Italia-05/10/2015:LA SCOMPARSA DEL BENE COMUNE
LA SCOMPARSA DEL BENE COMUNE
La Germania, coerentemente con la sua spiccata e puntigliosa capacità tecnica, ha messo a punto un congegno che permette ad alcune sue auto di superare falsamente i test d’inquinamento. Coerenza tecnica finalizzata al tornaconto personale, perché, ovviamente, sarebbe stato molto più complesso e costoso raggiungere gli stessi risultati con una più sofisticata progettazione dei motori.
Così come il malfattore, coerentemente con le sue capacità truffaldine, persegue il suo tornaconto applicandole alle sue vittime.
Potrebbe sembrare, con questi esempi, che coerenza e tornaconto siano inconciliabili con l’etica. Ovviamente non è così, potrei enumerare molti altri esempi in cui la coerenza è anzi propedeutica al tornaconto ed all’etica.
L’antica Roma, per dirne solo uno, considerava il “bene comune” la strategia che, applicata con coerenza, faceva raggiungere anche il bene individuale.
La discriminante, appare evidente, non è l’applicazione di un principio etico, ma proprio l’obiettivo di puntare al “vero” tornaconto.
Se tutti applicassero il concetto di tornaconto personale della Volkswagen o del truffatore, la società umana si trasformerebbe in una giungla feroce. Quindi il tornaconto non sarebbe raggiunto da nessuno.
La politica, che dovrebbe essere la disciplina tesa al raggiungimento del bene comune, quando, incoerentemente, persegue i propri interessi, distrugge la società e trascina nella sciagura anche se stessa.
Possiamo concludere allora che l’incoerenza con il bene comune è la strategia che conduce inevitabilmente al male della società e del singolo.
Naturalmente non è la politica in sé che genera i suoi mostri, i cittadini che, pensando di fare i propri interessi, votano elementi incapaci, ma portatori di promesse “particolari” nei loro personali confronti, sono la vera origine del perverso disastro successivo.
Anche nel settore produttivo vale lo stesso principio, come chiarisce già l’esempio della Volkswagen, anche se poi la concorrenza del mercato seleziona i più bravi dai meno capaci.
Nel settore della ricerca vale per tutti ricordare le perplessità (sull’uso improprio, ma, abbiamo poi visto, anche di quello cosiddetto “proprio”) degli inventori dell’energia nucleare.
Mi slancio anche nell’editoria. Quando si persegue il tornaconto della pubblicazione di libri semplicemente validi per la convenienza personale (autori di notorietà o capacità non letteraria), il settore scivola verso il disinteresse e la crisi.
Ovviamente il settore dell’informazione non fa eccezione: pubblicare o diffondere notizie di “comodo” allontana i lettori.
Naturalmente, dato lo spazio di un intervento, ho strenuamente sintetizzato, ma la domanda finale è molto complessa: come far sì che la società torni a perseguire il bene comune?
Maurizio Silenzi Viselli