Trebisacce-17/10/2013:Le tre “M” della mia vita (di Pino Cozzo)
L’alfabeto è quell’insieme di segni (grafemi) e di parole (fonemi) di una lingua, ciascuno dei quali indica un suono al cui significante (il complesso dei segni) viene associato dai parlanti un significato (ciò che quei simboli indicano), in cui le lettere si susseguono in un ordine organico, progressivo e convenzionale, affinché ciascuno comprenda i messaggi. Tutti i simboli hanno pari dignità ed importanza, ma è altrettanto vero che alcuni di essi indicano una sequenza a cui si attribuisce un valore maggiore. E’ il caso della lettera “M”, con la quale, per esempio inizia la parola italiana Mamma, con la quale iniziano anche i corrispondenti termini delle altre due lingue che al mondo sono le più conosciute e diffuse: il francese Mère e l’inglese Mother. Se si ha ancora stima e si attribuisce ancora valore alla famiglia, non si può prescindere dal senso civico e morale da affidare alle mamme, per ciò che attiene all’integrità etica, al rispetto della giustizia, alla sincerità, alla cortesia, alla fortezza d’animo, all’amore. Tutto ciò è retaggio e dipendenza dalla Mamma di tutte le mamme: la Madonna, nel senso etimologico del termine: “donna mia e di tutti”, la quale non era diversa dalle madri d’oggi, perché ella preparava il grano, faceva il bucato, accendeva il fuoco, si dedicava alla cucina, e, soprattutto, amava il marito e il figlio più di ogni altra cosa al mondo. Era straordinaria nella sua elezione, ma normale nel suo agire. Come tutte le mamme, di ieri e di oggi, e come la mia mamma, che è vissuta e vive in un contesto sociale diverso da quello di duemila anni fa, ma è ugualmente ricca di sentimenti e di valori interiori, che ha saputo contare su sé stessa, badare a sé stessa, portare il suo prezioso contributo di lavoro, dentro e fuori casa, soprattutto amare il marito e i figli. Dietro le normali attività, si sono, però, talora, nascoste tensioni, sofferenze, stenti, incomprensioni, progetti, a volte realizzati e a volte meno, dolori. Essere eroine per una settimana può essere relativamente facile e può portare anche emozioni, ma dover lottare quotidianamente con l’incertezza e non farsi schiacciare dal peso delle privazioni è un’operazione che mette a dura prova anche il carattere più forte, reso ancora più forte dalla giovinezza e dalla voglia di portare a termine un compito affidato dal Signore e guidato da un amore incondizionato. E nella normalità della vita quotidiana, quando tutto sembra essere ordinario, monotono e privo di senso, la carezza al compagno di vita e un bacio dato ai figli offrono certamente la misura di gesti straordinari, che dimostrano che così si compie la volontà divina e si attua una missione alta e nobile. E quando sembra di non possedere beni materiali, quando appare privo di significato il dare corso ad un progetto di vita, allora, il donare il proprio cuore, i propri servigi e il proprio sorriso rendono diverso ogni atteggiamento e pregno di significato ogni gesto. E anche quando si deve accettare la prova della malattia, lo si fa con cristiana e paziente rassegnazione, nella convinzione che possa rappresentare una santa purificazione e un’assimilazione alle pene sofferte dal Signore, per la salvezza dell’uomo.
Ma la “M” è la lettera iniziale anche di “Moglie”, la persona con la quale si stabilisce di vivere il periodo di tempo che il Signore ha decretato, con la quale si condividono le gioie e i dolori, i momenti felici e quelli meno fausti, che si stima e si ama, al di sopra di tutto e più di tutti e di tutto. E’ la persona con la quale si costruisce una vita giorno per giorno, alla quale si promette una fedeltà continua, con rinnovata attenzione e progressiva integrazione, fino a diventare un tutt’uno. E’ la persona con la quale si stabilisce un senso di responsabilità, la fedeltà agli impegni assunti, si condivide lo spirito di sacrificio, l’unità di sposi, riservata a sé stessi, ma non chiusa in un egoismo a due e autoreferenziale, ma fatta di condivisione di valori ed elargizione di esempi fondanti. E come il sorriso esprime allegria, la stretta di mano denota amicizia, una carezza indica affetto, così il rapporto coniugale reca in sé senso di comunicazione, che parla un linguaggio con diverse connotazioni di totale donazione del proprio io e incondizionata accettazione dell’altro, perché scelto, prima da Dio e poi dal partner. Un’autenticità d’amore che diventa profezia di speranza, testimonianza di valori, progetto di crescita e maturazione, totale dono di sé, illuminato, guidato e sorretto dalla grazia del Signore. E allora, quando quella donna decide di lasciare la sua casa per coronare il suo sogno d’amore, poiché innamorata di un ragazzo che conosce bene, un ragazzo dagli occhi bruni, lei avverte la necessità di seguirlo nella gioia, pensa e dice “Voglio essere libera con te, nella felicità e nel dolore. Vivremo insieme per l’eternità. Seguimi in questa storia d’amore, perché la tua vita è la mia, e la mia vita è la tua”.
Quella della “M” come Milan è una passione sbocciata durante l’infanzia. Perché si diventa tifosi e si sceglie una squadra piuttosto che un’altra? Un plagio paterno? Una ripicca da scuola elementare o d’asilo? Una questione di colori o un’assonanza di nomi? Ognuno può dare la sua risposta oppure non trovarne alcuna e crescere «schiavo» di quella fede senza sapere il perché. La fedeltà alla maglia è una delle poche coerenze nazionali di un Paese che ha fatto la storia del trasformismo e in cui sono svanite ideologie e appartenenze di ogni genere: una delle rare costanti italiane. E ogni tifoso, fino alla fine dei suoi giorni, rimarrà indissolubilmente legato a quella maglia scelta da bambino, nonostante tutto. Condividere la passione per il calcio, e in particolare quella tinta di rossonero è il motore che spinge i tifosi a dedicare tempo per seguire la squadra del cuore, naturalmente, spesso, solo con la passione e lo spirito, poiché, per farlo materialmente, è necessario disporre di denaro e, soprattutto, di tempo. Questo amore senza limiti per il Milan ha concesso tantissime soddisfazioni, e anche qualche cocente delusione, che però non ha scalfito e non scalfirà un legame molto stretto, che, ormai, durerà a lungo.