Trebisacce-30/11/2023: IL CANTO XXXII DEL PURGATORIO E LA STORIA DELLA CHIESA CATTOLICA (di Pino Cozzo)

 

IL CANTO XXXII DEL PURGATORIO E LA STORIA DELLA CHIESA CATTOLICA

di Pino Cozzo

 

L’estasi di Dante nel contemplare Beatrice non è certo una novità, rimane tanto affascinato dalla visione, al punto che gli altri sensi sembrano scomparire. Tocca allora alle dee, o virtù, risvegliarlo e richiamarlo alla realtà che sta esplorando, e si accorge di una processione guidata da un carro, dal quale scende Beatrice, mentre si sente sussurrare il nome di Adamo, il cui albero abbraccia sotto di sé i due grandi insiemi costituiti dal Bene e dal Male. Con una magnifica scenografia, viene rappresentata la storia della Chiesa: l’aquila che scende dall’alto e si fionda sull’albero dilaniandolo potrebbe rappresentare le persecuzioni subìte dall’Impero, la volpe che cerca di salire sul carro e viene messa in fuga da Beatrice può essere la simbologia dell’Eresia sconfitta dalla Verità, le piume lasciate dal rapace possono rappresentare la donazione di Costantino, il drago che porta scompiglio può essere la parafrasi del male che si insinua nell’opera evangelizzatrice della Chiesa. Non lasciamoci rubare la comunità e la fratellanza, giacché evangelizzazione è comunità. La fraternità cristiana è rappresentata dal fatto che si diventa una cosa sola con Cristo, e che anche i cristiani diventano una cosa sola tra di loro, e ciò significa di conseguenza una cancellazione dei confini naturali e storici che separano la filiazione con Dio. La via dell’egoismo, della menzogna e dell’idolatria non vince il muro della morte, ma conduce – come dice il Libro dell’Apocalisse – alla seconda morte, la morte al quadrato. La salvezza dell’uomo e del mondo è saldamente nelle mani dell’amore di Dio, apparso sulla croce in tutto il suo splendore: il peccato si ostina a distruggere la liberazione dell’uomo, ma l’amore di Dio e la sua fedeltà sono più forti dello stesso peccato. Il gemito della creazione, gioiosa ed entusiasta della risurrezione di Gesù Cristo e della vita nuova che le è donata, rappresenta una novità di vita che essa sperimenta come rinascita e libertà. Tutta la Chiesa è per sua natura missionaria. E’ inviata nella sua totalità ad annunciare, celebrare e testimoniare l’amore di Dio per il Suo popolo, è mandata, cioè, ad evangelizzare le genti, a portare la Parola di Dio a tutti i figli, anche e soprattutto a quelli che sono lontani, gli ultimi, che non sanno di esserlo, perché, in tal modo, tutti abbiano la possibilità di salvare la propria anima. Coloro che vivono la vita consacrata, che è il dono divino che la Chiesa ha ereditato dal suo Signore, sono chiamati più direttamente a vivere quella forma di vita che lo stesso figlio di Dio scelse di attuare per fare la volontà del Padre, che poi Egli propose ai Suoi discepoli. Tutti coloro che accettano questa chiamata, che la ascoltano dalla Sua stessa voce, sono invitati a lasciare abitazione, lavoro e famiglia e ad abbracciare quell’ideale di povertà, che riescono a capire solo quelli che sono chiamati a comprendere il messaggio. Rinunciando ai beni materiali, essi seguono più da vicino il Maestro e possono dedicarsi al servizio apostolico ed adottano uno stile di vita diverso dall’ordinario, evidentemente più vicino a Dio e più apertamente di fede.  Ed allora spazio ai facili giudizi, alle critiche, alle superficiali riflessioni, che nulla hanno di fondato, perché chi non vive una realtà dal di dentro, non può certo conoscerne gli aspetti, tanto meno se non si accosta mai alla religione, ai riti, alle cose di chiesa, ma ritiene di dover solo e semplicemente chiedere dei servizi quando è necessario, come si fa con gli uffici postali, con le banche, con le altre agenzie. Sono giovani e meno giovani, che magari trascorrono intere giornate ai margini delle strade o nei locali pubblici, convinti come sono che il loro disimpegno sia la panacea di tutti i mali, e che essi, da quel pulpito, possono e sanno esprimere pareri fondati e qualificati, che nessuno può censurare o confutare.  Non è facile essere testimoni per interessi, perché nella Chiesa non c’è spazio per i raccomandati, come d’altronde non avrebbe senso e valore.