Trebisacce-29/09/2017:La preghiera: continuazione dell’Eucaristia (di Pino Cozzo)
La preghiera: continuazione dell’Eucaristia
di Pino Cozzo
La centralità assoluta dell’Eucaristia in nessun modo sminuisce l’importanza del servizio e della preghiera personale, anzi, conferisce ad entrambi un nuovo e più profondo significato. La centralità dell’Eucaristia non è in contrasto con il servizio o la preghiera, poiché l’Eucaristia li abbraccia e li contiene entrambi. La preghiera e il servizio si incontrano proprio nella centralità dell’Eucaristia poiché costituiscono i due poli dell’eucaristia vivente, per mezzo della quale noi stessi diventiamo un’offerta vivente per Dio e uomini in Gesù. La preghiera è una cosciente, interiore continuazione dell’Eucaristia. Le due cose diventano nuovamente una: la preghiera diventa servizio, per mezzo dell’intercessione e dell’implorazione per conto dell’uomo, il servizio diventa preghiera, vedendo e toccando Dio nell’uomo. Ma quel servizio non è un’espressione dell’Eucaristia, se non è prima un’espressione della preghiera, se non viene espresso in un’atmosfera di preghiera, come vissuto dell’Eucaristia e come preparazione e condizione per allargare quell’Eucaristia al servizio. La preghiera non è qualcosa che facciamo, è qualcosa nella quale ci compenetriamo. Dal momento del nostro battesimo, lo Spirito di Gesù urla silenziosamente e continuamente in noi: ecco, allora, il grande mistero della preghiera: Gesù stesso è un’eterna preghiera in noi. Non dobbiamo inventare la nostra preghiera per entrare in Lui, che continua la Sua Eucaristia nel tabernacolo del nostro cuore. Noi siamo la Dimora di Dio, siamo la Sua Dimora di Preghiera. La preghiera è come uno zampillo che sgorga in noi. Noi dobbiamo solo “rimuovere il masso” che copre, che ostacola la preghiera dello Spirito dentro di noi, per permettergli di scaturire con il Risorto, per “consentire alla preghiera di scaturire in noi”. Desideroso di entrare nel mistero di Gesù che prega nell’Eucaristia e che continua la Sua preghiera eucaristica in noi, si deve incoraggiare sentitamente un periodo di adorazione quotidiana nella presenza fisica di questo mistero, come mezzo di contatto indispensabile con quella realtà che è la fonte della nostra preghiera, del nostro rinnovamento personale, del nostro servizio. Noi riteniamo che sia una straordinaria opportunità di entrare nella preghiera di Gesù. La fedeltà a questa ora quotidiana di unità porta ad una crescente fame di Dio e della Sua volontà. Più siamo affamati, più siamo soddisfatti, e più siamo soddisfatti, più abbiamo fame. Questa fame dei cuori elèva la nostra sensibilità, il nostro senso di conoscenza di Dio e la Sua presenza cresce in noi e costituisce un invito ad incontrarLo in quel profondo livello della preghiera. Noi abbiamo bisogno di una profonda preghiera, abbiamo bisogno del coraggio di scendere dalle nostre distrazioni al “luogo del cuore”, rifiutando di accontentarci di una preghiera superficiale che non può né soddisfarci, né cambiarci. La preghiera profonda costituisce un contatto con l’eternità, “porta con sé, prima o poi, la consapevolezza, un esempio di pienezza. La preghiera porta un immediato senso di eternità, poiché è il misterioso inizio dell’eterna vita…Noi dobbiamo imprimere nella nostra preghiera tutto ciò che siamo, una donazione totale del momento che ci fa dire che noi preferiamo Gesù a ogni altra cosa al mondo. Vivere questa realtà è il solo modo per una preghiera contemplativa. “Solo gli umili di cuore possono preferire Gesù a tutto il resto” . L’umiltà di cuore nella preghiera è il silenzio, silenzio del desiderio e silenzio della parola, un silenzio e un vuoto totali per ascoltare, riempirsi e riverberare la Parola in noi.