Acri-06/11/2016:ANNA MARIA ALGIERI, LUCE DI SOGNI Antologia poetica essenziale, Carta e Penna Editore, Stampato da Universal Book Srl Rende (Cs) luglio 2016 ( a cura di EUGENIO MARIA GALLO)
ANNA MARIA ALGIERI, LUCE DI SOGNI Antologia poetica essenziale, Carta e Penna Editore, Stampato da Universal Book Srl Rende (Cs) luglio 2016
a cura di EUGENIO MARIA GALLO
Mi è capitato altre volte di recensire Anna Maria Algieri e l’ho fatto anche con piacere perché, nella sua poesia, ho avuto modo di incontrare le emozioni di un’anima sensibile e aperta al bello. Anna Maria Algieri scrive da tempo, me la ricordo vincitrice proprio qui ad Acri, negli anni ottanta, del Premio “Vincenzo Padula” per la poesia edita, in un concorso bandito dal Centro Culturale Amicizia. Scrive da tempo e, con i propri scritti, regala emozioni ai propri lettori. Il suo cammino poetico è lungo e si snoda, in questa antologia essenziale, attraverso una silloge di alcune delle sue raccolte. Per lei, la poesia è importante, è una possibilità privilegiata di comunicazione. Nella poesia essa si incontra, infatti, con se stessa, ma anche con i propri lettori, cui offre le divagazioni della propria vis creativa. La sua poetica è la poetica delle emozioni, la poetica che disegna, nei versi, le immagini dei suoi stati d’animo, dei riflessi interiorizzati del proprio vissuto. E’ la poetica delle voci e dei sospiri, mi piace dire sintetizzando la sua essenza creativa. Il suo canto, infatti, è evocazione di voci che salgono dal profondo e si esprimono in parole che hanno il gusto tenue di dolci sospiri, che si sciolgono in immagini fluide come i moti del cuore. Il poeta, per lei, è colui che naviga fra le voci e i sospiri ed essa lo dice molto bene: “Viaggiatore clandestino, esploratore / del futuro, navighi per oceani sconosciuti / e deserti sterminati. / Porti intonazioni di canti sperduti / di gioia e di amori” (cfr. Al poeta, da Oasi, p. 37). Quanta vaghezza e quanto fascino in questi versi, proprio la vaghezza ed il fascino della poesia. C’è, nei versi di Anna Maria Algieri, un coro di voci e di sospiri che, insieme, costituiscono una specie di summa del suo canto, un segno chiaro delle coordinate essenziali dei suoi sentimenti e del suo punto privilegiato di osservazione e di partecipazione alla vita. Questo punto privilegiato è l’orizzonte di un’anima libera. Da questo orizzonte, appunto, essa guarda e da esso trae il messaggio, che offre ai propri lettori e che si sintetizza in un sentimento di sofferta contestazione di ogni forma di pregiudizi e di pseudo giudizi. Essa contesta quel gratuito bisogno di “giudicare” che si annida in chi è sempre pronto a stigmatizzare e a condannare il comportamento degli altri. Quella di Anna Maria Algieri è un’anima libera e desiderosa di libertà, un’anima che, contestando non grida ma, per la propria delicatezza, si esprime pacatamente quasi sospirando (per questo parlo di poetica di voci e di sospiri). In merito, c’è una sua poesia che è un po’ un elemento paradigmatico: “Vecchie case poggiate su rocce. / Giù nel corso la piazza / dove i giovani cercano certezze. / Vi si trova il tribunale fantasma / fatto di tanti giudici spietati / di pochi impotenti avvocati. / Invano si spera di essere assolti, / ma la giustizia non c’è / per i condannati” (cfr. Tribunale fantasma p. 16, poesia tratta da Guscio di sogni). Sono versi emblematici questi di Anna Maria Algieri, versi che mettono a fuoco la triste realtà della piazza, dove agisce il tribunale dei soliti benpensanti e dei soliti perbenisti sempre pronti a giudicare gli altri, sempre pronti a stigmatizzarne il comportamento, sempre pronti a guardare la pagliuzza presente negli occhi degli altri e mai disposti a vedere la trave che è nei propri. Certo, la poetessa non può accettare questa grave realtà e si ribella, ma lo fa con un sospiro del cuore che, nel condannare i “tanti giudici spietati”, soffre e sospira per una correttezza umana che non c’è. Emblematici questi versi che, in fondo, danno contezza della carica dei sentimenti, che si agitano nel suo cuore e che essa esprime sussurrando parole, che delineano immagini e suggeriscono moti del cuore, fra pause di eloquenti silenzi. Sono versi che danno, un pò, il taglio della sua poesia, una poesia che ha la propria Musa in una sincera solidarietà per la persona offesa e in un forte senso d’amore per l’altro. In quest’ottica si muovono e si svolgono le coordinate del canto di Anna Maria Algieri, che sono anche le coordinate del suo mondo. Ecco allora apparire, nei versi, il sentimento dell’amore che abita il suo cuore e preme per uscire, mentre essa cerca di evocarlo con la forza della parola. “Aspetto che il giorno passi / – canta A. M. Algieri – per dirti che ti amo / (…) / Ma in amore non c’è misura di tempo / (…) / I giorni fuggono, dal domani / che in un lampo diventa oggi. / Il tempo si ferma al nostro incontro / nell’attesa di dirti ti amo” (cfr. Aspettandoti, da L’Illusa speranza, p. 10). Ed il tempo corre e solo la possibilità d’un incontro con la persona cara può fermarlo. L’attesa dell’incontro, però, è lunga, come l’attesa dell’attimo in cui poter dire “ti amo”. E quell’attesa silenziosa si carica di tanti sospiri in cui si rifugiano le voci che sfuggono al cuore. L’amore, in A. M. Algieri, è anche amore per le piccole- grandi cose della propria vita, ad esempio la propria stanza che si fa, nel canto, essenza stessa dell’abitare il tempo, espressione di voci e di silenzi in cui la poetessa vince la propria solitudine ed incontra se stessa. E poi l’amore è sogno ed inquietudine della notte, è ritorno alla madre e al padre. Belli i versi dedicati alla madre: “La mamma non ha età, / – canta la poetessa – ha solo profumo d’amore, / sorriso di speranza: / àncora sicura” (cfr. La Mamma, da La Voce del cuore, p. 60). Sì, è vero, la mamma è un punto fermo, è fonte di speranza, è “profumo d’amore” e questo profumo A. M. Algieri sembra avvertirlo come un’emotiva risonanza del cuore. Belli i versi per il padre, in cui essa esprime la propria gratitudine per il suo amore e per gli insegnamenti che l’hanno resa forte e sicura. Delicati e fortemente significativi i versi del canto intitolato “Figlio”, versi in cui appare, in tutta la propria bellezza, il suo messaggio d’amore. Quanta delicata sofferenza in quel riconoscere che “la vita è amara”, quanta affabile sensibilità e quanta dolce premura nell’invitare questo ideale ragazzo a coltivare i “sogni” e le “speranze”, in cui trovare la forza della vita. Ma l’amore è anche ritorno al paese così com’era un tempo, così come è rimasto intatto nel suo cuore: “Un passato di ricordi / – essa canta – e di esperienze! / (…) / Vecchie case consumate, / e la gioia di ritrovarsi uniti” (cfr. Paese, da Ricordi, p. 24). E in questo ritorno vive anche il suo ritorno al passato in tutte le sue manifestazioni, espressioni e suggestioni, un passato che le sussurra dentro come un sospiro, come un momento di vita che riprende a correre fra le persone, i vicoli, le case, i negozi, i giovani ed i sentimenti d’un tempo, come nei versi d’U Casalicchiu. Poi, l’amore si fa fede e si scioglie in versi in cui il canto diventa più dolce, la parola si fa più delicata e sale dal cuore sempre più come un lieve sospiro, come una candida preghiera: “Signore aiutami a non vivere / nell’odio e nella menzogna / (…) / Fa che il mio cuore / possa spandere amore / e luce a chi ha bisogno / Accresci in me la gioia / (…) / della tua serenità” (cfr. Invocazione, da Voci dell’anima, p. 52). Sono versi dolci, tenui sospiri di una preghiera in cui A. M. Algieri cerca la serenità, ma esprime anche il desiderio ed il bisogno di poter vivere il proprio amore in funzione degli altri, soprattutto dei più bisognosi. E poi ancora una preghiera a Gesù: “Ascoltami Gesù! / Sono sola e ti chiedo aiuto. / Salva la mia anima / dall’ingordigia e dall’odio. / Saziami del tuo amore ed / effondi la tua gioia / nel mio cuore” (cfr. A Gesù, da Voci dell’anima, p. 53). Ed è qui il senso vero della sua fede, in questo suo sentirsi nulla di fronte a Cristo e in questo suo bisogno di chiedere aiuto perché diventi in toto una vera espressione dell’amore divino. E ancora la preghiera alla Madonna: “Grazie Maria, Mamma celeste, / proteggimi e guidami / sulla retta via del bene. / Diffondi le tue grazie / a chi è rimasto solo in vita. / Sii il sostegno e la pace del mondo”(cfr. Mamma celeste, da Voci dell’anima, p. 54). Torna il sentimento della solitudine, in questi versi, ma è la fede a vincerlo. Nella fede espressa in questi versi, l’amore tocca il sublime e si fa gharis, cioè benevolenza, bisogno di chiedere non solo per sè, ma anche e soprattutto per gli altri. E l’amore, nella propria virtuosa misura, per A. M. Algieri, ha per dimensione un’oasi: “Madre, sarà per te / costruita l’oasi dell’amore / formata da tanti fratelli / (…) / Nell’oasi d’amore / regnerà il giardino dell’amore (cfr. Oasi d’amore, da Oasi, p. 31). L’amore, infine, si fa attenzione per la solitudine dell’anziano, si fa sguardo per la donna ancora in cammino per la propria libertà, per la donna che, per le proprie virtuose qualità, fa della vita una sintesi di “amore perfetto”. Belli e teneri, questi versi rendono merito alla donna e ne fanno il paradigma dell’amore che è nella vita. E’ questa la poesia di A. M. Algieri, una poesia che vede la vita nei suoi umori e soprattutto nell’amore e la coglie negli intimi meandri del cuore per esprimerla in immagini ricche di sfumature e in versi immediatamente comunicativi che sollecitano ad andare oltre la realtà fenomenica per incontrare e abbracciare l’essenza intima della vita.
Eugenio Maria Gallo