Rocca Imperiale-03/09/2014: Presentato il libro:”Amore e Morte” di Pino Affuso
Presentazione dell’autore
(ABSTRACT PER COMUNICATO STAMPA)
Vorrei rendere omaggio ad una persona che non c’è più, prima che io dica qualche parola su questo libro. Il meglio o il peggio lo esprimeranno gli illustri relatori che mi hanno onorato della loro presenza, della loro attenzione, per aver occupato del loro tempo per leggere e relazionare.
Fin dai primi periodi del primo capitolo ho dedicato a questa persona il lavoro che, mercé questa dedica, è diventato per me più agile e per nulla affaticante
Ho scritto questo libro offrendolo in dono alla memoria di mio suocero, persona giusta e di buona volontà. Gliel’ho dedicato soprattutto perché la sua esistenza è stata adornata di piccoli componimenti poetici, sue creature, ricchi di eleganze stilistiche ma a volte tesi anche a rappresentare, con semplicità e candore, aspetti comuni della vita quotidiana o celebrando lieti o luttuosi eventi con i suoi versi. Non era un professionista dei versi.
Mutuando un termine dal mondo della pittura oserei definirlo un naïf.
Era un vigile urbano, appunto di cultura molto semplice ma che riusciva ad esprimere grandi sentimenti con il suo candido verseggiare. Dai colleghi era definito “il vigil poeta”. Molti ricordano lui e i suoi versi con molto rimpianto.
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Ora voglio salutare e ringraziare per l’ospitalità concessami il sindaco Giuseppe Ranù che sensibilmente ha accolto il mio invito a presenziare a questa manifestazione.
Un saluto particolare lo vorrei rivolgere all’ex sindaco Ferdinando Di Leo che anche quest’anno, per la terza volta, mi onora della sua presenza e del suo supporto affettivo.
Infine saluto tutti voi convenuti che vi siete scomodati, ancora una volta, per me modesto scrittorucolo.
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Mi pare di aver già citato, in uno degli anni scorsi, lo statunitense Francis Scott Fitzgerald il
quale sosteneva che “non si scrive perché si vuol dire; si scrive perché si ha qualcosa da dire”.
Quel che ho da dire non è altro che il contenuto di questo testo, l’espressione dei miei pensieri, il mio tema!
I temi narrativi riguardano classicamente i vari aspetti della condizione umana: Amore e Morte, religione e giustizia, origini e destino, sofferenze ed aspirazione alla felicità, sono le principali tematiche tratte dall’esperienza umana che, nelle varie forme, rappresentano da sempre degli spunti di riflessione per scrivere.
Lo scrittorepolacco, naturalizzatobritannico, Joseph Conrad nella prefazione a The Nigger of the Narcissus, affermava: “Il compito che mi spetta e che cerco di assolvere è di riuscire, col potere della parola scritta, a farvi udire, a farvi sentire… di riuscire, soprattutto, a farvi vedere”. Conrad formulò così quella che viene considerata la più esplicita dichiarazione di estetica.
La tematica da me scelta in questo ultimo romanzo riguarda UNO dei vari aspetti della condizione umana: l’amore e la morte. Spero che il modo di esporre questo impegno sia stato tale da non limitarmi a “dire” ma soprattutto spero che io
sia stato capace anche di farvi “vedere” quello che penso.
Io non ho voluto “descrivere”, bensì “far sentire, commuovere” cercando, come voce narrante, di stare più in disparte possibile.
Come è tipico del mio stile, l’incipit del racconto è immediato, incipit in media res ossia l’inizio nel mezzo della situazione o dell’azione. Credo che conferisca drammaticità e scuote l’animo del lettore, suscitando reazione emotiva nell’immediatezza del racconto non disgiunto alla paziente ricerca del “Mot just”.
Più che il tema del trapasso, questo romanzo ci pone di fronte ad un interrogativo più grande, e cioè il rapporto tra l’amore e la morte.
Secondo un’interpretazione semplice, ma non semplicistica, il messaggio del romanzo è che l’amore vince anche la morte!
Qui giace la disperazione portata al limite della sopportazione. Certo che i personaggi hanno paura della morte, specie se messa a confronto con la caducità della vita. Le vittime predestinate ne
hanno persino terrore, ma poi i protagonisti, attraverso percorsi molto inquietanti, tenteranno di sfuggire a thanatos operando delle scelte che implicheranno molto coraggio di fronte ai “rappresentanti” della morte stessa.
Un ruolo importante ricopre Eros, l’amore, non nell’accezione sessuale del termine. Eros qui s’intende come “distillato d’amore”, essenza pura, “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, il mezzo che ci può salvare dal male.
In psicoanalisi, Eros e Thanatos sono rispettivamente pulsione di vita e pulsione di morte.
È questa la chiave guida che suggerisco al lettore di adottare nel leggere questo libro.
A dispetto del titolo il romanzo non ha scopi moralistici, né pretenderebbe di essere un noioso saggio etico che avrebbe annoiato tutti, lettori ed estensore dello scritto, ma comunque induce a riflessioni viste anche da questo punto prospettico.
Inizialmente avrei voluto intitolare questo libro: I due volti di Giano proprio perché alcuni personaggi protagonisti hanno un volto in luce e l’altro in ombra, una sorta di dark side insospettabile!
Il dualismo sui buoni e cattivi, o, ancor di più sulla coscienza immacolata o sporca di un medesimo personaggio è comunque sempre in fieri. Aleggia nell’aria, senza averne percezione se non quando esplode in tutta la sua dirompenza di grande efficacia.
Questo romanzo è il sequel de Il sequestro dell’anima, edito un anno fa. Qui, invece, si trattano eventi cronologicamente posteriori a quelli già apparsi nel precedente romanzo. Alcuni personaggi sono già noti a chi ha letto quel libro. Ma attenzione! Chi non ha letto Il sequestro dell’anima trova Amore e Morte perfettamente intellegibile. Certo, leggere anche il precursore dell’attuale romanzo apporterebbe un valore aggiunto a quest’ultima lettura.
Protagonisti come Anna La Sorte del precedente racconto, in cui avevano ruoli di vittime innocenti, che incontrano sulla strada delle loro vite mille difficoltà e situazioni mozzafiato, qui occupano ruoli diversi, il passaggio tra la vecchia postura intellettuale ed il nuovo atteggiamento morale è fluente ed in continua evoluzione.
Personaggi drammatici si intrecciano con situazioni tragicomiche; uno per tutti il
vicebrigadiere Cuccurullo, tipico esempio di italica ipocrisia. Un’autentica macchietta dai tratti risibili.
Si è nella Sicilia contemporanea, una vendetta trasversale affligge una nobile famiglia dell’isola.
Motivi di usura sono alla base di questa ritorsione.
Incursioni truculente tormentano moralmente e materialmente i componenti di questa famiglia.
Chi ha di fatto scatenato questa vile reazione si è reso uccel di bosco: chi per lui pagherà un conto fatale!
Due possibili vittime, pochi anni prima, furono coinvolte in un efferato sequestro di persona, l’una come vittima e l’altra come carnefice. Di tutto ciò si raccontò ne Il sequestro dell’anima. In questo sequel personaggi vecchi e nuovi si intrecciano in una matassa non facile da dipanare.
Amore e Morte è un romanzo d’azione: non appena nella narrazione si raggiunge uno stato di quiete la suspense è dietro l’angolo pronta a produrre nel lettore tensione, brividi o addirittura terrore.
È nel mio genere conferire dinamicità e azione al mio prodotto bibliografico. La tensione e
l’eccitazione sono gli elementi principali della trama: il thriller è sempre in agguato!
Come d’abitudine, scene comiche allentano la suspense per poi essere ripresa con maggior abbrivio!
Credo di aver lavorato molto sui personaggi e meglio rispetto agli altri due libri da me precedentemente elaborati.
Tutti i personaggi hanno caratteri distintivi che vengono riconosciuti immediatamente dal lettore senza distrarlo nella ricerca di complicati identificativi:
Anna La Sorte è totalmente diversa da Vittorio La Sorte, così Carmela Pellegrino Tocci: “un’acqua cheta dove non andare a pescare”, il Generale Giorgio Pellegrino Tocci e il cugino Demetrio, Antonino Palmieri, tutti personaggi la cui descrizione e le cui azioni sono immediatamente riconoscibili.
Personaggi positivi si alternano a protagonisti temerari.
La morte è pronta ad insidiare l’amore che è vita, calma e serenità. Anche qui, chi vincerà questa eterna lotta?
La morte miete con la sua lunga falce solo i viventi che sono già morti dentro; contro chi è combattivo, audace e vitale nello spirito, nulla può fare la nera signora se non renderlo immortale!
Come è mia consuetudine c’è sempre un finale a sorpresa che spariglia le carte al lettore.
Anche questo mio terzo romanzo ha coltivato, come personaggio simbolo, un’eroina. Credo che da parte mia fosse dovuto questo piccolo riguardo e simbolica dedizione al mondo femminile!
Sarebbe un libro da leggere senza soluzione di continuità.