Trebisacce-27/12/2016:Apprendere e valutare ( di Pino Cozzo)

Pino Cozzo
Pino Cozzo

Apprendere e valutare

di Pino Cozzo

Con l’autonomia, si deve agire in maniera ottimale rispetto ai bisogni dell’utenza e chi decide delle azioni e delle operazioni ne risponde poi direttamente. Il giudizio di valutazione non è dunque più commisurato al rispetto di regole e indicazioni, ma al soddisfacimento dei bisogni manifestati dai fruitori del servizio. Se l’obiettivo non è solo quello di stilare graduatorie o di certificare posizioni, ma di agire per il miglioramento delle prestazioni e dei risultati, diventa opportuno allestire un sistema di valutazione fortemente interattivo, in cui i momenti di valutazione esterna si accompagnano ad una metodologia di valutazione interna. In questa prospettiva, è opportuno recuperare pienamente i diversi approcci alla valutazione ed al controllo della qualità dei sistemi educativi: soddisfazione del cliente, diagnosi organizzativa,  autoanalisi di istituto,  indicatori educativi, controllo degli esiti formativi. E’ evidente che questa evoluzione del sistema richiede di essere accompagnata da adeguate strumentazioni giuridiche e normative, soprattutto in merito alle modalità di certificazione delle competenze acquisite dagli allievi in contesti diversi (scuola, lavoro, formazione), affinché le stesse siano riconosciute e accreditate dai diversi sistemi. Serve cioè un codice comune che attribuisca un valore comparabile (un credito formativo) alle competenze.  Se non isoliamo l’apprendimento dal contesto in cui avviene, dovremmo impegnarci anche nella valutazione dell’offerta formativa, della qualità della proposta didattica, dell’organizzazione della scuola.  La valutazione tende così a trasformarsi in monitoraggio, un termine che oggi troviamo sempre più di frequente nei documenti di politica scolastica e nelle iniziative di innovazione e di sperimentazione. Valutare è quindi un’azione non tanto di carattere certificativo, ma regolativo all’interno, di affidabilità verso l’esterno. Ora, si tratta di andare oltre. L’idea è ancora più ambiziosa, ispirata ad una visione etico-professionale. Si tratta di rendere visibile, e quindi condivisibile, attraverso un sistema di indicatori, le caratteristiche del progetto educativo, disponendo di informazioni e conoscenze utili per prendere decisioni, per migliorare, rendere conto all’esterno di quanto si  realizza nella scuola. In definitiva, l’obiettivo di un sistema di valutazione non dovrebbe essere quello di far prevalere una logica indagatoria ed intrusiva, da “essere supremo docimologico”, ma piuttosto di aiutare ogni scuola a dotarsi di un proprio sistema interno di autovalutazione e di miglioramento, che, per non essere accusato di autoreferenzialità, dovrà confrontarsi con altre scuole e con altre informazioni e fonti di riferimento. In un sistema valutativo precostruito e condiviso, ogni istituto autonomo diventa una unità informativa di base, capace di convogliare le proprie informazioni, vere, vissute, partecipate, attuali,  verso un dato comparativo , per migliorare sé stessa e contribuire a migliorare l’intero sistema. Così come sono determinanti nella vita sociale e relazionale, le emozioni interessano totalmente il contesto educativo,  perché costituiscono delle attitudini fondamentali che influenzano profondamente tutte le altre capacità della persona. Il loro ruolo è stato spesso sottovalutato, mentre in realtà svolgono una funzione centrale, soprattutto nei processi di apprendimento e di insegnamento che si costruiscono intorno ai sentimenti, nell’integrazione tra la ‘mente’ e il ‘cuore’. Lo sviluppo delle capacità intellettive si configura come strettamente interconnesso con lo sviluppo delle emozioni. Nell’insegnamento centrato-sullo-studente, l’insegnante assume la funzione di ‘facilitatore dell’apprendimento’.  Egli crea in classe un clima che rispetta l’integrità dello studente, che accetta tutti i suoi scopi, le sue opinioni e i suoi atteggiamenti, in quanto espressioni legittime del suo schema di riferimento interno. Quando, in una scuola,  si sviluppa un sistema di istruzione “Centrato sulla Persona”, in un clima favorevole alla crescita, l’apprendimento è più profondo, procede più rapidamente e si estende nella vita e nel comportamento dello studente più di quanto faccia l’istruzione acquisita nella classe tradizionale. In questo senso si muove la direzione e tutto il personale, docente e non docente, dell’Istituto Tecnico Statale “Filangieri” di Trebisacce che cerca di focalizzare l’importanza della qualità della relazione che si costruisce attraverso “l’empatia”, la “congruenza” e la “considerazione positiva”.  Le tre attitudini concorrono alla realizzazione del clima positivo in classe: l’ascolto empatico, non valutativo, favorisce il dialogo e permette all’insegnante di comprendere le impressioni e i significati che il processo educativo suscita nello studente; tra le qualità, la genuinità è essenziale, per essere trasparenti riguardo ai sentimenti provati nella relazione con il discente, essere una persona vera, presentarsi per quello che si è, senza maschere o ruoli, ovvero l’insegnante è consapevole dei sentimenti provati, corre il rischio di manifestarli così come sono, senza mascherarli nella forma di giudizi o attribuirli agli altri; la terza attitudine è l’accettazione del discente, una forma di interesse e rispetto, nonché di considerazione e fiducia nelle capacità e potenzialità dell’essere umano.