Trebisacce-17/02/2016: L’ospedale non diverrà Casa della Salute
Trebisacce. L’ospedale non diverrà Casa della Salute
MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO 2016
SCRITTO DA PINO LA ROCCA
Trebisacce – Il “Chidichimo” non sarà trasformato in Casa della Salute ma, questa volta, forse è meglio così perché, prima o poi potrebbe tornare ad essere un ospedale. Il condizionale anche questa volta è d’obbligo perché troppe volte sono state alimentate speranze seguite sempre da cocenti delusioni. Anche nell’ultimo caso della sentenza del Consiglio di Stato che ne sanciva la riapertura e che invece, almeno finora, non ha avuto alcun seguito. Ma il pronunciamento dei giudici togati deve aver lasciato il segno nella coscienza dei decisori, tanto è vero che il destino degli “ospedali di confine” di Trebisacce e di Praia a Mare sembra essere “sub judice”. Tra le 6 Case della Salute individuate in Calabria e destinatarie dei 50milioni di euro del Fondo PAC (patto di azione e coesione) non ci sono più più i suddetti ospedali che risultavano invece presenti nell’elenco originario. Un’esclusione, questa, che però questa volta potrebbe essere un buon segnale e preludere alla riapertura, seppure parziale, dei due presidi sanitari. Andando nel dettaglio dei fondi assegnati, risulta che le analisi dei costi che devono precedere l’inizio dei lavori sono già stati eseguiti per le Case della Salute di Siderno, Chiaravalle e San Marco Argentano. Alle predette strutture sanitarie di cui sono già state eseguite le analisi tecniche e dei relativi costi, si aggiungeranno presto le altre 3 Case della Salute che sono state previste a Mesoraca (CZ), a Scilla (RC) e a Cariati (CS). Restano fuori, per il momento, le Case della Salute di Praia a Mare e Trebisacce che, da quanto si dice in giro, sarebbero oggetto di una rivisitazione programmatica alla luce delle Sentenze del Consiglio di Stato che ne hanno imposto la riapertura. Riapertura che, come è noto, nascerebbe da tre esigenze irrinunciabili che non sfuggono all’attenzione dei responsabili della sanità calabrese: il diritto ai LEA (diritti minimi di assistenza) alle popolazioni dei due comprensori; la necessità di decongestionare gli ospedali-spoke che sono al collasso e l’inderogabile necessità di ridurre la migrazione sanitaria verso le regioni limitrofe. E’ proprio su questa base che sembra puntare l’interlocuzione istituzionale condotta dalle autorità politiche locali con i vertici della sanità calabrese che, da quanto si vocifera, sarebbe stata agevolata da importanti sponsor romani e da Franco Pacenza nelle vesti di collaboratore del presidente Oliverio per la sanità. In questo senso, del resto, sembra voglia muovere il governo regionale che i cittadini hanno eletto e da cui oggi si aspettano le risposte coerenti con le promesse elettorali. In questa ottica sono infatti di buon auspicio le recenti dichiarazioni dello stesso presidente Oliverio il quale, nell’incontrare il ministro della Salute Lorenzin, ha chiesto la rimodulazione del Piano di Rientro sottolineando, tra l’altro, che la migrazione sanitaria non è diminuita anche per la chiusura degli ospedali di confine di Trebisacce e Praia a Mare, che vanno dunque riaperti.
Pino La Rocca