Trebisacce-11/07/2014:Una perla di mare (di Pino Cozzo)

Una perla di mare

di Pino Cozzo

 

 

La concezione del mare quale generatore di vita, derivata da una credenza mitologica degli antichi, è divenuta verità grazie alle ricerche delle varie scienze. Lo sfruttamento delle risorse marine – biologiche, energetiche, minerarie – in alcuni settori, dura da lungo tempo, in altri, è iniziato di recente, in altri ancora, è allo stadio sperimentale o a quello di progettazione. Il mare è anche sinonimo di salute, di benessere psicofisico, con riferimento all’azione positiva che il clima marino può esercitare sull’organismo umano, qualora si tengano nella dovuta considerazione i vari fattori che contribuiscono a determinarlo. Le acque marine sono l’ambiente di vita per milioni di organismi vegetali e animali. Sin dalla preistoria l’uomo ha tratto da questo ambiente parte del cibo necessario; per alcune comunità umane, ancor oggi, come nel caso di Trebisacce, è fonte di sostentamento per tante famiglie. La pratica della pesca ha acquisito dimensioni sempre più vaste e risultati sempre più efficaci in rapporto a due fattori: le conoscenze scientifiche, che hanno consentito l’individuazione delle aree più pescose e delle stagioni più propizie per la cattura delle varie specie; l’evoluzione tecnologica, che ha trasformato il moderno battello da pesca in un meccanismo in grado di procedere alla rilevazione sottomarina delle prede, alla loro cattura e selezione, alla prima lavorazione e conservazione attraverso congelamento. Una volta, il lavoro dei pescatori, che gettavano e ritiravano le reti dal mare, con movimenti lenti e ritmati, dava l’idea di una danza armoniosa, forse non di gioia, per il lavoro duro e obbligato, sebbene poi, nei casi di un abbondante bottino, poteva rappresentare un momento di soddisfazione, perché avrebbe individuato una fonte, unica, di aiuto economico per le famiglie. Anche se spesso il mare ha rappresentato una forma di ebbrezza, per l’odore della salsedine, esso ha anche celato in sé il senso della morte e dell’impensabile infinito, che incuteva angoscia e malinconia. Per secoli, l’uomo ha vissuto il rapporto con il mare come una sfida, una costrizione, un rischio. Che il mare potesse divenire anche elemento salutare e dispensatore di piacere, letizia e svago lo si è compreso solamente in tempi recenti. Nelle scorse settimane, lo storico e nobile mare di Trebisacce, in particolare il lungomare sud, è stato dichiarato “pulito” ed insignito della “bandiera blu”, riconoscimento attribuito alle comunità virtuose che operano e lavorano per il bene della collettività e per salvaguardare il patrimonio naturale. La notizia ha lasciato soddisfazione, ovviamente, nell’animo degli amministratori, ma, soprattutto, in quello dei cittadini, che, di concerto, hanno ben operato, avendo come obiettivo quello di assicurare alle attuali e prossime generazioni un ambiente a misura di godimento e vivibilità. E il vanto è tanto maggiore, in considerazione del fatto che Trebisacce è stato l’unico Comune della provincia di Cosenza ad aver ottenuto questo titolo. Dunque, se le buone pratiche portano a buoni risultati, queste si sono rivelate veramente eccellenti. E, con l’estate alle porte, ciò può costituire un buon viatico per il turismo trebisaccese, che avrebbe certamente bisogno di maggiore impulso per decollare e fornire un po’ di ossigeno all’economia del paese. Auspichiamo che questa buona notizia sia anche un buono spot pubblicitario per il nostro mare.

E adesso, quando darà vita al sole che sorge ad un nuovo giorno, quando accoglierà le bianche vele delle barche coi pescatori che escono per il loro duro lavoro, quando, celeste, si confonderà con il celeste del cielo, lo riconosceremo sempre come il nostro caro, amato “mare nostrum”, ma con una punta di orgoglio in più.