Trebisacce-02/07/2015: La rete delle associazioni si prepara alla mobilitazione NO TRIV
Dove la politica istituzionale fatica, collettivi e associazioni si muovono con proposte concrete. I movimenti per la tutela di ambiente e territorio di Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo, da moltissimo tempo impegnati sul fronte dell’opposizione alla depredazione dei beni comuni portata avanti non soltanto dal Governo di Matteo Renzi (ma da esso assunta come priorità di una politica di stampo coloniale), si sono incontrati il 28 giugno u.s. presso la sede trebisaccese di una delle associazioni che compongono la rete R.A.S.P.A. per confrontarsi e costituire un fronte comune di mobilitazione.
è ormai acclarato come non siano ammessi ulteriori ritardi nell’opporsi alle politiche ciniche e deficitarie degli amministratori locali e regionali, poco attivi (a fronte delle ripetute dichiarazioni di intervento) contro le diverse istanze di esplorazione e ricerca di idrocarburi presentate su mare e su terraferma.
L’idea di sviluppo connessa allo sfruttamento di energie fossili da parte di aziende private costituisce soltanto un aspetto di un disegno politico lobbysticamente ben più esteso e complesso: il famigerato “Sblocca Italia” qualifica le attività di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi come strategiche, indifferibili e urgenti, nonché di pubblica utilità; introduce un “titolo concessorio unico” in luogo dei due titoli minerari previsti sin dal 1927; dispone che le attività di ricerca e di coltivazione siano svolte sulla base di un piano nazionale, che stabilisca dove sia possibile cercare ed estrarre idrocarburi; prevede che il vincolo preordinato all’esproprio gravi sulla proprietà privata sin dalla fase della ricerca; cancella l’autorizzazione alla costruzione del pozzo esplorativo; estromette gli Enti locali dalla partecipazione ai singoli procedimenti amministrativi; contempla per le Regioni una intesa, nei fatti, “debole”, come risulta comprovato dal recente “disciplinare tipo” adottato dal Ministro dello sviluppo economico, che prevede il rilascio dell’assenso regionale in sede di Conferenza di servizi (e che conferma, con ciò, l’idea che l’intesa avrebbe natura “tecnica” e non “politica”); affida la valutazione di impatto ambientale delle attività medesime alla competenza esclusiva dello Stato.
Se si somma la risolutezza con cui lo Stato italiano esercita questa forma sostitutiva di potere all’ambiguo testo della legge sui delitti contro l’ambiente (n. 68/15 del 22 maggio 2015), appena approvato dalla Camera dei Deputati (dopo una discussione durata quasi un anno e mezzo) − nel quale, contestualmente, si è scelto di non introdurre, dopo averlo invece fatto in un primo momento, il divieto di utilizzare la distruttiva tecnica di ispezione dei fondali marini denominata Air Gun − la strategia politica (ancor prima che ambientale) attuata dall’autorità centrale italiana risulta ben chiara: concentrare in alcune regioni le attività più distruttive, per rendere il territorio e le popolazioni deboli e ricattabili fino ad avere interi territori-pattumiera a disposizione per il fabbisogno energetico e le popolazioni disperate e magari costrette a emigrare in massa.
A fronte di questa terribile concretezza, fatta di numeri, decreti e bilanci, ma anche di spietata sopravvivenza, i movimenti per la tutela del territorio riscontrano una ancora troppo diffusa neutralità che, pur essendo priva di argomenti, ha finito per spegnere quasi del tutto l’identità di un uomo al quale, in seno alla civiltà occidentale (fatta di coercitivi ordini di Stato più che di leggi), viene negato il pur minimo diritto di autodeterminazione: per quanto sia difficile desumere una prassi da tali ordini, nondimeno è sin troppo facile constatare a cosa essi mirino.
In ragione di ciò, l’assemblea delle associazioni di Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo invita gli amministratori del territorio e la stampa a rimuovere immediatamente quel blocco politico che ha messo incredibilmente in contrapposizione la salute dei cittadini con il diritto al lavoro, la disponibilità reale delle risorse e dei beni comuni con l’occupazione: per iniziare a farlo, i movimenti ritengono che i sindaci, i presidenti delle Regioni e anche gli organi di stampa debbano esprimere in tempi brevi, con fermezza e con atti concreti l’opposizione agli interessi delle multinazionali del petrolio e del gas; il profitto di pochi non può essere barattato con la salute di tutti i cittadini perché ormai i colpevoli di questo baratto e gli eventuali complici (sindaci che non deliberano, amministratori che tergiversano, funzionari della Regione che glissano; giornalisti che omettono) sarebbero, in tal caso, additabili con certezza.
Trebisacce, 1° luglio 2015
Per ulteriori informazioni e per sottoscrivere il comunicato si prega di contattare R.A.S.P.A. ai seguenti recapiti:
cell.: 349.7230254 (Francesco Delia); 347.0007323 (Alessandro Gaudio)
e-mail: rete.raspa@gmail.com
Elenco delle Associazioni che hanno aderito all’assemblea
Associazione Abruzzo Beni Comuni
Associazione Bashkë − Plataci
Associazione No Scorie Trisaia
Circolo Giordano Bruno − Bitonto
Comitato Ambientale Presilano
Coordinamento Nazionale No Triv
Coordinamento per la Difesa del Patrimonio Culturale contro le Devastazioni Ambientali
Forum per la tutela del territorio e della legalità “Stefano Gioia”
ISDE − Medici per l’Ambiente − Basilicata
Karakteria
LIPU − Rende
Mediterraneo No Triv
No Triv Basilicata
No Triv Grassano
No Triv Lagonegrese
No Triv Magna Grecia
No Triv San Fele
No Triv Terra di Bari
Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l’Autotutela
Rete per la Difesa del Territorio − Franco Nisticò
Un muro contro il petrolio