Sibari-Roseto:27/06/2014:3° megalotto Anas Roseto – Sibari nel Paese delle Meraviglie
3° megalotto Anas Roseto – Sibari nel Paese delle Meraviglie
Il 2 luglio si avvicina a rapidi passi. Cosa succederà quel giorno? Ma ci sarà la “Conferenza dei Servizi” sul 3° megalotto Anas Roseto – Sibari. Chi non comprendesse il titolo dell’incontro, “Conferenza dei Servizi” (?!), può stare tranquillo, non l’ha mai capito e spiegato nessuno. Pare, diciamo pare, che potrebbe essere stato un astuto espediente, escogitato a suo tempo, per evitare possibili scomuniche da parte di Papa Francesco (anche se in questi giorni è molto impegnato a decifrare il significato della lettera pastorale speditagli da Fabio Pugliese, nella quale l’insomma poeta sollecita il Santo Padre a tralasciare la sua attenzione alle celesti cose, per dedicarsi invece a ben più pressanti questioni urbanistiche).
Il rituale dell’incontro. Ci si riunisce per approvare una cosa già decisa prima ancora della convocazione. Durante l’assise, l’eventuale obiezione di uno dei presenti, viene subito neutralizzata nel seguente modo: al malcapitato farabutto, subito legato ed imbavagliato dagli addetti, viene fatto sventolare sotto al naso un convincente ferro rovente chiedendogli, con un ghigno feroce, se veramente intenda proporre un qualche dissenso a quanto già esposto e deciso altrove. Inutile dire che l’unanimità, in questo persuasivo modo, è sempre assicurata. Si può quindi procedere ad emettere il comunicato stampa già elaborato nei giorni precedenti. Semplice. Poi, un inserviente si reca umilmente, a ginocchioni, dal Presidente (c’è sempre un Presidente), e gli consegna il placet sulla questione.
Nel nostro caso sarà il Presidente dell’Anas. Descriviamo meglio il personaggio. Qualche giorno fa, con una lettera all’Espresso (n° 25, pag. 159), ha precisato, giustamente piccato, che i soldi per i collaudi tecnici sui lavori del Mose a Venezia (questione di perplessità sollevata dal corruttore Piergiorgio Baita sui 26 milioni di euro in collaudi elargiti dal Consorzio Nuova Venezia; L’Espresso n°24, pag. 41), gli sono stati elargiti senza che lui ne facesse domanda a chicchessia. In poche parole gli sono stati assegnati “a sua insaputa”. Come, questo pare a detta di alcune voci non controllate sentite al bar, sempre “a sua insaputa”, sussistevano le qualifiche necessarie a fare collaudi tecnici (visto che durante la sua carriera ha solo, ed esclusivamente, maneggiato denaro). Cosa doveva collaudare il pluripresidente? Da quale elenco di tecnici collaudatori è stato estratto, a sua insaputa, il suo nome? Queste, come ripetiamo, sono solo voci incontrollate alle quali è difficile credere. Anzi, sicuramente false. Certo, si è sentito dire, sempre a vanvera, al bar, bisogna capirlo, da quando gli hanno ridotto lo stipendio Anas a solo 1.000 euro al giorno, per sbarcare il lunario doveva pur arrabattarsi a fare qualche lavoretto extra (anche lui tiene famiglia). Occorre anche ricordare che come Presidente della Società Stretto di Messina già percepisce qualcosa, ma è anche vero che questo maledetto ponte continua a restare fermo da quarant’anni sulla carta (molto costosa: qualche centinaia di milioni di euro). “Ah!” ha esordito il barista mentre schiumava un cappuccino (un ignorantone che notoriamente parla senza ragionare), “forse è questo l’elenco da cui è stato estratto il suo nome, la lista di quelli pagati per non fare nulla, e quindi, giustamente, pagato per fare qualcosa che non sa fare. O meglio, per fare quello che ha sempre fatto”. Ma che ne sanno i baristi. Un avvocato, presente ad un tavolo a sorbire un caffè, ha esclamato e concluso autorevolmente: “Ma tutto questo è perfettamente legale nel Paese delle Meraviglie!”. E certo, ci mancherebbe altro.
Ma lasciamo stare le chiacchiere ed entriamo nel concreto del progetto in esame dalla “Conferenza dei Servizi”. Si tratta di un elaborato di squisita fattura, concepito in ben due giorni di duro lavoro dal geometra Anas addetto alle grandi opere (sempre supervisionato dall’ingegnere Anas alla buvette). Il metodo usato è stato quello già super collaudato: vergare una fascia di 38 km, composta da sei corsie, sul territorio in oggetto, utilizzando il sofisticato programma al computer cosiddetto “ndo’ cojo, cojo”. Tutti i tecnici sono concordi nel definirlo il sistema più distruttivo attualmente in uso. Altri procedimenti, che tenessero conto delle qualità ambientali, paesaggistiche o, Dio non voglia, archeologiche del sistema territoriale da aggredire, non sortirebbero lo scopo. Per il preventivo di spesa sono stati necessari solo pochi, ma intensi, minuti: è bastato moltiplicare i 38 mila metri per 30.000 euro (costo al metro lineare). Naturalmente, manco a dirlo, in corso d’opera ci si adeguerà ai 75.000 euro al metro lineare della Salerno – Reggio Calabria. Ed ai stessi tempi realizzativi (le cosiddette Calende Greche). Il risultato è garantito: il massimo sperpero possibile, con il massimo danno possibile al territorio.
Certo, affiancare una corsia di marcia alla nuova 106 esistente costerebbe la metà dei soldi e del tempo, ma non offrirebbe le stesse devastazioni. Su questo i tecnici dell’Anas sono assolutamente d’accordo. E se lo dicono loro.
Comitato Alto Jonio Cosentino