Trebisacce-13/09/2024: Il Romanzo d’Ambiente in Giuseppe Trebisacce (di Antonio Miniaci)

Antonio Miniaci

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Romanzo d’Ambiente in Giuseppe Trebisacce
Lettura critica di Antonio Miniaci
Mi è davvero piaciuto Cicciarèlle di Giuseppe Trebisacce, un Amico al quale sono legato da sentimenti di stima, simpatia e affetto che vengono da lontano.
E’ un libro che si comincia a sfogliare con curiosità, si divora con interesse crescente, si chiude con il compiacimento di essersi accostati a un racconto fedele e suggestivo di Letteratura d’Ambiente.
Sullo sfondo di una delicata atmosfera corale, infatti, Trebisacce ripropone l’antico principio ispiratore di un ritorno alle viscere con tutto il suo corteo di simboli e di sogni, una sorta di religiosità laica del luogo dell’anima senza alcun freno alla suggestione di dare forza persino alle proprie debolezze.
Da tale ottica, lo spirito del romanzo non propone una visione imbalsamata fine a se stessa. Rivela, semmai, i segni di un microcosmo affettivo con l’armonia dei suoi sapori-colori-calori-rumori che si porta dietro, cui fare ricorso quando si sente forte il bisogno di una fresca ventata di Casa.
Oltretutto, a mio parere, si tratta di un’operazione di igiene concettuale quanto mai opportuna in una società liquida qual è la nostra in cui ogni scampolo di amarcord è soppiantato dal potere dispotico dell’istante.
Così è sparito il prima. Tutto sembra cominciato l’altro ieri. E la Storia si disperde. Evapora la Memoria che non è soltanto un semplice, sia pure prezioso scrigno personale di localismi nostalgici. E’ piuttosto un archivio di scenari esistenziali e culturali, testimoni e complici della voglia di crescere. Non si va da nessuna parte se non si sa bene da dove si viene, se non si è inverato nella coscienza il patrimonio identitario della persona-individuo senza il quale perfino il conclamato villaggio globale si ridurrebbe a un amorfo feticciato.
La lettura, tra l’altro, è agevolata da una cifra stilistica personalissima, fuori dagli schemi, a tratti sognante; sempre chiara, scorrevole: nessuna tentazione a sfumature simbolistiche.
La parola per Trebisacce è lo strumento di un discorso immediato che riannoda le mappe del piccolo mondo antico in cui anche i muri sembravano di spirito. Il racconto, così, si fa sempre più piacevolmente affabulatorio e interessante, arricchito da un empirismo biografico proprio di un romanzo che sa di verità e di vita: il romanzo di una generazione.
Allora, dalle mute lontananze del passato, fatti e figure riaffiorano con gli ideali che l’animavano, le passioni che li infiammavano, le piccole complicità che li facevano stare insieme.
E succede pure che nel contesto di un costume patriarcale tipico del tempo, non si nega anzi si valorizza di fatto la centralità della figura femminile, moglie e madre silenziosa, discreta ma insostituibile e decisiva in ogni cosa che fa e che pensa. Eppure, del protagonismo evidente del suo ruolo la donna di casa non si accorge per niente tanto le viene spontaneo.
Per quel che mi riguarda, in definitiva, Cicciarèlle ribadisce (ammesso che ce ne fosse bisogno) lo spessore della Presenza di Giuseppe Trebisacce nel panorama della nostra cultura.
O, meglio, della Cultura senza aggettivi.
Antonio Miniaci