’associazionismo locale durato quindici anni, dal titolo: “Mezzogiornopreciso, il modello dello Sviluppo Locale per la Sibaritide Cassanese” (2018)

Appassionato di archeologia e di preistoria scrive il secondo libro dal titolo: “Il Villaggio di OnassaC e la Rivoluzione Neolitica” (2019). Un lavoro che ha attirato l’interesse per un possibile film o docufilm del regista cinematografico professore Guido Fiandra di Roma – Docente del corso di regia e sceneggiatura all’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna.

  Impegno che continua con il terzo libro “Gli Strappatori di Emar, le meraviglie della preistoria, di cuore, di pietra e di sangue”, che racconta dell’età del rame e del bronzo dei borghi preistorici del Pollino (2023)

Libro che attira l’interesse di Procida, Capitale della Cultura italiana 2022, e conquista l’invito a partecipare a ottobre 2023 nell’ambito degli eventi di presentazione dei libri. Iniziativa che ha valso all’Amministrazione comunale e al territorio l’impegno di sottoscrivere un “Patto di amicizia” con Procida, iniziativa che si terrà a metà novembre p.v.

  Matura l’idea di far crescere nel paese il senso della “riconoscenza e della meritocrazia” al fine di rinverdire la “memoria storica locale”, per cui scrive il quarto libro dedicato alla biografia romanzata di un saggio agricoltore paesano dal titolo: “Biagio Tancredi, la straordinaria storia di un intrepido agricoltore del Sud” (2024)

  Libro che, insieme al precedente romanzo “Strappatori di Emar”, conquista la ribalta del Salone Internazionale del Libro di Torino (2024)

  Al presente è impegnato nel lavoro di scrittura del quinto libro che presto sarà pubblicato, riguardo la biografia romanzata di un personaggio locale molto importante, ma purtroppo dimenticato e sottovalutato.