Trebisacce-05/09/2016: LA LUCE DELL’ARTE (di Raffaele Burgo)
LA LUCE DELL’ARTE
“Se il tuo cuore è abbastanza grande da avvolgere i tuoi avversari, puoi vedere attraverso di loro ed evitare i loro attacchi. Una volta che li avrai avvolti, sarai in grado di guidarli sulla strada che ti è stata indicata dal cielo e dalla terra”. (Morihei Ueshiba).
Quando la memoria è sostenuta da quei sussulti impercettibili provenienti dal profondo che evidenziano la fede in qualcosa in cui si crede, richiama sempre con vigore le proiezioni intellettive e le traduce nella direzione giusta.
L’Aikido si sviluppò grazie al Maestro, Morihei Ueshiba, noto anche come Ōsensei (Grande Maestro”) a cominciare dagli anni ’30. Letteralmente possiamo tradurre il termine “Aikido” come “Disciplina che conduce all’unione ed all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo”; giunto in Occidente negli anni ’50, si ricollega al Bushido, cioè alla unione di tecniche e spiritualità dei guerrieri giapponesi, sottolineando la necessità di considerare la pratica come un mezzo di miglioramento delle proprie capacità psico-fisiche.
In questa sede desideriamo scrivere di un grandissimo esperto, Giulio Monachello, studioso di arti marziali e di tutto ciò che è connesso al benessere generale della persona a 360°, nonché Maestro di UFD ( Urban Fighting Department, sistema di difesa personale da strada), un uomo che ha da sempre inteso pratica ed insegnamento tecnico finalizzato alla difesa personale reale, senza troppi fronzoli e mai disgiunto da quelli che sono i princìpi della biomeccanica, dell’alimentazione, del giusto approccio ai canoni che permettono di “vivere” la disciplina nella sua interezza.
Da venti anni studia con i Maestri Rocco Laguardia e Giuseppe Mancini dell’Accademia Jonica Aikido – Aikitao – Taranto, che discende direttamente dall’Aikido Iwama Ryu del Maestro giapponese M. Saito.
Giulio Monachello ha una visione dell’Aikido improntata sulla efficacia reale delle tecniche di autodifesa ed enfatizza, di conseguenza, la disciplina nel suo aspetto marziale più concreto, accentuando i princìpi interni delle tecniche stesse, quali la fisica e la biomeccanica. E tutto ciò riesce a farlo alla grande, considerando anche l’esperienza personale che lo ha portato a laurearsi in Scienze Motorie.
Il suo modo di interpretare l’Arte, lo porta ad apprendere anche il Tai Chi Chuan con il Maestro G. Pace, al fine di acquisire una maggiore percezione e fluidità di reazione nella risposta agli attacchi e ciò gli ha permesso di arricchire, ancora di più, il suo già notevole bagaglio tecnico.
Questa integrazione tra princìpi del Tai Chi Chuan e quelli dell’Aikido, che è alla base degli insegnamenti trasmessi dall’Accademia Aikido- Aikitao è un qualcosa di innovativo per questa splendida disciplina: duro come un diamante e fluido come l’acqua, al fine di raggiungere un importante obiettivo a livello tecnico, che è quello di “ascoltare” l’uke, le sue traiettorie di attacco, forza e velocità, adattandosi ad ogni tipo di attacco per riuscire a neutralizzarlo proprio attraverso la interiorizzazione dei suddetti princìpi.
Scrivere di Giulio Monachello significa ripercorrere la storia di una persona che ha fatto della serietà e della professionalità i suoi cavalli di battaglia, riuscendo a trasferire queste sue qualità e le sue grandi conoscenze scientifiche non soltanto sul tatami ma anche nella vita di tutti i giorni.
Si è sempre proposto con manifesta umiltà e con stile garbato ed il pianeta giovani ne è attratto, sia per la semplicità del suo conversare e sia per la carica di entusiasmo che infonde nei suoi allievi, tra i quali vogliamo ricordare Domenico Ricciardella, il più vicino a Giulio, del quale si può considerare discepolo, considerato che è il più assiduo e vive la quotidianità dello stesso, il quale condivide con Domenico le conoscenze più profonde.
E’ bellissimo vedere come questo giovane “viva” l’Aikido e , soprattutto, “viva” il suo mentore in maniera totale, aiutandolo in ogni occasione con quella sensibilità e con quella dolcezza che soltanto chi ha capito bene i valori dell’Arte può mettere in pratica. Uno splendido esempio di riconoscenza da parte di un vero allievo nei confronti del proprio Insegnante.
Un plauso anche agli aikidoka Carmine Ricciardella, Roberto Montefinese e Pasquale Chito, tutti animati da quel classico “fuoco sacro” per l’Aikido, che li porta ad impegnarsi strenuamente e con gioia, per portare sempre più in alto gli insegnamenti del proprio Maestro.
In un recente incontro, abbiamo avuto modo di constatare personalmente l’efficacia e la validità degli insegnamenti di Giulio Monachello e del suo Aikido, infatti in un piacevolissimo e proficuo confronto, seppur tra discipline diverse, abbiamo potuto apprezzare il suo gesto tecnico e, soprattutto, la sua valenza ai fini di un’autodifesa immediata, semplice ed efficace.
I ritmi fluidi, i movimenti a spirale, che vengono sviluppati senza alcun punto morto, il respiro regolare, la concentrazione costante, la consapevolezza che in una aggressione bisogna sempre cercare di evitare lo scontro fisico, sia a mano nuda che, soprattutto, in presenza di armi o nel momento in cui ci si trova di fronte un aggressore molto più forte di noi, la necessità di “uscire”, “schivare”, “creare il vuoto” costituiscono princìpi fondamentali per una concreta difesa personale.
Nell’Aikido è necessario comprendere le leggi naturali del movimento, pertanto le tecniche non prevedono scontro con la potenza dell’attacco, ma si privilegia a dirigere e convogliare la propria forza in un movimento a spirale dove potenza e velocità non devono essere visti come il risultato di forza e di movimenti impulsivi, ma intuizione, coordinazione, precisione, conoscenza dei punti vitali, biomeccanica, scientificità del movimento.
Senza “lacci” né fantasticherie, suscita coraggio e calore in tanti giovani, offrendo loro quanto di meglio possa essere dato in campo marziale e della difesa personale reale.
Opera presso l’Accademia Jonica Aikido-Aikitao Taranto ed il suo sogno è quello di poter creare una rete capillare ed interdisciplinare in tutta la Regione Basilicata, dove vive, in modo da offrire un lavoro che permetta la fruizione piena a quanti amano ancora l’arte marziale vera, quella che scaturisce dall’anima.
La sua è, intanto, arte marziale-folgorazione, nel senso che riapre il dibattito sulla sua genesi, sul suo destino, sulla sua missione e la riconduce allo stadio di pulizia etico-morale e questa è lectio antica e saggezza inossidabile, perché l’arte marziale, quella vera, è ancora là, in quella sorgente di miracoli, limpida e tersa, che sgorga dall’anima. In cui puoi trovare l’uomo.
Un Aikido, dunque, che permette una pratica vera, che riesce ad arrivare a tutti, proprio perché carica di quei messaggi positivi di cui l’uomo oggi ha tanto bisogno.
RAFFAELE BURGO