Italia-27/02/2017:Federalismo fiscale:Solidarietà o un calcetto nel sedere al Sud dei “cialtroni”? (di Raffaele Burgo)

Federalismo fiscale:Solidarietà o un calcetto nel sedere al Sud dei “cialtroni”?

Federalismo fiscale, si. Ma come? Tutti criticano il centralismo amministrativo, lo Stato centralizzato e centralizzatore e si auspica l’esaltazione delle autonomie locali.

Se il federalismo fiscale ci sarà cosa succederà? Cosa dobbiamo attenderci? Sull’argomento non mancano i dibattiti, le polemiche, le proposte da parte delle forze politiche, dei sindacati, di studiosi di economia, dei Vescovi, degli opinionisti.

Noi proviamo a ricordare alcuni “punti di vista” rilevati dai ritagli di giornali:

— il federalismo non può e non deve essere inteso come separatismo, ma come patto storico tra Nord e Sud;

— no al federalismo degli egoismi. Bisogna costruire un paese unico, un federalismo solidale che non dovrà accentuare le distanze tra le diverse parti d’Italia;

— il federalismo fiscale è un obiettivo politico della classe dirigente dell’area sviluppata del Paese che così crede di liberarsi dalla questione meridionale e recuperare risorse per il suo ulteriore sviluppo;

— il federalismo consiste in una giusta assunzione di responsabilità da parte degli amministratori. Non si è disposti ad alcuna forma di solidarietà con altre Regioni in assenza di un reale riscatto etico, civile, economico di queste territori;

— un po’ di regole farebbero bene a tutti, il Nord smetterebbe di pagare e il Sud di buttare via i soldi: Non è possibile che da un lato c’è chi paga e dall’ altro chi spende. Se andiamo avanti di questo passo avremo sindaci e troppi presidenti di Regione che buttano via i soldi;

— un appello alle classi dirigenti del Mezzogiorno: devono fare i conti con la realtà, chi butta via i soldi pubblici è bene che riceva qualche calcetto nel sedere;

— nel Sud non sono affluite più risorse che nel resto del Paese, però quelle ricevute sono state spesso gestite con scarsa efficacia;

— nel Sud ci sono ferite vecchie e nuove e bisogna creare un’ Italia con la partecipazione di ricchezze diverse, convergenti e complementari.

Una cosa peraltro è evidente: il federalismo avrà comunque un costo e un governo senza soldi non sarà in grado di affrontarlo fino a quando il fabbisogno non si sarà stabilizzato. Il passaggio all’autonomia fiscale e istituzionale se sarà effettivo e non simulato sarà un fatto rivoluzionario e accentuerà la disparità tra Regioni efficienti e Regioni cicala, gran parte delle quali si trovano nel Sud e il livello del reddito disponibile per i meridionali è meno della metà del reddito del Nord.

Il federalismo fiscale è tuttora un oggetto misterioso, una scatola vuota. I cittadini hanno il diritto di essere informati sui costi e sui benefici di una novità che avrà inesorabilmente conseguenze importanti per il portafoglio degli italiani.

Amici lettori, cosa ne pensate di questo federalismo “polisemico”, cioè che ha più significati a seconda che…?

 Per quanto sull’incognita del federalismo fiscale siano stati versati fiumi di parole e d’inchiostro è da dubitare che la pubblica opinione abbia capito bene di che cosa si tratti.

Ci sarà una frattura geografica tra Regioni ricche e Regioni povere dove le differenze sono profonde e con realtà totalmente diverse?

Solidarietà e sussidiarietà non possono essere contrapposte dice la CEI e il federalismo può rafforzare l’unità tra Nord e Sud d’Italia, se equilibrato con le istanze fondamentali sull’unità della Nazione

Dio ce la mandi buona.

RAFFAELE BURGO