Villapiana. Abbattimento selettivo del cinghiale, la denuncia dell’Enalcaccia: “Vengono abbattute anche femmine con i cuccioli in grembo”.
Il “Piano sperimentale di controllo del cinghiale nel Parco nazionale del Pollino”, meglio conosciuto come abbattimento selettivo in vigore tutto l’anno (ad eccezione di brevi determinati periodi), spesso si trasformerebbe in “abbattimento sproporzionato e indiscriminato che finirà per impoverire ulteriormente l’ecosistema dei boschi delle montagne, anziché avere la sola funzione di ridurre il conflitto del cinghiale con le attività produttive dei coltivatori, il vero scopo per il quale l’abbattimento dei cinghiali è stato programmato dall’Ente Parco”. La denuncia giunge da diversi cacciatori aderenti all’Enalcaccia dell’Alto Jonio e dallo stesso presidente e delegato nazionale Nino Faillace, già sindaco di Villapiana, che attraverso una serie di lettere inviate ai vari organi preposti al controllo mettono in evidenza una situazione che nel corso dei mesi si è via via aggravata “perchè- sostiene Faillace- l’abbattimento selettivo in questa zona orientale del Parco del Pollino (settori 1 e 10) avviene senza un coordinamento e un adeguato controllo dei tempi e dei modi stabiliti dal regolamento emanato dall’Ente Parco del Pollino, così che alcuni “selecontrollori” evidentemente mal interpretano il mandato ricevuto e si comportano da battitori liberi, in netto contrasto con quelle regole che invece i comuni cacciatori sono tenuti a rispettare nell’ambito del tradizionale esercizio venatorio pagando le relative tasse”. La norma in questione prevede il solo utilizzo di una carabina di precisione per l’abbattimento, ma il presidente e i cacciatori dell’Enalcaccia Alto Jonio sostengono che le attività svolte in violazione alle regole avvengono “su terreni innevati, come in questi giorni, in molti casi con armi non consentite (fucile caricato a pallettoni e non la carabina), con l’utilizzo dei cani, senza la tecnica dell’appostamento fisso e persino di notte”. Un caso in particolare, accaduto nei giorni scorsi tra i comuni di Oriolo e San Paolo Albanese, rende l’idea della gravità del fenomeno, “in un terreno con la neve alta più di un metro- fa sapere Faillace- sono stati abbattuti quattordici esemplari di cinghiale, tra loro vi erano molte femmine con in grembo i loro cuccioli, trucidati senza pietà. Tutto questo – conclude Faillace- evidentemente non ha nulla a che vedere con la “nobile cultura della caccia” né con una “corretta selezione pianificata da un Ente pubblico sotto le direttive ministeriali”.
Pasquale Bria