Rocca Imperiale-03/12/2015:Il nuovo film del regista in onda lunedì 7 dicembre alle 21.20
Il nuovo film del regista in onda lunedì 7 dicembre alle 21.20
«Sono risalito a mille anni fa, per trovare un’epoca in cui la fede era fondamentale per riempire quel silenzio di Dio, identico a quello di oggi, per dare un senso a una vita così grama e bestiale, per trovare un modo di vivere e sperare». Era il 1993 quando Pupi Avati presentò con queste parole il suo Magnificat al 46esimo festival del cinema di Cannes.
Ventidue anni dopo, il regista bolognese ritorna alla sua trasgressione preferita, portare Cristo (e il suo messaggio) sul grande e sul piccolo schermo. L’appuntamento è per lunedì 7 dicembre, quando su Rai 1 (ore 21.20) andrà in onda il film-tv Le nozze di Laura, una rilettura in chiave moderna dei Vangeli, e in particolare de “Le nozze di Cana” raccontate dall’apostolo Giovanni.
I borghi dell’Alto Jonio Cosentino (Cesine, Colfari, Montegiordano Amendolara, Roseto Capo Spulico), sono il set su cui si muove Laura (Marta Lagatti), una giovane donna calabrese spedita a Roma, dalla famiglia retrograda e insensibile, affinchè trovi marito. Ma dalla metropoli erediterà solo una gravidanza, frutto di un incontro mordi e fuggi con Hermes (Neri Marcorè). Tornata dal padre padrone, a Rocca Imperiale, riesce a confidarsi solo con sua zia Maria (Lina Sastri) e con suo cugino, un ragazzo problematico che in paese tutti chiamano “Lui” (Alessandro Sperduti). Saranno proprio loro due e una ragazza che viene dall’Est, Anna, a sostenerla nei momenti di difficoltà e ad aiutarla quando il padre, per farle pagare l’onta della perduta verginità, la obbligherà a lavorare nei terreni di famiglia come raccoglitrice di limoni e arance. Qui incontrerà Karimu (Valentino Agunu), un ragazzo originario del Ciad, giunto in Calabria da Bologna dove studia Medicina. Diventerà il suo amore, l’unico che la troverà bella e che saprà leggere nel suo cuore, accettando il figlio che porta in grembo. Karimu in Africa è un principe, e sposandola con l’aiuto di “Lui”, nell’aranceto infuocato dal tramonto, ne farà finalmente una principessa felice.
«Ho sempre immaginato le nozze di Cana come un banchetto notturno all’aperto, nella meraviglia delle luci degli uomini e di quelle di un grande cielo stellato – spiega Avati nelle note di regia – Lì, in quel contesto fuori dal tempo, il ragazzo probabilmente considerato strano, con pochi amici altrettanto strani, ma sedotti dalla sua parola, si disvela. Sollecitato dalla madre compie il suo primo miracolo… L’impossibile irrompe nella quotidianità. Quell’impossibile a cui tende inconsapevolmente Laura, destinata a rinunciare all’ultima speranza di felicità». Altri volti, un altro Medioevo, altri mondi pervasi dalla crudeltà, dalla paura e dal pregiudizio. Ma tra Magnificat e Le nozze di Laura c’è più di un filo rosso: «un rapporto tutt’altro che ambiguo con la trascendenza – chiarisce il regista – Perché vivere senza ritagliarsi lo spazio di una entità superiore non è possibile. Almeno, non lo è mai stato per me che non mi vergogno a dirmi cattolico».