TREBISACCE-14/12/2016: Sono finalmente iniziati da qualche giorno i tanto attesi lavori al “Chidichimo”
TREBISACCE Sono finalmente iniziati da qualche giorno i tanto attesi lavori al “Chidichimo”. Tutti, a questo punto, si augurano che essi possano preludere alla graduale riapertura dell’ospedale anche se è difficile essere ottimisti perché per la ri-apertura del presidio sanitario, a favore della quale si è pronunciato da diversi mesi il Consiglio di Stato, ci vuole ben altro che l’investimento di 180mila euro per i lavori che sta eseguendo l’Impresa “Alvima srl” di Cosenza. Si tratta di riqualificare e mettere a norma gli attuali ambienti occupati dal PPI (punto di primo intervento) a partire dalla igienizzazione dei pavimenti e delle pareti, al rifacimento dei bagni e ad altri lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza delle attrezzature elettro-medicali. Si tratta insomma di lavori di riqualificazione di ambienti che col passare degli anni sono invecchiati e non danno più le necessarie garanzie funzionali e igienico-sanitarie. Chi è più ottimista si lascia andare all’enfasi sostenendo che appena finiti i lavori il PPI come per incanto diventerà un Pronto Soccorso presidiato h/24 da medici, anestesisti e specialisti. Certo, si parte dai lavori a quello che si spera possa diventare il nuovo Pronto Soccorso ma mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo perché a demolire il blocco operatorio ed a chiudere l’ospedale hanno impiegato pochi giorni, ma di riaprirlo e di rimediare al grossolano errore compiuto qualche anno addietro se ne parla ormai da anni. Per poter parlare di ospedale e di degenza per “acuzie” non bastano dunque i… pannicelli caldi dei lavori che si stanno eseguendo ma ci vogliono finanziamenti sostanziosi non solo per i lavori strutturali agli ambienti ed alla tecnologie, ma soprattutto per il reclutamento del personale necessario. Il tutto, ovviamente, sotteso dalla volontà politica di riaprire veramente l’ospedale e colmare il deserto sanitario determinatosi in tutto l’Alto Jonio a partire dal 31 marzo 2012. Oggi, come è noto, si è tornato a parlare dell’ospedale nuovo della Sibaritide come la panacea di tutti i problemi sanitari di questo pezzo di Calabria. Se ne torna a parlare ormai in forma ciclica, salvo poi a rimettere il progetto nel cassetto per rispolverarlo in occasione delle prossime tornate elettorali. Fanno bene, allora, quanti sostengono che si potrebbe spendere la metà di quelle risorse per ri-funzionalizzare i quattro ospedali pre-esistenti (Corigliano-Rossano-Trebisacce e Cariati), metterli in rete e farne “gli ospedali riuniti della Sibaritide”, evitando lo sperpero di denaro pubblico, mettendo al bando i doppioni delle Divisioni e valorizzando ciascun presidio attraverso opportune specializzazioni. Quelle stesse specializzazioni che oggi mancano nella nostra regione e che obbligano tantissimi calabresi a continuare a fare i migranti della sanità ed a partire verso altre destinazioni e altri ospedali che vengono foraggiati dalle scarne risorse della Calabria.
Pino La Rocca