Alessandro ha scritto: “Questi sono i profughi che vogliamo e dobbiamo ospitare. A LORO SPALANCHIAMO LE PORTE SENZA SE E SENZA MA. SIRIA: sterminati da gas nervino e bombe al napalm. Il Genocidio dei bambini in un mondo che volta le spalle. A pagare il prezzo più alto della guerra in Siria sono i bambini. Non solo per il conflitto in sé, ma con la difficile evacuazione dei civili la situazione peggiora ancor di più. Save the Children chiede l’immediato trasferimento dei bambini feriti, orfani o separati dalle famiglie, in zone sicure. La Ong infatti stima che migliaia di bambini siano intrappolati nell’area Est di Aleppo e un numero significativo di loro abbia bisogno di urgenti cure mediche a causa delle ferite o di malattie che non possono essere curate all’interno della zona assediata. Per l’Unicef si tratta della peggiore strage di bambini dal dopoguerra, più grave di quella della Bosnia e del Ruanda. Quello che denuncia infatti anche l’Unicef fa rabbrividire: “ci sono altre 15 città sotto assedio, i bambini sono mutilati, uccisi senza pietà, gravemente scioccati da tutto quello che stanno vivendo come la perdita di genitori o parenti che spesso vengono giustiziati a freddo, torturati o costretti alla fuga”. Non solo il dolore stanno vivendo migliaia di bambini, ma vedono con i loro occhi l’orrore di una cosa che non dovrebbe mai far parte della vista di un essere piccolo. E molti sono costretti ad affrontare questo orrore senza i genitori: molti bambini sono stati separati dalle loro famiglie o sono rimasti orfani, bambini soli che diventano incredibilmente vulnerabili in contesti come questo, come vittime di violenze. Altri hanno dovuto assistere mentre i loro familiari venivano giustiziati. I bimbi si nascondono di giorno dagli attacchi in corso e la notte sono costretti a temperature anche di 4°C sotto lo zero, senza carburante per potersi scaldare. L’appello per la tragica situazione che stanno vivendo 6 milioni di bambini siriani arriva anche dalla Nobel per la pace 2014 Malala Yousafzai, attivista pakistana vittima di un attentato talebano nel 2012 perché difendeva il diritto delle bambine allo studio. Il suo appello su Facebook arriva come un pugno nello stomaco. Così inizia: “When I look at Syria, I see the Rwandan genocide. When I read the desperate words of Bana Alabed in Aleppo, I see Anne Frank in Amsterdam”. “Quando guardo alla Siria, vedo il genocidio del Ruanda. Quando leggo le parole disperate di Bana Alabed da Aleppo, vedo Anne Frank ad Amsterdam“.” |