Amendolara-04/11/2024: “Sulla pelle”. Emozioni in versi che graffiano l’anima
“Sulla pelle”.
Emozioni in versi che graffiano l’anima
«Questo libro è un “graffio” sulla pelle dell’anima! Rappresenta la sfera femminile costellata di emozioni che fanno vibrare l’anima e che vivo sempre sulla pelle. Un cammino emotivo e sensoriale che snuda il coraggio e la dignità di ritrovarsi, la voglia di rinascere, ogni giorno». Presenta, così, Laura Cusenza la sua silloge “Sulla pelle”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Un insieme di emozioni che si susseguono nei versi, resi immortali dalla poesia. Ed è proprio qui che sta la felicità per Laura. Nella scrittura, che consente di tirar fuori stati d’animo più profondi. Una continua ricerca di se stessi che porta inevitabilmente ad amare le piccole cose, a prendersi cura delle propria anima, a mordere e godere di ogni guizzo di vita che dona emozioni e meraviglia.
Per l’autrice, originaria di Copertino (Lecce) ma che vive a Palazzolo sull’Oglio (Brescia), si tratta di una vera e propria rinascita, quella di una donna che si ispira all’universo femminile, alle sensazioni e alle emozioni di ritrovarsi, riconoscersi e vivere il mutamento come fosse arte, come le linee di Mirò: colorate, luminose, fresche e vigorose, oscillanti e decise, e sempre con un obiettivo da raggiungere. «Questo libro è stato un dono che la vita mi ha fatto in un periodo in cui non mi riconoscevo più. Mi ha spogliata di una corazza che copriva quella che sono sempre stata, dipanando quel groviglio di nodi che, inconsciamente, stringevano strette le mie ali. Quelle sì che mi hanno sempre permesso di respirare il mondo dall’alto e planarvi con leggerezza».
“Sulla pelle” è un’opera che coinvolge tutti i sensi, nata dal bisogno dell’autrice di sentirsi viva in un momento in cui il mutamento dell’anima ha messo in discussione il proprio “io”. «Il ritmo dei versi – scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, attore, regista teatrale e poeta, figlio di Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura Italiana – segue un andamento musicale che accompagna la malinconia di chi vede svanire una relazione in cui aveva creduto, ma trova anche il coraggio di allontanarsi, di ritornare tra le ombre della sera, con notevole dignità. Seppure feriti, è possibile rialzarsi, ricostruirsi da soli perché si deve contare solo sulle proprie forze. Alla fine nel fitto buio si intravede uno spiraglio di luce perché non c’è l’intervento salvifico degli altri, ma una reazione nata da un lavoro individuale».
Nelle liriche c’è naturalezza, veridicità e tanto coraggio. Ci sono parole che feriscono ancora la poetessa – artista nell’animo -, ma anche sorrisi che riaffiorano, occhi che continuano a guardarla. La silloge è un inno alla donna e alla vita. E non può essere altrimenti, dal momento che, per Laura Cusenza, il significato della parola “donna” è proprio racchiuso in quello di “vita”. «La vita è donna, e donna è colei che dona la vita. Una donna ha sempre sorrisi da regalare anche quando cerca un sorriso. Braccia sempre pronte ad accogliere, anche quando è lei che cerca abbracci. Occhi che vedono oltre lo sguardo, anche quando è lei che ha bisogno di essere guardata con altri occhi. Orecchie per ascoltare, anche quando la sua voce non si fa sentire. Una bocca che sa sempre sussurrare parole d’amore e di conforto a chi ama. Un cuore che sa accogliere anche ferite e dispiaceri. Una donna è la bellezza della vita».
I versi sono pregni di autenticità, di finito e infinito, sogni e realtà. Di emozioni tatuate sulla pelle, che graffiano e accarezzano. Che fanno scendere una lacrima e sorridere. Che possono far male e rendere felici. Cadere e rinascere. «A chi avesse voglia di leggerlo spero arrivi, di getto, il messaggio del coraggio di mettersi sempre in gioco. Questo libro – conclude Laura Cusenza – vuole salvare e, allo stesso tempo, custodire dall’inesorabile trascorrere del tempo la testimonianza di una donna che si ritrova, che si riscopre e che, senza più scendere a compromessi ma con consapevolezza e dignità, riprende in mano la sua vita».
Vincenzo La Camera