Amendolara-04/12/2024: “Lettere, parole e frasi”. Un viaggio nel rifugio delle emozioni
“Lettere, parole e frasi”.
Un viaggio nel rifugio delle emozioni
E’ molto più che un libro per l’autore lucano Rocco Aieta, la sua silloge “Lettere, parole e frasi”. E’ un bisogno emotivo di esprimere le proprie emozioni; un rifugio, lo sfogo della parte più intima di sé. L’opera, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, è un viaggio interiore espresso attraverso la scrittura. L’autore è, infatti, convinto di come «tutto ciò che ci accade nella vita, nel bene e nel male, possa trasformarsi in qualche forma d’arte unica e irripetibile». E anche la scelta del titolo non è casuale ma è molto pragmatica, secondo la logica di dare un senso alle cose e poter legare affinemente tutte le poesie, indipendentemente dal loro tema o contesto. «La poesia è composta da frasi – spiega l’autore, nato a Marsicovetere (in provincia di Potenza), che vive nel ridente borgo di Sarconi, sempre in Basilicata – o come potrete leggere anche nel mio libro, anche solo da parole, le quali a loro volta son composte dalle loro radici, le lettere».
Una sorta di catena del linguaggio, dunque, che conduce al senso più profondo dei versi, nel complesso brevi, che – come sottolinea, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, attore, regista teatrale e poeta – privilegiano il ritmo e la musicalità, per mezzo di rime baciate. «Non si tratta – scrive il figlio di Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura italiana – di un gioco verbale, ma di un desiderio di comunicare drammi esistenziali con una modalità che riproduce il mondo contemporaneo. Tutto scorre; accadono eventi che poi si allontanano dalla nostra esperienza, lasciando curiosità, ma anche amarezza. Vivere e morire, in antitesi tra loro, svelano il destino umano. L’impegno, il desiderio di realizzare obiettivi sono troncati dalla fugacità dell’esistenza. La scrittura soltanto può attribuire un significato al viaggio terreno». Rocco Aieta segue solo la logica del cuore, dove «la conoscenza verso sé stessi è una continua esplorazione verso la nostra evoluzione. Spesso dedichiamo poco tempo alla scoperta di noi stessi poiché viviamo in una realtà che a volte può sembrare sfuggente, ma poi sta comunque a noi decidere quali sono le nostre vere priorità».
Nei versi c’è l’amore, la passione, la natura con i suoi colori e i suoi paesaggi. E, ancora, delusioni, rammarichi, nostalgia. Parole accompagnate da alcune immagini a tema, scelte proprio per accompagnare, con maggiore impatto e veridicità, il lettore in questo viaggio. Che è reale ma, allo stesso modo, emozionale. «Mi piace definire la scrittura come una corda di violino – rivela il giovane poeta – che suona bene se interpretata allo stesso modo. Quello che intendo è che le nostre emozioni generano la nostra fantasia e, attraverso la nostra fantasia, possiamo provare innumerevoli emozioni. Ecco perché la scrittura deve suscitare sempre fantasia nel lettore, partendo dal vero, cosicché possa sembrare reale anche l’irreale».
L’arte diventa, così, catartica e liberatoria, riuscendo a tirar fuori emozioni, positive o negative che siano, e a trasformarle in qualcosa di unico trovando un equilibrio tra bene e male. Ed è questo che l’autore vuole trasmettere ai suoi lettori. «Emozioni, sentimenti, tutto ciò – confessa – ch’io abbia provato scrivendo, cosi che le persone possano rispecchiarsi nella bellezza dell’essere umano».
Vincenzo La Camera