Italia-30/08/2017:MIGRANTI: A CHE COSA CI SERVONO?
MIGRANTI: A CHE COSA CI SERVONO?
La questione dei migranti imperversa nel dibattito nazionale. Ma nessuno spiega quale sarebbe la loro utilità per la nazione.
Qualche sera fa intervistavano su La7 un ragazzo di circa trent’anni proveniente dal Ghana (che vanta una delle economie più stabili e prospere del continente africano). La trasmissione, con toni surreali, verteva sul suo diritto o meno di farsi il bagno in piscina (sic).
Tralasciamo i profondi percorsi culturali, filosofici e sociali del quesito affrontato dal servizio, ed immaginiamo invece di scoprire l’utilità di accogliere questo simpatico migrante.
Naturalmente parliamo di migranti, non di profughi da guerre o altre maledizioni, per i quali il discorso è di dovuta accoglienza.
Procediamo.
“Fanno lavori che gli Italiani non vogliono fare”. Questa spiegazione poteva valere qualche anno fa, ma ora tutti i posti del genere sono stati occupati da migranti già accolti negli anni passati. Siamo saturi di raccoglitori di pomodori o zucchine, ed i lavapiatti sono in soprannumero.
“Possono far risorgere a nuova vita i borghi abbandonati nel nostro entroterra”. Chiariscono alcuni. Senza tenere conto che difficilmente un borgo abbandonato per certi chiari motivi di sopravvivenza ed emarginazione ne potrà offrire di nuovi e più validi ad un ragazzone di trent’anni.
“Devono essere integrati per sopperire al calo demografico dell’Italia”. Enunciano altri. Tralasciamo il mio parere personale sulla positività di un decremento demografico in una nazione tutto sommato sovraffollata, ma procediamo all’integrazione del soggetto trentenne.
Non parlando la lingua italiana si dovrà avanzare, per una reale integrazione, iniziando dal processo cognitivo di lingua ed usi come da subito dopo lo svezzamento: “Mamma, papà, pappa, casa, eccetera.”.
Diciamo un anno o due. Poi si passerà alle vocali “A E I O U”, bastoncini, cerchietti, storia, grammatica, insomma i cinque anni delle elementari. Con i tre anni delle medie si completerà un primo ciclo educativo per affrontare poi i cinque anni del liceo.
Saranno passati 15 anni, che, a 35 euro al giorno di costo per il suo mantenimento, fanno un totale di 189.000 euro. Soldi buttati se non gli insegniamo una qualche professione.
Iscritto all’Università, dopo cinque anni sarà “dottore”. E dopo altri cinque, com’è nella norma, potrà essere assunto da qualcuno.
Solo che essendo passati in totale 25 anni, il nostro ragazzone avrà raggiunto l’età di 55 anni. Purtroppo nessuno assume un cinquantacinquenne senza nessuna esperienza lavorativa.
Maurizio Silenzi Viselli